martedì 21 novembre 2017

CITAZIONE 084 (rubrica)



Vedi mi sentivo strano sai perché
stavo pensando a te,
stavo pensando che.

Che figata andare al mare quando gli altri lavorano,

che figata fumare in spiaggia con i draghi che volano,
che figata non avere orari né doveri o pensieri,
che figata tornare tardi con nessuno che chiede "Dov'eri?"
Che figata quando a casa scrivo,
quando poi svuoto il frigo,
che fastidio sentirti dire "Sei pigro, sei infantile, sei piccolo",
che fastidio guardarti mentre vado a picco,
se vuoi te lo ridico
che fastidio parlarti, vorrei stare zitto
tanto ormai hai capito,
che fastidio le frasi del tipo: "Questo cielo mi sembra dipinto"
le lasagne scaldate nel micro,
che da solo mi sento cattivo,
vado a letto, ma cazzo è mattina,
parlo troppo, non ho più saliva,
promettevo di portarti via
quando l'auto nemmeno partiva.

Vedi mi sentivo strano sai perché

stavo pensando a te,
stavo pensando che.
Non avremmo mai dovuto lasciarci.
Vedi mi sentivo strano sai perché
stavo pensando a te,
stavo pensando che.
Non avremmo mai dovuto incontrarci.

Bella gente, qui bello il posto,

faccio una foto sì, ma non la posto,
cosa volete, vino bianco o rosso?
Quante ragazze, frate, colpo grosso,
non bere troppo che diventi un mostro
me lo ripeto tipo ogni secondo,
eppure questo drink è già il secondo,
ripenso a quella sera senza condom,
prendo da bere, ma non prendo sonno,
c'è questo pezzo in sottofondo,
Lei che mi dice "Voglio darti il mondo"
ecco perché mi gira tutto intorno,
mentre si muove io ci vado sotto
ma dalla fretta arrivo presto, troppo;
e sul momento non me ne ero accorto
e poi nemmeno credo di esser pronto
e poi nemmeno penso d'esser sobrio
e poi un figlio non lo voglio proprio
e poi a te nemmeno ti conosco,
cercavo solo un po' di vino rosso
però alla fine, vedi, è tutto a posto,
si vede che non era il nostro corso,
si dice tutto fumo e niente arrosto
però il profumo mi è rimasto addosso.

Vedi mi sentivo strano sai perché

stavo pensando a te,
stavo pensando che.
Non avremmo mai dovuto lasciarci.
Vedi mi sentivo strano sai perché
stavo pensando a te,
stavo pensando che.
Non avremmo mai dovuto incontrarci.

Mi guardo allo specchio e penso

forse dovrei dimagrire,
il tempo che passa lento
anche se non siamo in Brasile,
mi copro perché è già inverno
e non mi va mai di partire,
in queste parole mi perdo,
ti volevo soltanto dire

Vedi mi sentivo strano sai perché

stavo pensando a te,
stavo pensando che.
Non avremmo mai dovuto lasciarci.
Vedi mi sentivo strano sai perché
stavo pensando a te,
stavo pensando che.
Non avremmo mai dovuto incontrarci.


Cantante: Fabri Fibra


(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)

mercoledì 15 novembre 2017

NON C'È NESSUN DOPOGUERRA (rubrica)

Non c'è nessun dopoguerra.
Gli stolti chiamavano pace il semplice allontanarsi del fronte.
Gli stolti difendevano la pace sostenendo il braccio armato del denaro.
Oltre la prima duna gli scontri proseguivano. Zanne di animali chimerici affondate nelle carni, il Cielo pieno d'acciaio e fumi, intere culture estirpate dalla Terra.
Gli stolti combattevano i nemici di oggi foraggiando quelli di domani.
Gli stolti gonfiavano il petto, parlavano di libertà, democrazia, qui da noi, mangiando i frutti di razzie e saccheggi.
Difendevano la civiltà da ombre cinesi e dinosauri.
Difendevano il pianeta da simulacri di asteroidi.
Difendevano l'ombra cinese di una civiltà.
Difendevano un simulacro di pianeta.




tratto da: 54 (Wu Ming)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

martedì 7 novembre 2017

UN MURO

Un muro, già.
Probabilmente, se non avessi innalzato un muro così alto, oggi ti racconterei della mia bicicletta di colore verde.
Probabilmente, se non avessi costruito un muro così spesso, domani ti parlerei della catena della bici.

Non so bene come la vedi tu, cioè, in un certo senso lo so, ne abbiamo già parlato un sacco di volte e ricordo che le frasi terminavano esauste. Poi rimaneva sempre un ultimo concetto da esprimere al meglio, ma tant'è. C'erano strati e strati di "non detto" da decifrare, da decorare prima che potessero ingiallire; proprio come adesso: 
ingialliti e ruvidi -come noi.



Se tu non avessi messo un muro così lungo, forse oggi avrei potuto aggirarlo e risultare meno sbiadito e sfocato. 
Un muro, un fottutissimo muro, ma ti pare?
Eh sì, è così che la vedo e mentre ti immagino scuotere la testa e prepararti a come non rispondere, mi chiedo se anche tu pensi questo -di me; se anche tu mi disegni con i mattoni in mano.
Chissà se anche tu hai la stessa cartolina.
Chissà come si sta tra due parentesi. 
Chissà lo sforzo che ci vuole per dare risalto e colore a qualcosa che si presenta piatto e grigiastro.
Chissà cosa si mostra e cosa si dimostra.
Chissà al mio compleanno.

Un muro alto e spesso, tracciato all'ultima delle ultime frasi dell'ultimo discorso.
Questo è quanto. Un po' come il testamento olografo, ché l'ultimo annulla tutti i precedenti.
Che amarezza, così amara che avrò bisogno di un altro Montenegro.

Tra due parentesi, chissà come ti gira lì dentro.


Luca L.