mercoledì 18 dicembre 2013

EPPURE MI TOCCA LEGGERTI

Eppure mi tocca leggerti.
Non vorrei, credimi. 
Ogni volta è come una porta socchiusa, uno spiraglio dove incautamente posso sbirciare qualcosa di te, di quello che sei adesso, di quello che sei diventato; nonostante tutto, nonostante me.
Non vorrei, te lo giuro. 
Non sono abile nel considerare i pro e contro. Non lo sono mai stata. Sbirciare è un atto complicato, per me involontario.
Non vorrei, davvero. 
Cominciare a contare i tuoi mutamenti, l’arredamento, ciò che detestavi e invece ora ti piace, come i cuscini sul letto o il gelato alla fragola. 
Scuotere la testa non mi serve, se non mi guardi.

Eppure mi tocca vederti.
Vorrei tanto essere lì, in quella casa che non conosco, in quella Via che non trovo sulla mappa. E cominciare a chiederti come stai, come ti trovi lì, se ci sono biblioteche vicine a casa, se il Supermercato è lontano, se c’è il cortile interno dove poter legare la bici.
Vorrei tanto essere lì, su quella panchina, vicino all’edicola. E domandarti se sei felice, ora. Se la tua vita di coppia ti soddisfa, se siete già in là e parlate di matrimonio, di figli, di una casa più grande.

Vorrei tanto essere lì, su quel divano, accanto al tuo gatto. 
E riempirti di attenzioni, e ascoltarti fino a quando mi accorgo che si è fatto tardi, e supplicarti se oltre quella porta c’è ancora uno spiraglio per me; per un altro noi. Per me, che ti attendo come se non ci fosse mai stata l’ultima chiarificazione.
Sono fatta così, e tu solo sai come.
Sai, mi sono stancata di presentarmi a qualcuno. Sono esausta di facce nuove, di “Per prima cosa…”, dei “Mettiamo in conto...”, di "Non transigo quando...", del prendere o lasciare.

Eppure ora che siamo amici, posso sapere tutto di te. 
E non lo voglio. Mah, in realtà lo voglio. E non lo voglio più. E.

Non c’è scampo. Nessun spiraglio, per me.
Porta chiusa?
Strizzo gli occhi. Sono pronta, ti ascolto.
"Dicevamo...".




lunedì 9 dicembre 2013

CITAZIONE 018 (rubrica)





Mi sono rotto il cazzo 
degli esperimenti del frequentiamoci ma senza impegno,
stiamo insieme ma non vediamoci che poi ho paura;
anzi, vediamoci quanto ci pare ma vediamoci in compagnia.
Mi sono rotto il cazzo dei codardi con l'amore degli altri,
mi sono rotto il cazzo perché poi non si dorme più, si sta svegli finché non muore la speranza;
maledetta stronza che non muore mai, mentre io vorrei dormire.
Mi sono rotto il cazzo di questa città,
degli aperitivi a dieci euro, del clima di terrore a gratis;
dei giovani di sinistra, arrivisti, bugiardi, senza lode,
gente che in una gara di idiozia riuscirebbe ad arrivare secondo.
Mi sono rotto il cazzo di quelli che vogliono andare un anno all'estero
ma prima tre mesi da cameriere, così guadagno qualche soldo;
svegliati stronzo che sono trent'anni che mamma ti mantiene e le dispiace pure che vai a fare il cameriere.
Mi sono rotto il cazzo delle signorine che vogliono fare un sacco di cose
ma non ne sono in grado e se ne accorgono tardi,
e allora 800 euro per la reflex, 200 per yoga e 300 per i peli del culo e 600 d'affitto per emanciparsi.
Mi sono rotto il cazzo della puzza di piscio delle zone industriali,
della puzza di industria dei giardini pubblici;
di tutti a lavoro in auto, una persona per auto per finanziare meglio l'Eni.
Mi sono rotto il cazzo della critica musicale,
non siete Lester Bangs, non siete Carlo Emilio Gadda,
si fa fatica a capire cosa scrivete, bontà di dio, avete dei gusti di merda;
c'avete rotto il cazzo etichette indipendenti, con 400 euro ti registro il disco in casa, 
suona bene, lo metti su Vimeo, fai girare la voce, tra un anno Acocella e tra due anni a fare il benzinaio.
Mi sono rotto il cazzo che se vince la sinistra vince la droga
e mai che mi invitino a un festino.
Mi sono rotto il cazzo del più grande partito riformista d'Europa,
del facciamo quadrato nel grande centro nei girotondi,
del partito dell'amore, del governo ombra, di chi si difende dai processi e non nei processi,
dei militari nei giardini pubblici a fare la guardia a chi piscia il cane;
mi sono rotto il cazzo della sicurezza come fiera della forca
e del fascino della divisa, sarebbe bello bruciassero meno fabbriche e crollassero meno scuole
e scippassero più vecchiette.
Mi sono rotto il cazzo di c'è la crisi c'è la crisi, da domani acquisto solo cacciabombardieri,
è un po' di tempo ormai che vendiamo solo sangue e compriamo solo merda.
Mi sono rotto il cazzo che bisogna essere lavoratori flessibili, 
come ergastolani in tournée ma molti più sorridenti;
dei fascisti col culto del corpo che diventano campioni di greco-romana
e poi fanno gli agguati ai ragazzini di notte, in cinque contro uno.
Mi sono rotto il cazzo che non sono d'accordo con te
ma morirei affinché tu possa dire la tua stronzata,
che poi i nazisti sono giovani che amano la politica,
i comunisti prendono a modello Cristo,
mentre i preti contestualizzano bestemmie, e nella guerra per la pace vince da sempre il voto moderato.

