lunedì 24 luglio 2017

QUARANTAMILA. E QUATTROCENTO



Sono diventate 40.000 le visite, le occhiate fugaci o le attente letture dei post su questo blog.
Ebbene, mi emoziona tutto questo andirivieni.
Chissà poi se, a volte, qualcosa vi rimane tra le mani; oppure se scivola via senza peso, come una sbirciata distratta. 
Poco importa, dico davvero.
Sto cercando - specie in quest'ultimo periodo - di dare il giusto peso alle cose, l'esatta consistenza; tanto per dosare bene le attenzioni a chi ha bisogno di maggiore presenza.

Dicevamo, sono 40.000.
"Quarantamila volte grazie. E grazie".

Mi piace festeggiare così, con uno dei post più letti di sempre.
Tra l'altro, mi tocca ammettere, ahimè, sempre molto attuale come pensiero. 
Eccolo:

OGNI VOLTA CHE UNA MIA EX FIDANZATA...

Ogni volta che una mia ex fidanzata mi presenta il suo compagno, a me il tipo pare un coglione.
Ci provo, davvero, mi impegno e mi sforzo a trovare qualità che a prima vista mi sono sfuggite.
Allora mi concentro a fondo e peso le cose che dice con quello che mostra. Cerco in tutti i modi di scorgere peculiarità celate di fronte alle mie probabili condizionate impressioni.
Ma non c’è niente da fare, generalmente è così. Anche quando parto con i migliori intenti, poi mi tocca confermare la prima impressione.
Inevitabilmente mi devo arrendere e constatare che “Ma questo è un coglione”, per ovvi motivi pronunciato tra me e me, per non infastidire la mia ex fidanzata con il nuovo taglio di capelli.

Però vorrei tanto non pensarlo.  Giuro.
Ripeto: vorrei tanto non pensarlo.
Può sembrare sarcasmo, ma non è esattamente così.
Cerco di capire se ciò può essere dettato da un gioco di ruoli sfavorevole a entrambi.
Alla fine - dato che accade così spesso - comincio a credere che ai tempi ha scelto me perché sono un coglione pure io.
È forse per questo che in passato avevamo una relazione.
E allora mi viene da sorridere.
Mi spingo oltre, mi viene anche voglia di fare amicizia, forse non proprio amiconi, ma lì vicino; che ne so, tipo compari in grado di parlarsi senza prendersi troppo sul serio, ma nemmeno troppo in giro.
Sapete, magari tra coglioni ci si intende.
Oppure, più probabilmente, siamo talmente coglioni che non capiamo nemmeno che potremmo andare perfino d’accordo.

N.B.
Ovviamente a parte un paio di tizi, che con loro proprio non ce la si può fare.
(un paio: non a caso proprio come i coglioni).
  
Luca Lama

giovedì 20 luglio 2017

PER ESSERE BEN VISTI E CONSIDERATI (rubrica)

Per essere ben visti e considerati, bisognò sbrigarsi alla svelta a diventare buoni amici dei borghesi perché quelli, nelle retrovie, man mano che la guerra andava avanti diventavano sempre più viziosi. L'ho capito sùbito tornando a Parigi e anche che le loro donne avevano il fuoco al culo, e i vecchi delle fauci grosse così, e le mani dappertutto, sui culi, nelle tasche.
Si ereditavano combattenti dalle retrovie, s'era imparata in fretta la gloria e i modi giusti di sopportarla con coraggio e senza dolore.
Le madri, un po' infermiere, un po' martiri, non lasciavano più i loro lunghi veli scuri, e nemmeno il diplomino che il Ministro gli faceva consegnare per tempo da un impiegato del Municipio. 
Insomma, le cose si andavano organizzando.
Durante dei funerali di classe, uno è anche molto triste, ma pensa comunque all'eredità, alle vacanze imminenti, alla vedova che è carina, e che ha del temperamento, dicono, e a vivere ancora, tu, proprio tu, per contrasto, molto a lungo, a crepare mai, forse... Chi lo sa?
Quando vai dietro a una sepoltura, ti fanno tutti delle grandi scappellate. 
Quello fa piacere. 



