mercoledì 27 giugno 2018

CITAZIONE 096 (rubrica)



Ehi! Ho bisogno almeno di un motivo che mi faccia stare bene,
sono stufo dei drammi in tele, delle lamentele delle star in depre,
del nero lutto di chi non ha niente a parte avere tutto,
delle sere chiuso per la serie culto
della serie: "Chiudo e stiamo assieme, punto",
Soffiano venti caldi, siano rimasti in venti calmi
e sono tempi pazzi, fricchettoni con i piedi scalzi che diventano ferventi nazi,
fanno il G8 nei bar, col biscotto e il cherry muffin,
sono esilaranti nel ruolo di piedipiatti, Eddie Murphy.
Scusa non dormo sulla mia glock 17
sognando corpi che avvolgo come uno stock di cassette,
ora che mi fido di te come di chi fa autostop in manette,
scelgo un coro come Mariele Ventre
che mi faccia star bene sempre.

Con le mani sporche fai le macchie nere,
vola sulle scope come fan le streghe,
Devi fare ciò che ti fa stare
devi fare ciò che ti fa stare bene.
Soffia nelle bolle con le guance piene
e disegna smorfie sulle facce serie,
devi fare ciò che ti fa stare
devi fare ciò che ti fa stare bene.

Ehi! Ho bisogno almeno di un motivo che mi tiri su il morale
prima che la rabbia mi strozzi mentre premo sul collare,
pare che il “brutto male”' nasca spontaneo da un conflitto irrisolto,
vadano a dirlo a chi ha raccolto l'uranio del conflitto in Kosovo,
chi se ne sbatte di diete famose, di strisce nel cielo e di banche,
non vedo più ombre se accendo il mio cero al debunker,
non faccio come il tuo capo coperto di bende come Tutankhamon,
non vivo la crisi di mezza età dove “dimezza” va tutto attaccato,
voglio essere superato, come una bianchina dalla super auto,
come la cantina dal tuo superattico,
come la mia rima quando fugge l'attimo,
Sono tutti in gara e rallento, fino a stare fuori dal tempo,
superare il concetto stesso di superamento mi fa stare bene.

Con le mani sporche fai le macchie nere,
vola sulle scope come fan le streghe,
Devi fare ciò che ti fa stare
devi fare ciò che ti fa stare bene.
Soffia nelle bolle con le guance piene
e disegna smorfie sulle facce serie,
devi fare ciò che ti fa stare
devi fare ciò che ti fa stare bene.
Vuoi stare bene, stare bene.
Vuoi stare bene, stare bene.
Vuoi stare bene, stare bene.
Vuoi stare bene, stare bene.

Risparmiare metà della fatica,
cancellare metà della rubrica,
respirare soltanto aria pulita,
camminare verso la via d'uscita
mi farà stare bene.
Devi fare ciò che ti fa stare bene,
devi fare ciò che ti fa stare, ciò che ti fa stare
ciò che ti fa stare bene
mi farà stare bene.

Canto di draghi, di saldi e di fughe più che di cliché (ti farà stare bene),
snobbo le firme perché faccio musica, non défilé (ti farà stare bene),
sono l'evaso dal ruolo ingabbiato di artista engagé (ti farà stare bene),
questa canzone è un po’ troppo da radio, 'sti cazzi finché (ti farà stare bene)


cantante: Caparezza


(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)

martedì 19 giugno 2018

LA PRIMA COSA A CUI SI ABITUARONO (rubrica)

La prima cosa a cui si abituarono fu il ritmo del lento passaggio dall'alba al rapido crepuscolo. 
Accettavano i piaceri del mattino, il bel sole, il palpito del mare, l’aria dolce, come il tempo adatto per giocare, un tempo in cui la vita era così piena che si poteva fare a meno della speranza. 
Verso mezzogiorno, quando i fiotti di luce scendevano quasi verticali, i colori vivaci del mattino si smorzavano, divenivano perlacei e opalescenti; e il calore, come se la maggior altezza del sole gli desse una forza maggiore, diventava violento e minaccioso come un colpo che bisognava evitare correndo a buttarsi giù all'ombra, magari a dormire. 



A mezzogiorno succedevano cose strane. 
Il mare lucente si alzava; si scomponeva in piani diversi, in maniera evidentemente impossibile; la scogliera di corallo e le poche palme nane che vi si aggrappavano nei punti più elevati, prendevano a galleggiare nel cielo, tremolanti, si separavano, correvano in giù come gocce di pioggia su un filo, si riverberavano in una strana successione di specchi. 
Talvolta emergeva una terra là dove terra non c’era, poi svaniva come una bolla di sapone sotto gli occhi dei bambini.


tratto da: Il signore delle mosche (di William Golding)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

martedì 12 giugno 2018

QUANDO TU (3 di 5)

Quando tu.




Quando sistemiamo la stanza,
quando prendi i tuoi libri preferiti,
quando facciamo la lavatrice.

Quando ti vedo in cortile,
quando prendi la pasta,
quando scegli le scarpe.

Quando aspetti il treno,
quando mi fai notare lo scoiattolo,
quando vieni a teatro.

Ecco, tutto questo è il meglio che c'è -per me,
e il martedì è il giorno migliore della settimana.


Luca L.

martedì 5 giugno 2018

CITAZIONE 095 (rubrica)



Dici che mi vuoi perciò mi avrai,
dici che mi sai e poi si sa.
Che tanto facile è tanto facile
adesso che non c'è più lei,
è tanto facile adesso è facile
sapere cosa vuoi,
capire cosa sei.
Ma ti ho aspettato e scopro
che sei già passato dentro me.

So che tu mi vuoi,
prendimi se puoi,
e dici che mi sai
e poi mi va.

Adesso è facile è tanto facile
adesso che non c'è più lui,
è tanto facile è solo facile
capire cosa c'è
o dirsi che non c'è,
ricominciare a vivere con me per me.

E adesso è facile è tanto facile,
davvero splendidi io e te,
adesso è facile è tanto facile
capire cosa c'è e amare quel che c'è,
ricominciare a vivere per me con te,
ricominciare a vivere per me.


cantante: Mina e Manuel Agnelli

(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)