Fate una cosa bella ma bella davvero,
la prossima volta che dite una stronzata, ammazzatevi da soli.

Mi sono rotto il cazzo anche di me stesso
che mi conosco fin troppo bene e ho ancora tutta la vita davanti,
che cazzo faccio da qui fino alla pensione, che poi mica me la danno,
e comunque non avevo le carte.

Mi sono rotto il cazzo anche di te
che per fortuna non ti conosco e forse sei la speranza,
giuro che se ti incontro, giuro che se ti incontro,
finisce male.



gruppo musicale: Lo Stato Sociale

(dalla rubrica: citarsi è un po' deprimersi)

martedì 3 dicembre 2013

CENTESIMO POST (pubblicità)





E siamo giunti al centesimo post.
100.
In numero credo faccia più effetto.
Per cui, ho pensato di celebrare questo evento con una parte del libro.
Quel libro che ha dato il via a questo blog, che ha permesso di arrivare fin qui.
Poi ci sei tu che leggi, e forse non sai che hai collaborato a dare continuità a Luca con una cadenza settimanale.
Bene, ora lo sai.
E aggiungo che mi fa molto piacere sapere che ogni tanto vieni da queste parti, a volte ti soffermi un po’, altre butti soltanto un occhio in maniera distratta. E’ come se - nonostante tutto -  avessimo di nuovo un rapporto, un dialogo; quasi nascosto, seppur così evidente in questo territorio virtuale.
Be’, ti auguro un buon martedì. So che hai sempre il buon umore quando Milano è soleggiata.



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Tutto mi sarei aspettato fuori da questa Esselunga, in particolare i seguenti episodi: attendere invano fino alla chiusura serale, non riuscire a fumare, saltare pranzo e cena e crollare a terra esausto. Tutto, tranne che oggi dopo soli cinque minuti d’attesa, ad offrirmi la sigaretta, fosse proprio la ragazza manga. Ripeto: la ragazza manga mi ha offerto una sigaretta.
Forse, a questo punto cruciale della storia, magari voi vorreste pure sapere come le ho chiesto la sigaretta? Se balbettavo o no? Se ero a mio agio o tremavo? Oppure se intorno a noi sono scesi dal cielo petali di rose?
Sorvoliamo sui dettagli, tutto piuttosto banale e freddo:
“Scusa, hai una sigaretta?”
“Sì”.
Punto.
Nessuno sguardo misterioso né possibile frase non detta che sotto sotto fantasticando possa lasciar intendere che. Mediocrità e consuetudine l’hanno fatta da padrona. E sapete in tutta sincerità, adoro la piattezza nei momenti topici, dà un sapore di quotidianità, e quindi realtà. Ne sono certo, da questo primo approccio ho capito una cosa: noi due non saremo mai una parentesi dove il nostro amore veleggerà su una nuvola con polveri di stelle a forma di cuoricini con incisi i nostri nomi. No. Noi saremo una coppia comune con i cazzi di tutte le altre coppie e litigheremo perché io ho sbagliato a fare la spesa o perché il mercoledì sera preferisco la Champions League al cinema. È statistico, la convenzionalità tra fidanzati porta all’eterno, invece gli effetti speciali hanno già la data di scadenza.



