giovedì 28 marzo 2013

CITAZIONE 001 (rubrica)




Non preoccupatevi per me se fuori piove,
non preoccupatevi per me non ho mai amato il sole.

Non preoccupatevi per me se rispondo male,
non preoccupatevi per me se poi sto come un cane.

Ma ricordatevi di me quando le nuvole saranno vuote e non incontrerete facce amiche,
nei nostri cuori germoglieranno pietre.

Non preoccupatevi per me se resto solo,
non preoccupatevi per me io guardo sempre altrove,
non preoccupatevi per me io valgo poco,
non preoccupatevi per me, non sono ancora un uomo.

Ma ricordatevi di me quando le nuvole saranno vuote e non incontrerete facce amiche
nei nostri cuori germoglieranno pietre,
germoglieranno pietre,
germoglieranno pietre.


Gruppo musicale: Invers.



(Dalla rubrica: citarsi è un po' deprimersi)

lunedì 18 marzo 2013

DAVVERO PENSAVI DI NON FARTI MALE?





Davvero pensavi di non farti male? 
Mi vuoi far credere che credevi possibile un lieto fine?
Incredibile. Come hai potuto solo pensarlo, e immaginarlo. E dopo averlo immaginato per così tante volte quasi quasi hai pensato potesse diventare parte integrante della realtà. Che roba! Non ci posso credere, tu, proprio tu, ci hai creduto! Non me lo sarei mai aspettato (frase di circostanza).
E adesso ti lecchi le ferite, e blateri, e scrivi, e bevi, e ti incazzi, e sudi, e telefoni, e scrivi sms, e imprechi, e cammini, e corri, e pedali. Nulla serve. Nulla di tutto questo. Nemmeno riavvolgere il tempo servirebbe, perché ci cascheresti di nuovo. E ti senti vittima, pensi di essere stato ingannato. Forse. Ma non è questo il punto. Il punto è che era chiaro fin dal principio. E non venire a fare la faccia sorpresa, quella da cagnolino bastonato sotto la pioggia. No no. Cazzo, ma non hai visto che era tutto chiaro fin dall’inizio?!
“Certo che l’ho visto! Lo sapevo perfettamente. Ne ero cosciente.”
Già. Eppure non è bastato, non è servito a mettere freno. Parliamoci chiaro, quando si vede una discesa, è quasi impossibile non sentire il desiderio di sdraiarsi e cominciare a rotolare. Poi il burrone arriva. Ma chissenefrega. Che sballo rotolare, rovesciarsi, capitombolare.
 
Altro che amore. Qui si parla di passione. Non si scherza.

E’ un po’ come sbranare l’intimità e renderla impetuosa, sanguigna. Altro che l’amore e le sue pose educate, senza sbavature. Qui si parla di passione incosciente. Quella che fa male come minimo a tre persone, e una non sta giocando. E ora, cosa fai?
Me ne strasbatto quando citi: irrefrenabile… non so cosa mi sia successo… e però anche lei… è tutta colpa di quella serata, di quella frase… Ripeto, me ne strasbatto, me ne fotto dei tuoi lamenti ebbri. Vai a raccontarli ai tuoi amichettidisempre che ti ascolteranno con la testa inclinata, fingendo di soffrire insieme a te. Ma per favore! Che noia che sei. Non mi fai pena, nemmeno tenerezza. E risparmiami il tuo nodo alla gola, piuttosto strangolati con quel nodo.
Se vuoi ci beviamo su, però niente pietismi da sedicenni incavolati col mondo. Sei stato ingenuo. E po’ mi spiace, come mi dispiace aver colto la tua situazione; tuo malgrado probabilmente. Guarda, me lo sarei risparmiato volentieri.
Però vedi, c’è una sola cosa da capire: le persone sono cattive. Anche quelle buone possono essere cattive. Anche le persone belle possono essere cattive. Anche tu. Pure io, volendo.
Siamo nel pieno del “Potevo pensarci prima”, e non serve. Non serve a nulla. Però dai, a volte una serata vale un mese.
E se mi richiedi una cosa che non sai, beh, caro mio, è questa: non sei l’unico.
Non sei il solo. Non sei nemmeno la novità. Forse non sarai nemmeno l’ultimo a spasimare per questa tresca.
E’ così. Hai provato a fregare, e sei stato fregato. Nulla di più semplice e, se mi permetti, anche banale.
Vuoi una carezza? Okay, ma ti avviso, avrà il suono di uno schiaffo.

