venerdì 29 maggio 2015

LE BUGIE SANGUINANO (rubrica)

Le bugie sanguinano.
Sanguinano saltellando sui moncherini con impossibili colpi di reni. Zoppicavano le bugie, e ora hanno tutt’e due le gambe corte, perché qualcuno recidendo ha pareggiato un conto che già non tornava, e che mai più tornerà. Ai piedi dei piedi mani maneggiano lame inesauste. Le bugie nuotano nel proprio sangue quando non riescono più a saltellare. La bugia allunga il naso per difendersi e trasformare un massacro in duello.
Ma è ormai troppo tardi.
* * * 
 
Verità entra e nuda si specchia.
Il naso lungo della bugia tenta di aggrapparvisi penetrandola, per non annegare nel proprio sangue. Verità infastidita si scrolla il naso dal pube e lo irride. Molto più divertente dello specchio. Verità si inginocchia a guardare quel naso che affoga nel sangue. Poi, quando verità si rialza, annoiata dal gioco, si torna a specchiare. È strano, si scopre non nuda ma avvolta in abito rosso. Poi grida del sangue che caldo la veste. Poi grida del colpo che un piede le mozza. E quando la lama le taglia anche l’altro, lei cade. Saltella a forza di colpi di reni.
Vicino ai due piedi lo specchio si è infranto.
 
 
tratto da: Il senso della frase (Andrea G. Pinketts)
dalla rubrica: Il giusto degli altri 
 
 

giovedì 21 maggio 2015

OGNI VOLTA CHE UNA MIA EX FIDANZATA...

Ogni volta che una mia ex fidanzata mi presenta il suo compagno, a me il tipo pare un coglione.
Ci provo, davvero, mi impegno e mi sforzo a trovare qualità che a prima vista mi sono sfuggite.
Allora mi concentro a fondo e peso le cose che dice con quello che mostra. Cerco in tutti i modi di scorgere peculiarità celate di fronte alle mie probabili condizionate impressioni.
Ma non c’è niente da fare, generalmente è così. Anche quando parto con i migliori intenti, poi mi tocca confermare la prima impressione.
Inevitabilmente mi devo arrendere e constatare che “Ma questo è un coglione”, per ovvi motivi pronunciato tra me e me, per non infastidire la mia ex fidanzata con il nuovo taglio di capelli.

 
Però vorrei tanto non pensarlo.  Giuro.
Ripeto: vorrei tanto non pensarlo.
Può sembrare sarcasmo, ma non è esattamente così.
Cerco di capire se ciò può essere dettato da un gioco di ruoli sfavorevole a entrambi.
Alla fine - dato che accade così spesso - comincio a credere che ai tempi ha scelto me perché sono un coglione pure io.
È forse per questo che in passato avevamo una relazione.
E allora mi viene da sorridere.
Mi spingo oltre, mi viene anche voglia di fare amicizia, forse non proprio amiconi, ma lì vicino; che ne so, tipo compari in grado di parlarsi senza prendersi troppo sul serio, ma nemmeno troppo in giro.
Sapete, magari tra coglioni ci si intende.
Oppure, più probabilmente, siamo talmente coglioni che non capiamo nemmeno che potremmo andare perfino d’accordo.
 
N.B.
Ovviamente a parte un paio di tizi, che con loro proprio non ce la si può fare.
(un paio: non a caso proprio come i coglioni).
 
 
 
Luca Lama







 

venerdì 15 maggio 2015

CITAZIONE 042 (rubrica)




Sì, questa è per tutte le mamme delle ragazze,
mamme, mamme, mamme, mamme delle ragazze, mamme.
Sì, fa così.
Mi spiace signora Jackson, sul serio, non avevo intenzione di far piangere tua figlia
chiedo scusa un trilione di volte.
La drammatica mamma di una ragazza,
io non le piaccio, fa cose come se volesse che i suoi ragazzi venissero dal suo quartiere
fino allo studio per cercare di picchiarmi,
ha bisogno di prendere un pezzo di torta americana e morderla,
questa è la mia casa, stacco il cavo e spengo le luci
e le faccio sapere che suo nipote è un bambino, e non un assegno.
Scuole private, cure quotidiane, cazzo, i conti del medico, li pagherò.
Io voglio bene a tua mamma e vedi, io non sono quello che si tira indietro,
lei vuole strapparti, iniziare una guerra per la custodia, il mio avvocato sta calmo.
Lei non ha mai avuto la possibilità di sentire la mia versione della storia,
eravamo divisi; ha fatto pesce, patatine e barbecue
al compleanno del bambino e non mi ha invitato,
nonostante quello, le mostro il massimo rispetto quando mi ci imbatto,
tutto quello che tu fai è difendere quella signora quando ti chiamo, sì.