100% Luca Lama.
(fotografia: Presentazione libro - Spazio Mercury)

giovedì 28 novembre 2013

CITAZIONE 017 (rubrica)






Colpi di pistola risuonano nel bar notturno,
entra Patty Valentine dal ballatoio vede il barista in una pozza di sangue,
grida "Mio Dio! Li hanno uccisi tutti!"
Ecco la storia di "Hurricane"
l'uomo che le autorità incolparono per qualcosa che non aveva mai fatto,
lo misero in prigione, ma un tempo egli sarebbe potuto diventare il campione del mondo 

Patty vede tre corpi giacere a terra ed un altro uomo di nome Bello muoversi attorno in modo misterioso,
"Non sono stato io" dice l'uomo alzando le mani.
"Stavo solo rubando l'incasso, spero che tu comprenda. Li ho visti uscire" dice concludendo.
"Meglio che uno di noi chiami la polizia".
E così Patty chiama la polizia che arriva sulla scena con i suoi lampeggianti rossi
nella calda notte del New Jersey

Intanto lontano in un'altra parte della città Rubin Carter ed un paio di amici 
stanno facendo un giro in auto;
sfidante numero uno per la corona dei pesi medi non aveva nessuna idea di che tipo di guaio 
stava per succedere, quando un poliziotto lo fa accostare al lato della strada,
proprio come la volta prima e la volta prima ancora.
A Paterson questo è il modo in cui vanno le cose, 
se sei negro è meglio che non ti faccia nemmeno vedere per strada o ti incastrano.

Alfred Bello aveva un socio e aveva un conto in sospeso con la polizia,
lui ed Arthur Dexter Bradley vagavano in cerca di preda,
disse "Ho visto due uomini uscire di corsa, sembravano pesi medi, sono saltati su una macchina con targa di un altro stato".
E miss Patty Valentine fece solo di sì con la testa.
Il poliziotto disse "Aspettate ragazzi, questo qui non è morto!"
Così lo portarono al pronto soccorso e sebbene quell'uomo vedesse a fatica,
gli dissero che avrebbe potuto identificare il colpevole.

Alle quattro del mattino fermano Rubin e lo portano all'ospedale, 
gli fanno salire le scale, il ferito gli dà un'occhiata con la vista appannata
e dice "Cosa lo avete portato a fare qui? Non è lui l'uomo!"
Ecco la storia di "Hurricane",
l'uomo che le autorità incolparono per qualcosa che non aveva mai fatto,
lo misero in prigione ma un tempo egli sarebbe potuto diventare il campione del mondo.

Quattro mesi più tardi i ghetti sono in fiamme,
Rubin è in Sud America a combattere per il suo nome,
mentre Arthur Dexter Bradley è ancora in ballo per l'affare della rapina
e i poliziotti gli stanno alle costole cercando qualcuno da incolpare.
"Ricordi quell'omicidio avvenuto in un bar?"
"Ricordi di aver detto di aver visto la macchina fuggire?"
"Pensi di voler collaborare con la legge?"
"Credi che potrebbe essere stato quel pugile. Quello che tu hai visto scappare quella notte?"
"Non dimenticare che tu sei un bianco!".

Arthur Dexter Bradley disse "Non ne sono veramente certo"
I poliziotti dissero "Un povero ragazzo come te potrebbe avere un'occasione"
"Noi ti abbiamo in pugno per quell'affare del motel e stiamo discutendo col tuo amico Bello"
"Ora tu non vorrai dover tornare in prigione, fai il bravo"
"Farai un favore alla società, quello è un figlio di puttana"
"Vogliamo mettere il suo culo in prigione"
"Vogliamo affibbiargli questo triplice omicidio"
"Non è mica Gentleman Jim".

