mercoledì 30 maggio 2018

PASSEGGIAMO SOTTO I PORTICI (rubrica)

Passeggiamo sotto i portici quasi primaverili dell’assolata cittadina, il ritorno anticipato della bella stagione ha partorito un numero imprecisato di bancarelle di artigianato etnico e non, diffusori nell'ambiente di una moltitudine di effluvi incensori che restii si sposano con la musica tecno sparata a tutto volume dai negozi di abbigliamento adolescenzialmente trendy. 



Faccio parlare molto Diana, non perché non abbia cose da dire, ma quella voce ancora a volte inattesa e sconosciuta mi conferisce una sempre viva emozione condita da fremiti di ogni tipo. 
La guardo rapito dai suoi meravigliosi occhi, la sera della festa non avevo notato che ha una voglia di fragola sulla guancia sinistra dalla sagoma incostante e multiforme. 
Al variare delle espressioni dell’angelico viso la rossiccia macchia cambia di forma assomigliando ora a una farfalla ora un fiore ora una donna seduta; sembra di osservare le nuvole nelle chiare e ventose giornate in cui puoi vedere il cielo animarsi di centinaia di forme. 
Sostiamo incuriositi davanti all'esposizione di un agriturismo che si mostra in tutta la sua vastità rurale. 
C’è un assortimento di medicamenti naturali da far venire la bile al più famoso degli sciamani. Qui un ipocondriaco può dar sfogo a tutti gli insani bisogni di curamenti senza eccedere nell'autodistruzione chimica e farmaceutica. 
In alto si curano gli stati d’animo, con tisane e compresse a base di erbe si leniscono stress, noia, ansia, tristezza, felicità, amore, odio e quant'altro sostantivo possa rappresentare un modo di essere.


tratto da: Di tutte le fate (di Alberto Gavellotti)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

martedì 22 maggio 2018

QUELLO SPAZIO LÌ

Quello spazio lì.




È che quello spazio è tuo.

Quello spazio lì è proprio tuo.
Incastrato, rovesciato e ordinato.
Ci pensavo oggi, così, mentre camminavo per il Corso.
E non ci sarà altra persona lì dentro, in quel cunicolo, in quel luogo così interno.

È che quello spazio è tuo.
Così è.
Curioso a pensarci, perché è sempre pieno di te.
È arredato e il riscaldamento lo lascio andare, sai mai che.
E lo tengo con cura, come una seconda casa ereditata da una persona cara.

È che quello spazio è tuo.
E sempre sarà tuo.
Bello a pensarci, dico davvero, 
è un pensiero che mi fa stare bene.
Mi fa sorridere questo fatto.

Non scherzo,
sono molto serio e devi credermi
quando dico che quello spazio lì è tuo.
E quando dico tuo, dico nostro.
Ti stringo.


Luca L.

martedì 15 maggio 2018

CITAZIONE 094 (rubrica)



Nel momento in cui mi prendi per mano,
nel momento in cui ti scrivi il mio numero,
nel momento in cui arrivano le bevande,
nel momento in cui suonano la tua canzone preferita,
nel momento in cui il tuo cattivo umore svanisce.

Non sei più tesa come una corda
prima che tu ne abbia abbastanza
torni indietro e metti tutto a fuoco ancora una volta.

I muri perdono la propria forma,
tu sorridi come lo Stregatto,
intorno tutto è sfocato,
questo posto è una missione,
prima il gufo notturno,
prima i rumori degli animali,
telecamere a circuito chiuso.

Prima che tu cada in letargo,
prima che tu fugga lontano da me,
prima che tu ti perda nel rumore
il ritmo gira e rigira,
il ritmo gira e rigira
e io non sono mai riuscito ad arrivarci,
ho solo finto di esserci riuscito.
Qual è il punto degli strumenti?
Le parole sono come un fucile a canne mozze.

Dai, dì tutto!
Dai, dì tutto!
Dai, dì tutto!
Dai, dì tutto!

Prima che tu fugga lontano da me,
prima che tu inizi a rivelarti,
prima che tu prenda il mio microfono,
nel momento in cui balli, balli, balli.

I pezzi del puzzle cadono dappertutto,
non c'è niente da spiegare,
loro si osservano a vicenda mentre tu passi.
Lei guarda indietro, tu guardi indietro,
non solo una volta,
non solo due volte.
Ignora l'incubo,
ignora l'incubo.
Hai una luce che ti illumina alle spalle,
hai una luce che ti illumina alle spalle.
I pezzi del puzzle cadono dappertutto.


gruppo musicale: Radiohead


(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)

giovedì 10 maggio 2018

ORA CHE CI PENSO (rubrica)

Ora che ci penso, ormai vedo sempre e solo lui.
Sono mesi che trascorro le mie serate, esco e faccio passeggiate in compagnia del professore, mai di qualcun altro. 
E se cerco di ricordarmi con chi passassi il tempo libero prima di entrare in confidenza con lui, non mi viene in mente nessuno. 



Ero sola. 
Da sola prendevo l’autobus, da sola camminavo per le strade, da sola facevo la spesa, da sola andavo a bere qualcosa. 
Comunque, ora che sto sempre con il professore il mio umore è lo stesso di prima. 
Di conseguenza non dovrei aver bisogno della sua compagnia, eppure quando sono con lui mi sento meglio, mi sento a posto. 
Ma forse l’espressione “a posto” non è appropriata. 
Diciamo che è come quando compro un libro e preferisco non togliere la fascetta intorno, tenerlo così. 
Chissà quanto se la prederebbe, il professore, se sentisse di essere paragonato alla fascetta di un libro. 
Incontrarlo alla nomi-ya e fingere di non vederlo è come togliere la fascetta da un libro e metterla a un altro, mi fa sentire a disagio. 
Però voler fare la pace a tutti i costi mi irriterebbe. Sono sicura che anche il professore la pensa così. 

Il risultato è che continuiamo a ignorarci.


tratto da: La cartella del professore (di Kawakami Hiromi)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

mercoledì 2 maggio 2018

QUANDO TU (2 di 5)

Quando tu.




Quando leggi velocemente,
quando apparecchi la tavola,
quando abbracci stringendo.

Quando dici che hai fame -e lo ripeti in continuazione,
quando si prende la bici,
quando facciamo la pace.

Quando oggi siamo cresciuti entrambi,
quando chiedi di entrare nei miei locali preferiti; ora nostri,
quando si aspetta il treno.

Ecco, tutto questo è il meglio che c'è -per me,
e il mercoledì è il giorno migliore della settimana.


Luca L.