Io e tua figlia abbiamo un rapporto speciale,
tu dici che è amore giovanile, noi diciamo che è completamente maturo,
speriamo di pensarla in questo modo per sempre,
puoi preparare un bel picnic ma non puoi predire il tempo signora Jackson.
Dieci volte su nove,
adesso sto bene, la più rapida museruola mettimela sulla bocca e io la rifiuterò,
il re incontra la regina, poi la cosa dell'amore giovanile, un sogno insieme
su quella capanna con la ruota Goodyear a mo' di altalena,
sulla quercia, spero che la penseremo così per sempre
per sempre, per sempre, sempre, per sempre, sempre?
Il per sempre non sembra mai così lungo finché non sei adulto
e noti che giorno dopo giorno le regole non possono durare troppo a lungo.

Signora Jackson, le mie intenzioni erano buone,
mi piacerebbe poter diventare un mago e abracadabra
uscire dai più tristi pensieri di me, dei pensieri di lei, dei pensieri di lui,
chiedendo cosa è successo a quel sentimento che lei e io avevamo,
prego tanto per quello, ho bisogno di cuscinetti per le ginocchia,
è accaduto per una ragione, uno non può essere pazzo,
quindi sappi che è tutto a posto e, sì, sarò presente il primo giorno di scuola, e alla laurea.

"Guarda come lui mi tratta" cazzo, quarda come tu mi tratti,
vedi, le tue piccole amiche ficcanaso sono in un torrente ragazza,
senza una pagaia, hai lasciato la sella e cavallo
e la ragazza dell'unione non parla più perché il mio uccello è tutto nella sua bocca,
sai di cosa sto parlando, gelosia, e fedeltà, invidia.
Tradire e picchiare, invidia e soldi, sono la stessa cosa,
quindi a chi dai la colpa? Continui a cantare la stessa canzone,
lascia che il passato sia passato, puoi andare avanti e tirar su un inferno,
tu e tua mamma.


Gruppo musicale: Outkast

(dalla rubrica: citarsi è un po' deprimersi)

mercoledì 6 maggio 2015

DISCORSI BREVI SULLA RIFORMA DI FAVOLE E SOGNI (spot)




Discorsi brevi sulla riforma di favole e sogni
Progetto teatrale a cura di:
Francesco Bittasi, Armando Meroni e Salvatore Zeno
Scritto da:
Francesco Bittasi, Armando Meroni, Salvatore Zeno e Alessandra Lanza
Con: 
Claudia Cataldo, Adriano Cavicchia, Martina Gentilino, Alessandra Lanza, Nicoletta Marrini, Jacopo Odoni, Marta Shafik, Laura Tombini, Irene Venditti e Salvatore Zeno.

* * *
(parte del testo)
In questo preciso instante. Ora, non tra un po'. Ora.
Dovresti magicamente comparire di fianco a me, accanto a quel calorifero. 
E per una volta te ne stai zitto, e mi ascolti. 
Solo che - non so perché - dovresti materializzarti qui adesso. Per cui adesso ripeto il tuo nome e tu fai puf, e compari stupendo come solo tu puoi essere. 
È che sono fatta male: quando penso di esprimere una carineria, parto da lontano, molto lontano. Semino frasi, poi le coltivo e quando ho la parola giusta da dire è tardi. E probabilmente tu hai già detto – senza volerlo – una frase che a me ha dato fastidio. E allora poi mi fisso su quella sillaba, e non vedo più il seme, l’orto e il giardino delizioso che avevo in serbo per te.
È che sono fatta male. Ma vorrei essere fatta meglio. Però do il meglio di me quando sto così male. 
E allora adesso tu vieni qui. Vai vicino a quel vecchio calorifero, e ti becchi tutto quello che ho da dirti. 
Però se non vieni tutto verrà vanificato; e io domani rimetterò i miei panni di sempre, e tutto sarà come se mai avessi pensato di volerti nella mia stanza, appoggiato a quel calorifero arrugginito. E poi sono un po’ sbronza, colpa del secondo giro, oppure del chupito finale; me lo offre sempre il proprietario del locale. Io dico di no, lui insiste. Io dico no grazie, lui persiste. Io dico no dai grazie, e lui intanto versa il rum nel bicchierino. È che non mi piace il rum, mi fa schifo così liscio e poi… sto divagando! Stavo dicendo: muoviti ad arrivare qui! 
Altrimenti questo momento passa, e proprio in questo momento ho trovato le parole giuste da dirti, le ho qui con me, adesso e non posso perderle solamente perché tu non senti che ti sto chiamando. Non lo senti il battere del mio cuore? Non lo senti scandire il tuo nome? Quanto sei sordo?! 
Sei scemo. E sordo. E scemo.
Mi senti? Uffa.
È che domani mi sarò dimenticata queste quattro parole che ho in gola da dirti, da confessarti. E allora ho pensato di scriverti. E ti aspetto... sono tua, anche se come cavaliere, illusionista, principe azzurro sei una schiappa. E poi non dimenticare che sei sordo. Ah sì, questo te l’ho già detto.
foto scattata da: Fabio De Marco

Trailer:


video realizzato da: Marco Scotuzzi