Rubin avrebbe potuto far fuori un uomo con un pugno 
ma non gli era mai piaciuto parlare troppo di questo "È il mio lavoro", 
diceva "E lo faccio per i soldi. E quando sarà finito me ne andrò veloce per la mia strada
su in qualche paradiso della natura dove nuotano branchi di trote e l'aria è limpida e dove si può fare una corsa a cavallo lungo i sentieri".
Ma poi lo hanno messo in prigione, dove cercano di trasformare un uomo in topo.

Tutte le carte di Rubin erano segnate fin dall'inizio,
il processo fu una farsa, egli non ebbe mai una sola possibilità.
Il giudice fece passare i testimoni per Rubin per ubriaconi degli "slums".
Per la gente bianca che osservava lui era un vagabondo rivoluzionario 
e per i negri era solo un negro pazzo;
nessun dubbio che fosse stato lui a premere il grilletto 
e sebbene non fosse stato possibile produrre l'arma del delitto,
il Pubblico Ministero disse che aveva compiuto lui l'omicidio
e la giuria composta esclusivamente da bianchi fu d'accordo.

Rubin Carter fu processato con l'imbroglio,
l'accusa fu omicidio di primo grado, indovinate chi testimoniò?
Bello e Bradley ed entrambi mentirono sfacciatamente
e tutti i giornali si gettarono a pesce sulla notizia.
Come può la vita di un tale uomo essere nelle mani di gente così folle?
Nel vederlo così palesemente incastrato 
mi sono vergognato di vivere in un paese dove la giustizia è un gioco.

Ora tutti quei criminali in giacca e cravatta sono liberi di bere Martini e guardare l'alba,
mentre Rubin siede come Budda in una cella di pochi metri,
un innocente in un inferno vivente.
Questa è la storia di Hurricane,
ma non sarà finita finché non riabiliteranno il suo nome e gli ridaranno indietro gli anni che ha perduto.
Lo misero in galera, ma un tempo sarebbe potuto diventare il campione del mondo.



Cantante: Bob Dylan

(dalla rubrica: citarsi è un po' deprimersi)

martedì 19 novembre 2013

SI LECCAVA LE FERITE (rubrica)

Si leccava le ferite, 
inghiottiva latte e menta.

Osservava il ventilatore col tabacco sul palmo della mano,
giuro che piangeva terra, 
bagnava radici tatuate.

L’aria mancava come un padre che non torna mai a casa,
mai più.




(dalla rubrica: Poesia portami via)





mercoledì 13 novembre 2013

CITAZIONE 016 (rubrica)





Sono soltanto parole per me, che la distanza ora complica,
io vorrei tanto capirne di più, vorrei che non pensassi al male
che perso nel sonno più chiuso che c'è, lascia soltanto una impronta nell'aria;
oltre a un respiro d'amaro per noi, 
ci resta solo il disegno del tempo.

So che avremmo ancora bisogno di crederci
e anche se a volte parlarne fa male,
so che resta un livido amniotico gelido,
sto percorrendo a ritroso la strada per noi, 
ma qui, tu scivoli a fondo e non hai rifugio per sciogliere il peso che c'è in me, 
è tardi in me.

Sono soltanto parole per me, che la distanza ora complica,
io vorrei tanto capirne di più, vorrei che non pensassi al male
che perso nel sonno più chiuso che c'è, lascia soltanto una impronta nell'aria;
oltre a un respiro d'amaro per noi, 
ci resta solo il disegno del tempo.

Se non posso nemmeno provare più a reggerti,
nel vuoto che raschia il tuo sguardo specchiandomi,
lasciare che il tempo ora passi sopra di noi,
rendermi immobile al flusso dei giorni tra noi, 
ma qui, tu scivoli a fondo e non hai rifugio per sciogliere il peso che c'è in me, 
è tardi in me.

Sono soltanto parole per me, che la distanza ora complica,
io vorrei tanto capirne di più, vorrei che non pensassi al male
che perso nel sonno più chiuso che c'è, lascia soltanto una impronta nell'aria;
oltre a un respiro d'amaro per noi, 
ci resta solo il disegno del tempo.

Sei per me livido amniotico.
Sei per me livido amniotico.
Sei per me livido amniotico.
Sei per me livido amniotico.