Allora è il momento di comportarsi bene, di avere l'aria a posto, di non scherzare ad alta voce, di rallegrarsi nell'intimo. È permesso. 
Tutto è permesso, nell'intimo.
In tempo di guerra, invece di ballare nell'ammezzato, si ballava in cantina. 
I combattenti lo tolleravano, e, meglio ancora, gli piaceva. Lo chiedevano appena arrivati e nessuno trovava indecenti questi modi. È il coraggio che in fondo è indecente. 
Fare i coraggiosi col proprio corpo? Chiedete un po' anche al verme di essere coraggioso, è roseo, pallido e molle, come tutti noi.


tratto da: Viaggio al termine della notte (Louis-Ferdinand Céline)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

domenica 16 luglio 2017

CITAZIONE 078 (rubrica)



Vivere come volare,
ci si può riuscire soltanto poggiando su cose leggere,
del resto non si può ignorare
la voce che dice che oltre le stelle c'è un posto migliore.
E un giorno qualunque ti viene la voglia
di andare a vedere,
di andare a scoprire se è vero
che non sei soltanto una scatola vuota
o l'ultima ruota del carro più grande che c'è.

Ma chiedilo a Kurt Cobain
come ci si sente a stare sopra un piedistallo e a non cadere,
chiedilo a Marilyn quanto l'apparenza inganna
e quanto ci si può sentire soli.
E non provare più niente,
non provare più niente
e non avere più niente da dire.

Vivere come nuotare,
ci si può riuscire soltanto restando sul pelo del mare,
d'altronde non si può tacere
la voce che dice che in fondo a quel mare c'è un mondo migliore
e proprio quel giorno ti viene la voglia
di andare a vedere,
di andare a scoprire se è vero
che il senso profondo di tutte le cose
lo puoi ritrovare soltanto guardandoti in fondo.

Ma chiedilo a Kurt Cobain
come ci si sente a stare sopra un piedistallo e a non cadere,
chiedilo a Marilyn quanto l'apparenza inganna
e quanto ci si può sentire soli.
E non provare più niente,
non provare più niente
e non avere più niente da dire.

Vivere come sognare,
ci si può riuscire
spegnendo la luce e tornando a dormire.


cantautore: Brunori Sas

(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)


venerdì 7 luglio 2017

PROPRIO TUTTO

Proprio tutto, questo manca.
Il fatto è che non c'è abbastanza
e se manca abbastanza,
manca tutto,
ma proprio tutto.

Senza abbastanza sarei vuoto.

E c'è troppo vuoto tra me e me per poterlo colmare in qualche modo.
Ed è per questo che sto seduto, impolverato come un soprammobile.
In realtà mi è sempre piaciuto il peggio di me, perché mi fa apparire così trasparente; spero che tu lo possa comprendere e magari anche apprezzare -se non chiedo troppo. 

Chissà poi dove posso accantonare tutto il pessimismo accumulato negli ultimi giorni, se non depositarne un po' tra le tue mani.
Chissà come si sta seduti dall'altra parte, quella opposta alla mia.
Sei comoda oppure no?
Mi viene da sorridere.
Ma non sorrido.
Vorrei anch'io ascoltarmi, e credermi, e annuire ai miei discorsi e.




La faccenda è che manca l'abbastanza,
e se non c'è abbastanza,
manca ogni presupposto,
ma proprio ogni cosa,
per cui l'inizio termina qui, 
a un passo prima di queste 23 righe.


L. Lama








lunedì 3 luglio 2017

CANTI NUOVI (rubrica)

Canti nuovi

Dice la sera: "Ho sete d'ombra!".
Dice la luna: "Io, sete di stelle!".
La fonte cristallina chiede labbra,
sospiri chiede il vento.

Io ho sete di aromi e di risate.
Sete di canti nuovi
senza lune né gigli,
e senza amori morti.

Un canto mattutino per cui tremi
la quiete dei ristagni
dell'avvenire. E colmi di speranza sia le onde che le melme.

Un canto luminoso e sereno,
pieno di pensiero,
vergine di tristezze e di angosce
e vergine di sogni.

E senza carne lirica che colmi
di risate il silenzio.
(Uno stormo di cieche colombe
lanciate al mistero.)

Canto diretto al cuore delle cose
e all'anima dei venti
e che riposi infine nella gioia
del cuore eterno.




tratto da: Poesie (di Federico Garcìa Lorca)


(dalla rubrica: Il giusto degli altri)