giovedì 30 gennaio 2014

CITAZIONE 020 (rubrica)





Once again, the lights, have changed,
once again, the lights, have changed.


Massacrato dall'oniria, dalle pallide visioni, 
riemergendo alla finestra delle stupide passioni,  
la mattina non è fiore, né diamante né letame 
è soltanto un'orgia orrenda di atti osceni da legare 
ma la luce già ci inonda e il respiro si fa breve 
sarà meglio essere in piedi  ora che il vomito viene  (taglia)  

Once again the lights have changed, 
once again, the lights, have changed.  

Ho la bocca che è una fogna e 
nessun senso del dovere, 
muovo guerra anche agli specchi 
ma questo sosia è da vedere.  
Le galere tutto attorno adesso brulicano voci  
giù vitamine, medicine, è un ospedale senza croci  
ma la luce già ci inonda  e il respiro si fa breve 
non è ancora cominciata  e già si mangia e si beve (taglia) 

E' mattino e mi avvicino 
sbilanciato da un tremore, 
vaga spinta, vaga forza, vago senso di dolore. 
Sì, sono caduto e l'ho voluto e 
oggi capiterà ancora, 
quello di cui avrei bisogno non si trova in questa aurora.  

Once again, the lights, have changed, 
once again, the lights, have changed.



gruppo musicale: Estra

(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)

lunedì 20 gennaio 2014

È COSÌ CHE HO SEMPRE DESIDERATO IL NOSTRO INCONTRO

È così che ho sempre desiderato il nostro incontro:
tu che mi chiedi scusa e che supplichi e implori e non te ne vai finché non dico: 
“Okay, possiamo riprovarci”. 
E io che mi lascio invadere dal tuo rimpianto, fino a sorridere, fino a dirti: 
“Non aspettavo altro, stronza. Ti ho sempre amata”.

Il nostro incontro non è stato quando ci siamo incontrati, ai tempi non sapevo e non potevo sapere che quello sarebbe poi diventato il primo incontro, e che ci avremmo ricamato sopra ricordandolo a ogni anniversario. Per me era un giorno come tanti, che poi è deviato, che poi è diventato percorribile, che poi è diventato strada, giardino e casa.

                                                                   * * *

È così che ho spesso sognato il nostro scontro: tu che vaneggi qualcosa, biascicando sul futuro che non arriverà, sul presente che non c’è, sul passato che è troppo passato. Io che peso ogni lettera, articolando perfettamente ogni singola parola sul futuro che ha in serbo per noi solo il meglio, sul presente che non pare orribile, sul passato che non è tutto da buttare.

Il nostro scontro è stato quando abbiamo smesso di scontrarci, a oggi non so ancora bene quando abbiamo smesso di incontrarci, di prendere strade diverse. Per me oggi è un giorno che vorrei assente, di quelli che… Adesso chiudo gli occhi, li strizzo forte e poi li riapro lentamente. Magari torna tutto come prima. E non devo cambiare casa, vederti spostare scatoloni e abiti e libri e lasciare foto e bigliettini scritti a mano.

                                                                   * * *

È così che ho sempre immaginato il nostro rincontro: tu che colpisci, incurante di colpire. Io che mi accorgo della botta, e nascondo il livido. E divento piccolo, piccolissimo, minuscolo, come un bambino che dopo aver giocato in strada con i compagni di classe, nasconde alla mamma il ginocchio sbucciato, un poco sanguinante.
Probabilmente sono rimasto ancora lì, e per un po’ ho finto di essere uomo.

                                                                   * * *

Forse tutto è una questione di quanto tempo uno ci mette a trovare un cerotto, e passare oltre.


Luca Lama








mercoledì 15 gennaio 2014

CITAZIONE 019 (rubrica)






In una strada lunga e deserta a est di Omaha puoi sentire i motori che si lamentano
come fossero una lunga canzone,
pensi alla donna o alla ragazza che hai conosciuto la sera prima.
Ma i tuoi pensieri presto vagheranno come fanno sempre quando viaggi per sedici ore
e non c'è molto da fare
e non sei tanto dell’'umore di viaggiare,
vorresti soltanto essere già arrivato.