Sono soltanto parole per me, che la distanza ora complica,
io vorrei tanto capirne di più, vorrei che non pensassi al male
che perso nel sonno più chiuso che c'è, lascia soltanto una impronta nell'aria;
oltre a un respiro d'amaro per noi, 
ci resta solo il disegno del tempo.



gruppo musicale: Subsonica feat. Veronika


(dalla rubrica: citarsi è un po' deprimersi) 

martedì 5 novembre 2013

SIETE PERSONE SVEGLIE, CHE FANNO ADDORMENTARE

Siete persone sveglie, che fanno addormentare.
Sai che c’è, che c'è un mondo intero che non gliene frega niente di essere sulla lista, di partecipare a un vernissage, del gruppo underground ancora per poco.
Probabilmente per te è sconcertante pensare o anche solo immaginare di non essere il centro del cerchio, eppure può capitare. Capita a tutti.

E poi c'è una città intera che non gliene importa nulla di essere invitata, di assistere allo spettacolo teatrale del momento, di incontrare l’autore quasi famoso.
Presumibilmente per voi è pazzesco il solo pensiero, l’idea che qualcuno non desideri essere tra voi. Ebbene, è così.

E badate bene, non perché l’invidia mi sta logorando, nemmeno perché il lavoro mi blocca e finirò tardi, neppure perché sono uno di quelli che ascolta pop commerciale e non si perde una partita di calcio in tv. Proprio no.
E’ che siete noiosi, spocchiosi, soporiferi. Gente da sbadiglio.
Il fatto è questo: la sedia di casa mia e una fetta di bresaola generano più emozioni del vostro punto di vista, della vostra irrinunciabile - per voi - opinione.
Uhm, la bresaola col limone; che goduria. Che poesia.
Ah sì, lo schienale della sedia; che meraviglia. Che trionfo di comodità.

Il punto è che quel vostro mondo lì, chiuso da pose e da qualche aforisma di Schopenhauer, è come un buon materasso; da sbadiglio.



Luca Lama

p.s. Povero Arthur.










martedì 29 ottobre 2013

CITAZIONE 015 (rubrica)





Quando sono da solo con te
tu mi fai sentire come se fossi a casa di nuovo.
Quando sono da solo con te
tu mi fai sentire come se io fossi completo di nuovo.
Quando sono da solo con te
tu mi fai sentire come se fossi giovane di nuovo.
Quando sono da solo con te
tu mi fai sentire come se fossi divertente di nuovo.

Per quanto lontano sia,
Io ti amerò sempre.
Per quanto tempo mi fermi,
Io ti amerò sempre.
Qualunque parola io dica,
Io ti amerò sempre,
Io ti amerò sempre.

(Fammi volare fino alla luna).

Quando sono da solo con te
tu mi fai sentire come se fossi libero di nuovo.
Quando sono da solo con te
tu mi fai sentire come se fossi puro di nuovo.

Per quanto lontano sia,
Io ti amerò sempre.
Per quanto tempo mi fermi,
Io ti amerò sempre.
Qualunque parola io dica,
Io ti amerò sempre,
Io ti amerò sempre.



Gruppo musicale: The Cure.

(dalla rubrica: citarsi è un po' deprimersi)

martedì 22 ottobre 2013

LO SPOT DI IERI





Lo spot di ieri è quello che mi hai chiesto.
Hai detto che ti piace sbirciare nel passato di una persona, vedere quello che ha fatto, soprattutto le cose meno importanti, per dargli poi un peso, e sorridere.
Degli altri apprezzi il tempo che li ha portati ad essere quello che sono diventati, trovi stimolante tutto quello che è stato fatto. 

"Perché non può cambiare. Non è modificabile. Non ci sono ripensamenti dell'ultima ora".

Dici spesso che il passato è sincero, perché mantiene le promesse, non illude, non inganna. 
lo puoi anche cambiare se ti va, e renderlo migliore, e imparare da esso.
Il passato è come una maestra, sussurri. Anche quando ti ha ferito, o beffato; rimane sempre lì accanto a te, a ricordati quello che è stato, quello che sei stata, nel bene e nel male.
Poi eri curiosa di questi due video, non so perché ti interessano tanto, però ora eccoli qui.
Quando recitare mi divertiva, ho fatto un po' di cose, nel caso, col tempo avrò modo di mostrartele. Da qualche parte ho un po' di materiale: spot, corti e lunghi. 
In questo caso la produzione era grossa (e grassa -nel senso buono), internazionale e professionale in ogni minimo dettaglio.