Luca L.

mercoledì 13 marzo 2013

CON IRONIA SI POSAVA (rubrica)





Con ironia si posava 
come fiamme sul fuoco.

Gustava un ghiacciolo al limone 
per colazione.

Appoggiata tra scale strette, 
lontana da casa.

Arrestò pose isteriche. 
Pacifica in gabbie agganciate dai sintomi.


(dalla rubrica: Poesia portami via)

martedì 5 marzo 2013

MENO MALE CHE CI SEI TU


Meno male che ci sei tu, che sai sempre la cosa giusta da dire. Come farei senza di te, che sai sempre la frase corretta da scrivere. Mi fai sentire così fortunato. Ricevere i tuoi preziosi consigli non richiesti è una sensazione meravigliosa. Poi quando butti tutto sull’ironia, quando ti dimeni per scovare la battuta che tieni sempre in tasca, ecco, in quel preciso momento vorrei stringerti la mano, applaudirti, lodarti. Che piacere poi quando giochi a nascondino tra il detto e il non detto, tra il pensato e il chissà, tra stavo scherzando e un po’ sì e un po’ no. Sublime. Che gioia. E io ottuso a volte fatico a capire il tuo sarcasmo, ed è un peccato, perché la tua satira è unica.
Mi piace soprattutto quando suggerisci l’azione giusta da fare o la parola giusta da pronunciare, tu, che non ti esponi mai, che sei sempre contro tutti e non stai mai dalle parte di nessuno, nemmeno dalla tua di parte. Tu che hai il dito puntato e la sconsolazione nell’anima, perché tanto oramai è tutto così e tutti sono fatti in questo modo. Anche quando fai la persona umile, dentro ti esce una superbia antipatica che più antipatica non si può.
E ti diverte stare lì, all’angolo del tavolo, a sentenziare che sopra e sotto non va bene. Oggi, in questo preciso istante - mentre leggi queste righe che avrebbero potuto essere scritte in altro modo – vedo dentro la tua testolina, noto scorrere centinaia di riflessioni contraddittorie tra loro. E per una volta sola, per un attimo, immagina di dare vita a un pensiero non reversibile, non capovolgibile, e mantienilo fino a quando diventa un’espressione verbale.
Io sono qui ancora seduto allo stesso tavolo di ieri, e ti attendo, aspettando con ansia.
Aspetto la tua, solo tua, esclusiva, incomparabile, irripetibile, originale… Presa di posizione.
Ripetilo.
Presa di posizione.
Senza spiegazione aggiuntiva, senza critica verso quello, senza indicazione verso quella. Senza alcun condimento. Ecco.
E se ti senti vulnerabile, indifeso, disarmato, esposto, scoperto; beh, sei dalla parte giusta. Ed è l’unica parte che conta, la tua. Per quanto sbilenca, per quanto astrusa, per quanto errata.
Che goduria sentirtela dire e stare ad osservarti.
Se accadrà, sarà bellissimo. Se avrai detto una cazzata, sarà una straordinaria cazzata. E tu, sarai meravigliosamente indifeso, danneggiabile. Ma di una bellezza unica.

Ora andiamo a sparare cazzate seduti sulla panchina del parco comunale.
“E ti ricordi quella volta che ci eravamo promessi che non saremmo più tornati in questo posto?”
“No”.
“Davvero non te lo ricordi?”
“Certo che me lo ricordo. Scherzavo”.
“Quanto è bello stare qui”.
“Già. Una figata”.
“Dovremmo tornarci più spesso”.
“Assolutamente sì”.

E non ci siamo più tornati in quel parchetto. Però che bel pomeriggio è stato, quel pomeriggio.


Luca L.