Ogni volta è come una porta socchiusa,
uno spiraglio dove incautamente posso sbirciare qualcosa di te, di quello che sei
adesso, di quello che sei diventato; nonostante tutto, nonostante me.
Non vorrei, te lo giuro.
Non sono abile nel considerare i
pro e contro. Non lo sono mai stata. Sbirciare è un atto complicato, per me
involontario.
Non vorrei, davvero.
Cominciare a contare i tuoi mutamenti,
l’arredamento, ciò che detestavi e invece ora ti piace, come i cuscini sul letto o il gelato alla fragola.
Scuotere la testa non mi serve, se non mi guardi.
Eppure mi tocca vederti.
Vorrei tanto essere lì, in quella casa che non conosco, in
quella Via che non trovo sulla mappa. E cominciare a chiederti come stai, come
ti trovi lì, se ci sono biblioteche vicine a casa, se il Supermercato è lontano,
se c’è il cortile interno dove poter legare la bici.
Vorrei tanto essere lì, su quella panchina, vicino all’edicola.
E domandarti se sei felice, ora. Se la tua vita di coppia ti soddisfa, se siete già in là e parlate di matrimonio, di figli, di una casa più grande.
Vorrei tanto essere lì, su quel divano, accanto al tuo
gatto.
E riempirti di attenzioni, e ascoltarti fino a quando mi accorgo che si
è fatto tardi, e supplicarti se oltre quella porta c’è ancora uno spiraglio per
me; per un altro noi. Per me, che ti attendo come se non ci
fosse mai stata l’ultima chiarificazione.
Sono fatta così, e tu solo sai come.
Sai, mi sono stancata di presentarmi a qualcuno. Sono esausta di facce
nuove, di “Per prima cosa…”, dei “Mettiamo in conto...”, di "Non transigo quando...", del prendere o lasciare.
Eppure ora che siamo amici,
posso sapere tutto di te.
E non lo voglio. Mah, in realtà lo voglio. E non lo
voglio più. E.
Per cui, ho pensato di celebrare questo evento con una parte
del libro.
Quel libro che ha dato il via a questo blog, che ha permesso
di arrivare fin qui.
Poi ci sei tu che leggi, e forse non sai che hai collaborato
a dare continuità a Luca con una cadenza settimanale.
Bene, ora lo sai.
E aggiungo che mi fa molto piacere sapere che ogni tanto
vieni da queste parti, a volte ti soffermi un po’, altre butti soltanto un
occhio in maniera distratta. E’ come se - nonostante tutto - avessimo di nuovo un rapporto, un dialogo;
quasi nascosto, seppur così evidente in questo territorio virtuale.
Be’, ti auguro un buon martedì. So che hai sempre il buon
umore quando Milano è soleggiata.
Tutto mi sarei aspettato fuori da
questa Esselunga, in particolare i seguenti episodi: attendere invano fino alla
chiusura serale, non riuscire a fumare, saltare pranzo e cena e crollare a
terra esausto. Tutto, tranne che oggi dopo soli cinque minuti d’attesa, ad
offrirmi la sigaretta, fosse proprio la ragazza manga. Ripeto: la ragazza manga
mi ha offerto una sigaretta.
Forse, a questo punto cruciale
della storia, magari voi vorreste pure sapere come le ho chiesto la sigaretta?
Se balbettavo o no? Se ero a mio agio o tremavo? Oppure se intorno a noi sono
scesi dal cielo petali di rose?
Sorvoliamo sui dettagli, tutto
piuttosto banale e freddo:
“Scusa, hai una sigaretta?”
“Sì”.
Punto.
Nessuno sguardo misterioso né possibile frase non detta che sotto sotto
fantasticando possa lasciar intendere che. Mediocrità e consuetudine l’hanno
fatta da padrona. E sapete in tutta sincerità, adoro la piattezza nei momenti topici,
dà un sapore di quotidianità, e quindi realtà. Ne sono certo, da questo primo
approccio ho capito una cosa: noi due non saremo mai una parentesi dove il
nostro amore veleggerà su una nuvola con polveri di stelle a forma di cuoricini
con incisi i nostri nomi. No. Noi saremo una coppia comune con i cazzi di tutte
le altre coppie e litigheremo perché io ho sbagliato a fare la spesa o perché
il mercoledì sera preferisco la Champions League al cinema. È statistico, la
convenzionalità tra fidanzati porta all’eterno, invece gli effetti speciali
hanno già la data di scadenza.
100% Luca Lama.
(fotografia: Presentazione libro - Spazio Mercury)
Sai che c’è, che c'è un mondo intero che non gliene frega
niente di essere sulla lista, di partecipare a un vernissage, del
gruppo underground ancora per poco.
Probabilmente per te è sconcertante pensare o anche solo
immaginare di non essere il centro del cerchio, eppure può capitare. Capita a
tutti.
E poi c'è una città intera che non gliene importa nulla di
essere invitata, di assistere allo spettacolo teatrale del momento, di
incontrare l’autore quasi famoso.
Presumibilmente per voi è pazzesco il solo pensiero, l’idea
che qualcuno non desideri essere tra voi. Ebbene, è così.
E badate bene, non perché l’invidia mi sta logorando,
nemmeno perché il lavoro mi blocca e finirò tardi, neppure perché sono uno di
quelli che ascolta pop commerciale e non si perde una partita di calcio in tv.
Proprio no.
E’ che siete noiosi, spocchiosi, soporiferi. Gente da
sbadiglio.
Il fatto è questo: la sedia di casa mia e una fetta di bresaola generano più emozioni del vostro punto di vista, della vostra irrinunciabile - per voi - opinione.