Buona visione cara. Io nel frattempo inizio a ridere.




mercoledì 16 ottobre 2013

CITAZIONE 014 (rubrica)





Ogni tanto penso a quando stavamo insieme,
come quando hai detto di essere così felice che saresti potuta morire.
Ho detto a me stesso che eri giusta per me,
mi sentivo così solo in tua compagnia,
ma quello era amore ed è un dolore che ricordo ancora.

Si può diventare dipendenti da alcuni tipi di tristezza,
come la rassegnazione alla fine, sempre alla fine.

Perciò quando abbiamo capito che non avevamo un senso,
beh, hai detto che saremmo potuti essere ancora amici,
Ammetterò che ero contento che fosse finita.

Ma non dovevi tagliarmi fuori,
far finta che non fosse mai successo,
che non fossimo stati niente uno per l'altra.

Non mi serve neppure il tuo amore,
ma tu mi tratti come un estraneo,
e sembra così sgarbato.
No, non dovevi abbassarti a tanto,
hai mandato i tuoi amici a prendere le tue cose,
e hai anche cambiato numero.
Credo di non aver bisogno di questo, anche se
adesso sei solo qualcuno che un tempo conoscevo.

Ogni tanto penso a tutte le volte che mi hai fregato,
mi hai fatto credere che era sempre qualcosa che avevo fatto io.
Ma non voglio vivere in questo modo,
leggendo tra le righe di ogni parola che dici.
Hai detto che avresti potuto lasciar perdere,
e non ti avrei beccato attaccato a qualcuno che un tempo conoscevi.

Ma non dovevi tagliarmi fuori,
far finta che non fosse mai successo,
che non fossimo stati niente uno per l'altra.

Non mi serve neppure il tuo amore,
ma tu mi tratti come un estraneo,
e sembra così sgarbato.
No, non dovevi abbassarti a tanto,
hai mandato i tuoi amici a prendere le tue cose,
e hai anche cambiato numero.
Credo di non aver bisogno di questo, anche se
adesso sei solo qualcuno che un tempo conoscevo.

Qualcuno.
Un tempo conoscevo.
Che un tempo conoscevo

Qualcuno.



cantante: Gotye (feat. Kimbra)


(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi).

lunedì 7 ottobre 2013

GLI ALBERI DI IERI (rubrica)





Lui piangeva accovacciato vicino a delle recinzioni,
cercava foglie tra i capelli, 
pareva un micio al guinzaglio.

L’albero lo segarono come se non avesse anima,
suonava la sua voce, 
un miagolio disperato e castrato.

L’aria cominciava a mancare,
la bambola ci fissava con occhi di plastica,
avevamo paura; 
lacrime di cera sopra un piatto di cemento.


Buon appetito.



(dalla rubrica: Poesia portami via)

mercoledì 2 ottobre 2013

CITAZIONE 013 (rubrica)





Incendia le farfalle meccaniche, le rose lisergiche e i nostri pochi orgasmi 
e ti ricordi dei combattimenti tra i cigni finti, e delle sere a sbranarsi, delle sere a strafarsi. 
Con me non devi essere niente 
con me non devi essere niente. 
Venere del mio intestino tenue, quando dormo guido piano, non ti preoccupare, 
Venere delle nostre sterili polemiche, andremo a Londra a dimagrire.

Con me non devi essere niente 
con me non devi essere niente. 

E stavi diventando blu, anche tu, 
i tuoi insulti, i tuoi fiori finti, le siringhe disinfettate, 
coi nostri occhi di criptonite, coi nostri occhi di criptonite. 
Andiamo a vedere le luci della centrale elettrica
andiamo a vedere le luci della centrale a turbogas. 
E tornino a scoppiare, a ridere, le nostre madonne bulimiche 
e tornino a crepare ma dal ridere le nostre madonne anoressiche. 
Incendia le farfalle meccaniche, le rose lisergiche e i nostri pochi orgasmi, 
ti ricordi dei combattimenti tra i cigni finti, e delle sere a sbranarsi, e delle sere a strafarsi.

