venerdì 29 giugno 2012

SOFFIO CHE FREME (rubrica)



Appeso ad un finale, inorridisco in finte fughe personali.
Mentre si dipinge il viso, lo specchio si appanna,
come se sparisse il volto, la figura e la posa.
Incido il suo nome sul muro come un aggettivo,
pare un disegno, un quadro dove poter tossire o strizzare gli occhi.

Alito, caldo. Fuori scende il freddo.

Il ricordo è tascabile, come un rullino colmo di foto.
Ti attendo alla luce, quella dove si intravedono i segreti,
briciole di respiri affannati, per restare in astinenza.
All'esterno piove forte, scendono le nuvole,
incollate al vetro barcollano le gocce prima di riunirsi.

Pulsa, all'interno. Solo per far rumore.

Nella caminiera la sua immagine, rubata.
Dondolante e inchiodato, di fronte lui,
il caldo alito appeso allo specchio,
sparisco in una pagina.

(Rubrica: poesia portami via)

martedì 26 giugno 2012

LO ASPETTI DA COSI' TANTO TEMPO CHE QUANDO ARRIVA NON SAI BENE COME SEDERTI



La aspetti da così tanto tempo che quando arriva non sai bene come sederti, e se sederti. 
O come stare in piedi senza però dare la minima idea di una persona che implora una poltrona. 
Così sbirci gli esseri umani sdraiati intorno a te, osservi di sfuggita i loro volti, ti focalizzi sugli occhi. Occhi stracolmi di pensieri che prima o poi saranno anche tuoi, e di chi di sta vicino. E possono raccontare storie che la tua penna preferita mai potrebbe, perché sono racconti silenziosi, comuni, perpetui. Così ti ritrovi perso a percorrere corridoi stretti come se fossi la pallina di un flipper. 
Sono luoghi senza sedie. 
Per un attimo devi metterti l'anima in pace e capire il prima possibile che non devi cercare una sedia, ma un modo comodo per stare in piedi. 
Ecco, prima lo capisci e meglio è. 
Ora sei abbastanza grande per comprendere e sentire l'odore della vita, quella vita lì, quella che ti racconta la vecchietta che abita da sempre al piano rialzato, quella che i film e i libri non riescono a narrare in maniera dettagliata. Non per mancanza di capacità dell'autore o dello sceneggiatore - senza offesa per nessuno - ma proprio non ci siamo, anzi, siamo proprio lontani dall'esserci. E il motivo è solo uno, e semplice: si scrive da seduti. E invece quella vita si trascorre in piedi, di corsa.


Luca L.


venerdì 22 giugno 2012

LEGGI IL QUINTO (e ultimo) FRAMMENTO

L’ufficio immobiliare odora di cartuccia per stampante, avete presente il profumo di inchiostro appena stampato su carta? Quello, a me inebria.
“Com’è la paga?”
“Se l’alternativa è niente, non puoi lamentarti…".
 
AL PUNTO CHE DISTURBI. Romanzo. Bittasi. E' ora.
http://www.produzionidalbasso.com/pdb_1093.html
 

martedì 19 giugno 2012

POI È CONSIGLIABILE SMETTERE DI PUNTUALIZZARE

Poi è consigliabile smettere di puntualizzare. 
Nota dolente: è molto complicato. Come smettere di fumare, di accumulare ritardi, di mangiucchiarsi le unghie, di prendersela per nulla, di fare quella battuta in più. Facciamo che a questo giro la frase perfetta la lasciamo a casa, chiusa nel cassetto insieme alle altre cose non dette, quelle cose talmente belle che condividerle sembra mostrarsi stupidi. Be', ottimo modo di essere stupidi due volte. 
Comunque non è questo il punto, il punto è puntualizzare, per l'appunto. 
E mi immagino col dito alzato mentre ti spiego a quale frase mi sono attaccato, quale parola ha generato e dato vita a una lunga serie di precisazioni destinate a colpire nel centro, a strattonare e schiaffeggiare. 
Tutto questo per la ricerca della verità, del chiarimento più sordo. 
Oggi va così, cambio gioco. 
Cambio come un serpente che muta pelle, perché davanti a questa strage chiamata vita quotidiana che fa impallidire qualsiasi messa a punto, qualsiasi voler chiarire è cercare di decifrare. No, questo martedì richiede rispetto, richiede di fare spazio e comprendere - una volta per tutte - cosa è un problema e cosa no. 
Allora, oggi c'è un problema che porta con sé una serie di prospettive per risolverlo, se intenzionati. Che poi il problema è tuo, mica mio. 
Per questo ribadisco che non mi interessa puntualizzare. Anzi sai cosa ti dico, ho smesso; spero definitivamente. 
E se dovessi drogarmi ancora di puntualizzazioni, vorrà dire che mi iscriverò a uno di quei Corsi dove ti aiutano a smettere di fare o assumere cose. Ok, proverò a non assumere più nessuna puntualizzazione. 
Ora mi sembra di stare meglio, e tu? Fai lo stesso? Ne avresti bisogno. 
Ops, scusa la puntualizzazione.

