In vite come queste
ripaghiamo il tempo che ci hanno regalato gli Dèi con i nostri corpi a
ventaglio, invocando il piacere di sovrastare i nostri sensi.
Peccatori puri,
fabbricanti di specchi.
Non possiamo perderci di vista finché siamo i nostri
bersagli.
La pistola d’acqua è la nostra miseria; lenzuola bagnate navigano nel
loro godere, si può affogare o morire d’asma.
Il corvo è sul davanzale e ci
spia dalla finestra socchiusa, multa la nostra marcia funebre; gloria ai nostri
corpi beatificati, si arrampicano e si stringono tra sei corde di crimini
votate al rapimento.
Cola saliva dagli occhi, massaggio alle tempie… ricordo di
un futuro.
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