Addio. Fottiti. Ma aspettami. 
Addio. Fottiti. Ma aspettami. 

Andiamo a vedere le luci della centrale elettrica, 
andiamo a vedere i colori delle ciminiere dall'alto dei nostri elicotteri immaginari, 
andiamo a dare fuoco ai tramonti e alle macchine parcheggiate male 
ad assaltare ancora i cieli, a farci sconfiggere e finire sui telegiornali, 
foto in bianco e nero delle nostre facce stravolte sui quotidiani locali, 
andiamo a vedere i cantieri delle case popolari dai finestrini dei treni ad alta velocità, 
trasformiamo questa città in un'altra cazzo di città. 
Andiamo a vedere le luci della centrale elettrica, 
andiamo a vedere le luci della centrale a turbogas 
e tornino a scoppiare, a ridere, le nostre madonne bulimiche 
e tornino a crepare ma dal ridere le nostre madonne anoressiche, 
e le fotomodelle, le tue fotomodelle, le tue fottute, fotomodelle.



gruppo musicale: Le luci della centrale elettrica

(dalla rubrica: citarsi è un po' deprimersi)




giovedì 26 settembre 2013

LO SPOT DI OGGI (pubblicità)

Dunque, dato che siete capitati da queste parti, magari può interessarvi quanto scritto sotto; non tanto per quello che c'è scritto, ma per dove porta quello che c'è scritto.
Pochi fronzoli e pochi ornamenti inessenziali, ecco lo spot giornaliero:

Ecco dove potete - per ora - trovare il mio libro:
(il per ora è ottimista, è da bicchiere mezzo pieno. Nel senso che i posti dove acquistare il libro dovrebbero aumentare, non diminuire; almeno credo, spero).


Basilicata
- POTENZA: Libreria Ermes, viale Firenze 10, tel. 0971-443012 o 0971-445515

Friuli Venezia Giulia
- FIUME VENETO (PN): Libreria cartoleria Gregoris, via della Repubblica 20
- PORDENONE: Libreria dello Sport, vicolo Forni Vecchi 1/c, tel. 349-5206880
- PORDENONE: Libreria Al Segno, vicolo del Forno 2

Lazio
- ROMA: Libreria Pagine di Sport, via Tadolini 7/9, tel. 06-45503606

Lombardia
- LECCO: Libreria dello Scrittore - Mondolibri, via Bovara 5, tel. 0341-288127
- MILANO: Libreria Odradek, via Principe Eugenio 28, tel. 02-314948
- MILANO: AltroPallone Onlus, via Confalonieri 3, tel. 02-280845
- MILANO: associazione CRUSM, via Cicognara 7, tel. 02-84259131
- SAN ZENO NAVIGLIO (BS): Centro Libri, via Galvani 6 c/d

Toscana
- SIENA: Libreria Senese, via di Città 62/64/66, tel. 0577-280845
- SIENA: Libreria Mondadori Gulliver, via Montanini 112, tel. 0577-281658

Veneto
- VICENZA: Libreria Do Rode, contrà Do Rode 29, tel. 0444-235026


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Per chi non ha proprio idea di nulla, o fa finta di non averla, copio-incollo un assaggio del romanzo in questione:

Arrivato Walter, Angelina lo saluta facendo l’occhiolino, lui contraccambia; io rimango in disparte, nervoso per l’astinenza da nicotina. È un rapporto ambiguo quello tra lei e l’Alieno, sembra esserci complicità, forse troppa per due colleghi. Si cercano con lo sguardo, lei sorride spesso alle battute idiote di lui. Troppo facile sospettare un rapporto segreto tra i due. Mi verrebbe da spettegolare tutto a Gianpaolo, ma quando Walter mi offre l’agognata sigaretta, ritorno ad uno stato omertoso.

È strano vedere Angelina sotto altre vesti, l’ho sempre inquadrata come fidanzata perfetta del mio amico e come s.o.s. personale. Vederla accettare i complimenti di questo coso affievolisce ulteriormente l’idea romantica che ho delle relazioni. Quante paranoie, neanche lavorassi con Lino Banfi ed Edwige Fenech. Che tristezza sarebbe, la segretaria col titolare, un classico, banale come le fantasie degli esseri umani.  


Questo è tutto. Per questo giovedì.


Luca Lama