Luca L.

venerdì 15 giugno 2012

NEMMENO UNA GOCCIA (rubrica)



Al centro del discorso
c'era un particolare pronunciato rapidamente,
era quello, forse
l'ultimo brandello di sincerità.

Un uomo spigoloso seduto alla tavola rotonda
parla del mio futuro,
non può pretendere di essere ascoltato,
specie se è lui a pianificare la vita altrui.
Meriterebbe di risentire la sua voce, in diretta
e stupirsi di quante menzogne
trattiene a stento coi gomiti.
Sembra non avere ombelico
l'essere umano privo di malinconia.

Lamenta scarsa disponibilità e accentuata ostruzione
attraverso occhi vitrei e sorrisi dorati.
Ad ogni vocale due carati esibiti,
ad ogni frase duecento buche senza più pozzi.

(Rubrica: poesia portami via)

lunedì 11 giugno 2012

ALLA FINE, QUANDO TUTTO FINISCE, COSA TE NE FAI DELLA TUA PERFEZIONE?





Alla fine, quando tutto finisce, cosa te ne fai della tua perfezione? 
Della continua ricerca di essere perfetta, come se fosse sempre una corsa verso neanche sai cosa. 
Come ci riesci poi, ad apparire al posto giusto nel momento giusto? E soprattutto, non ti stanchi mai? Non ne hai le scatole piene di non fare una caduta, di inciampare, di commettere un errore, una sbavatura, una frase scorretta. 
Sembra di no, eppure appari talmente annoiata da te stessa e dalla ricerca della perfezione che mi piacerebbe solo per un attimo farti uno sgambetto, e farti cadere, e rompere il vaso immaginario che sembra sempre stretto tra le tue mani. Ma sì, oggi rompi il vaso! Sei tu preziosa, mica quello che crei o custodisci. 
Tu, soltanto tu. 
Troppo perfetta per mostrare agli altri che puoi essere presa in contropiede. Che noia. 
Questo ripeti mentre cerchi di dare spazio a qualcosa che non ti appartiene. E provo ad immaginarti ricoperta di errori, sì, saresti così buffa e divertente, in senso buono. Però sei troppo presa a puntare il dito, indicando una strada giusta, oppure la strada meno peggio. 
Be', oggi ti spingerò, e poi vediamo cosa succede. Non sei curiosa di sapere qualcosa che non sai, e poi scordartelo, e poi dover richiedere la stessa cosa anche più di due volte. Io, che di errori son circondato, a volte vorrei esser come te, e non solo a volte. E' un film già visto, tu che vuoi esser me, ed io che desidero avvicinarmi a come sei tu. Poi ci rifletto bene, e proprio non mi garba la perfezione, è più lagnosa della puntualità perenne, più mocciosa di una bimba viziata. Quindi, ora che questa serata sta finendo, tu, quando ti sdraierai sul letto poco prima di addormentarti, e ripenserai ai complimenti dei soliti posizionati nelle stesse inquadrature da anni, ecco, in quel momento spero che ti verrà la voglia di alzarti e di andare a dormire sul divano. Senti come si sta scomodi, che goduria. 
Questo è quello che avrei voluto dirti. E sono desolato per il nostro ultimo dialogo. 

"Ehi, non ti rompi le palle a cercare sempre la perfezione?"
"Per niente. Sempre meglio che essere come te che non sei mai sicuro di nulla, e quelle poche volte che sei certo di una cosa, puntualmente la sbagli".
"Ecco, sai la tua perfezione dove te la puoi ficcare?"
"Immagino..."
"In culo. Nel senso più anale che letterale".
"Io vado".

Sono rimasto lì, e un certo senso sono ancora lì, appeso ad ammirarti. 
Magari a volte sbadiglio, concedimelo. 


Luca L.



martedì 5 giugno 2012

FRAMMENTO N° 4

"22 settembre. La stagione delle mani in tasca.
Biologicamente fiorisco, in esatto contrasto con i piani di Madre Natura e con l’egocentrica primavera. Probabilmente in un'altra vita ero una pianta Colchicum autumnale, che ha come peculiarità di germogliare in autunno, questo sì che è andare controcorrente!
La stagione autunnale per me è una poesia lunga tre mesi, e per apprezzarla occorre essere un po' malinconici e introversi..."
 
 
 AL PUNTO CHE DISTURBI. Basta la parola.
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venerdì 1 giugno 2012

SAI COSA GLIENE FREGA

Sai cosa gliene frega. 
Se ne sbatte dei discorsoni, dei titoli che in questi giorni giganteggiano dappertutto. 
Se ne strasbatte lui. 
Lui è una persona comune, un lavoratore come tanti.
A lui cosa vuoi che gliene importi? 
Ha altri problemi. 
Sta arrivando un altro fine mese, e l'ultimo è stato pessimo, e il prossimo non si sa, ma i presupposti sono pessimi. 
A lui, che forse è come te, come moltissimi altri, a lui sai che gliene frega? Niente, nulla, un cazzo. 
Niente di niente. 
E ha ragione.

Luca L.