Uhm, la bresaola col limone; che goduria. Che poesia.
Ah sì, lo schienale della sedia; che meraviglia. Che trionfo
di comodità.
Il punto è che quel vostro mondo lì, chiuso da pose e da
qualche aforisma di Schopenhauer, è come un buon materasso; da sbadiglio.
Hai detto che ti piace sbirciare nel passato di una persona, vedere quello che ha fatto, soprattutto le cose meno importanti, per dargli poi un peso, e sorridere.
Degli altri apprezzi il tempo che li ha portati ad essere quello che sono diventati, trovi stimolante tutto quello che è stato fatto.
"Perché non può cambiare. Non è modificabile. Non ci sono ripensamenti dell'ultima ora".
Dici spesso che il passato è sincero, perché mantiene le promesse, non illude, non inganna. E lo puoi anche cambiare se ti va, e renderlo migliore, e imparare da esso.
Il passato è come una maestra, sussurri. Anche quando ti ha ferito, o beffato; rimane sempre lì accanto a te, a ricordati quello che è stato, quello che sei stata, nel bene e nel male.
Poi eri curiosa di questi due video, non so perché ti interessano tanto, però ora eccoli qui.
Quando recitare mi divertiva, ho fatto un po' di cose, nel caso, col tempo avrò modo di mostrartele. Da qualche parte ho un po' di materiale: spot, corti e lunghi.
In questo caso la produzione era grossa (e grassa -nel senso buono), internazionale e professionale in ogni minimo dettaglio.
Buona visione cara. Io nel frattempo inizio a ridere.
Incendia le farfalle meccaniche, le rose lisergiche e i
nostri pochi orgasmi e ti ricordi dei combattimenti tra i cigni finti, e delle
sere a sbranarsi, delle sere a strafarsi. Con me non devi essere niente con me
non devi essere niente. Venere del mio intestino tenue, quando dormo guido piano,
non ti preoccupare, Venere delle nostre sterili polemiche, andremo a Londra a
dimagrire.
Con me non devi essere niente con me non devi essere niente. E stavi
diventando blu, anche tu, i tuoi insulti, i tuoi fiori finti, le siringhe
disinfettate, coi nostri occhi di criptonite, coi nostri occhi di criptonite. Andiamo a vedere le luci della centrale elettrica andiamo a vedere le luci
della centrale a turbogas. E tornino a scoppiare, a ridere, le nostre madonne
bulimiche e tornino a crepare ma dal ridere le nostre madonne anoressiche. Incendia le farfalle meccaniche, le rose lisergiche e i nostri pochi orgasmi, ti
ricordi dei combattimenti tra i cigni finti, e delle sere a sbranarsi, e delle
sere a strafarsi.
Addio. Fottiti. Ma aspettami. Addio. Fottiti. Ma aspettami. Andiamo
a vedere le luci della centrale elettrica, andiamo a vedere i colori delle
ciminiere dall'alto dei nostri elicotteri immaginari, andiamo a dare fuoco ai
tramonti e alle macchine parcheggiate male ad assaltare ancora i cieli, a farci
sconfiggere e finire sui telegiornali, foto in bianco e nero delle nostre facce
stravolte sui quotidiani locali, andiamo a vedere i cantieri delle case popolari
dai finestrini dei treni ad alta velocità, trasformiamo questa città in un'altra
cazzo di città. Andiamo a vedere le luci della centrale elettrica, andiamo a
vedere le luci della centrale a turbogas e tornino a scoppiare, a ridere, le
nostre madonne bulimiche e tornino a crepare ma dal ridere le nostre madonne
anoressiche, e le fotomodelle, le tue fotomodelle, le tue fottute, fotomodelle.
Dunque, dato che siete capitati da queste parti, magari può interessarvi quanto scritto sotto; non tanto per quello che c'è scritto, ma per dove porta quello che c'è scritto.
Pochi fronzoli e pochi ornamenti inessenziali, ecco lo spot giornaliero:
Ecco dove potete - per ora - trovare il mio libro:
(il per ora è ottimista, è da bicchiere mezzo pieno. Nel senso che i posti dove acquistare il libro dovrebbero aumentare, non diminuire; almeno credo, spero).
Basilicata
- POTENZA: Libreria Ermes, viale Firenze 10, tel.
0971-443012 o 0971-445515
Friuli Venezia Giulia
- FIUME VENETO (PN): Libreria cartoleria Gregoris, via della
Repubblica 20
Per chi non ha proprio idea di nulla, o fa finta di non averla, copio-incollo un assaggio del romanzo in questione:
Arrivato Walter, Angelina lo
saluta facendo l’occhiolino, lui contraccambia; io rimango in disparte, nervoso
per l’astinenza da nicotina. È un rapporto ambiguo quello tra lei e l’Alieno,
sembra esserci complicità, forse troppa per due colleghi. Si cercano con lo sguardo,
lei sorride spesso alle battute idiote di lui. Troppo facile sospettare un
rapporto segreto tra i due. Mi verrebbe da spettegolare tutto a Gianpaolo, ma
quando Walter mi offre l’agognata sigaretta, ritorno ad uno stato omertoso.
È strano vedere Angelina sotto
altre vesti, l’ho sempre inquadrata come fidanzata perfetta del mio amico e
come s.o.s. personale. Vederla accettare i complimenti di questo coso
affievolisce ulteriormente l’idea romantica che ho delle relazioni. Quante
paranoie, neanche lavorassi con Lino Banfi ed Edwige Fenech. Che tristezza
sarebbe, la segretaria col titolare, un classico, banale come le fantasie degli
esseri umani.