Eccomi qui, ancora sulla strada,
eccomi, sopra il palco.
Eccomi, a fare ancora la star,
vado, volto pagina.

Così entri in un ristorante dietro la strada e ti senti gli occhi addosso,
mentre ti scuoti di dosso il freddo,
fingi che non ti dia fastidio, ma vorresti esplodere.
Sì, a volte li senti parlare, altre volte no,
i soliti vecchi cliché: "E' una donna o un uomo?" e sembri sempre più numeroso,
non osi prendere posizioni, prendere le tue posizioni.

Eccomi qui, ancora sulla strada,
eccomi, sopra il palco.
Eccomi, a fare ancora la star,
vado, volto pagina.

Là fuori sotto le luci, sei lontano milioni di miglia,
cerchi di dar via ogni goccia di energia e il tuo corpo versa sudore,
come la musica che suoni, sì.
Più tardi in serata mentre sei steso sul letto, sveglio,
con l’'eco degli amplificatori che ti risuona nella testa,
fumi l’'ultima sigaretta del giorno, ricordando quel che lei ha detto,
quel che lei ha detto.

Sì, eccomi qui, ancora sulla strada,
eccomi, sopra il palco,
eccomi, a fare ancora la star.
Vado, volto pagina,
vado, volto pagina,
vado, sì sì.
Vado, sì, vado, sì.


Sono andato.


Gruppo musicale: Metallica

(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)

martedì 7 gennaio 2014

ABBIAMO FATTO TRENTA





ABBIAMO FATTO TRENTA.
Questo è il mio nuovo libro. 
È un libro di poesie. 
Trenta poesie per l'esattezza.
Mi rivedo molto nel famoso modo di dire: "Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno".
Questa frase la pronunciò  (così pare da una mia sbrigativa ricerca) Papa Leone X. 
Il 1° Luglio 1517, nominò in un solo colpo trenta nuovi cardinali, anzi trentuno. Infatti, dopo aver già annunciato le nomine dei trenta, si rese conto di aver escluso un religioso del quale aveva la massima stima. Decise quindi di aggiungerlo alla lista e a coloro che si meravigliarono della modifica in corso d'opera, rispose proprio "Chi ha fatto trenta può fare trentuno".

È dedicato soprattutto alle persone incapaci di fare trentuno, che sono sempre a un passo da.  

Ci ho messo circa un'ora a scrivere queste righe che state leggendo.
Sapete, fino a qualche minuto fa questo era un post lunghissimo: raccontavo un paio di poesie, quanto ci ho messo per selezionarne trenta, quali ho lasciato fuori e perché, come mai la poesia, cosa rappresenta per me, cosa voglio comunicare con questo libro, come mai questo titolo, a quali poeti sono legato, la prima quando è stata scritta, cosa significa essere poeti nel 2014 eccetera eccetera.
E poi puf, ho selezionato tutto quello che ho scritto e l'ho cancellato, pure con una certa soddisfazione. 
Il fatto è che non c'è un vero e proprio motivo specifico del perché un tizio si mette in un angolo e inizia a scegliere parole; è così e basta, per un certo verso. 

Forse - per me - la poesia non è altro che una frase sopravvissuta a tutto quello che precedentemente ho scritto e poi cancellato. 

Detto ciò, concludo con una delle trenta poesie raccolte nel libro.


STELI SOPITI

Chiusi nel rifugio ad assaporare favole
con timide sbirciate al futuro.
Si posa sulle guance la fine del giorno, ma ancora uno,
in un sussulto più di mille parole.
I movimenti danzano nell'aria,
la nostra aria.
Noi, seduti nella tana, vestiti a festa
con abiti di seta lunghi come scie di profumo,
quello della nostra pelle.

Si sente tra le dita quello che manca.




P.S.
Poesia, dal greco: poiesis. 
Significato: creazione.

CASA EDITRICE: EDIZIONI DEL GATTACCIO
http://www.edizionidelgattaccio.it/index.html

FOTO DI COPERTINA:
MARCO SCOTUZZI

DOVE COMPRARE IL LIBRO:
http://www.edizionidelgattaccio.it/eg-abbiamofattotrenta-hp.html