mercoledì 27 luglio 2016

VORREI CHE FACESSI PRESTO

Vorrei che facessi presto.
Comincio a stancarmi di vedere il lato brutto delle cose belle.

Mi piacerebbe che tu possa fare in fretta.
Inizio a non voler più vedere il lato da mostro delle persone deliziose.

Vorrei tanto che ti sbrigassi.
Mi spossa vedere quando si innervosiscono persone sempre tranquille.

Desidererei che fosse già domani e, che magari togliessi tutto questo grigio dai miei occhi.
Mi delude notare il lato ruvido delle persone lisce.

Vorrei che facessi presto. E subito.
Comincia a sfiancarmi fare il resoconto di un anno che mostra la parte brutta proprio sul più bello.

Mi piacerebbe che tu possa fare in fretta. E immediatamente.
Incomincia ad annoiarmi questo continuo battibeccare. Ho labbra. Non ho un becco, e questo basta.

Desidererei proprio che ti spicciassi e, che magari potessi proteggermi e farti proteggere.
È sconfortante assaggiare dagli altri la parte amara delle cose dolci.

Vorrei che facessi presto.
Vorrei che tu facessi presto. Perché io sono già in ritardo.
Vorrei che non parlassimo di mesi, ma di giorni.
Vorrei che facessi prestissimo. Ecco.




L. Lama

mercoledì 20 luglio 2016

RECENSIONE: libro AL PUNTO CHE DISTURBI (spot)

E poi c'è questa recensione fatta al mio primo libro, be', grazie.
Molte grazie.




"Piedi per terra. Per terra sull'asfalto, sull’asfalto cittadino. Così ci si sente fin dalle due citazioni scelte come benvenuto per il libro di 34enne milanese Francesco Bittasi. Piedi per terra, occhi aperti, orecchie attente, al punto che disturba, quasi, la città, così viva, così vera, così violentemente contraddittoria. Pubblicato dalle Edizioni del Gattaccio, il volume richiama il concetto con il titolo, anche se si rifà a tutt'altro, e poi leggendo il lettore si accorge, capisce che “Al punto che disturbi” non sei “tu” che leggi, e non sei “tu” Milano, ma in qualche modo siete entrambi coinvolti.
Complice la notte, che in una metropoli è piena di luci e di voci, sembra che l’insonnia abbia pervaso ogni via, e chi dormiva è stato certamente svegliato dal boato che apre il racconto. Da lì si apre la diga della narrazione e scorre un fiume di microstorie che si riversano nella mente di chi legge, e soprattutto negli occhi.
Il barista, il passante, la donna affianco in coda in un negozio, il ciclista e una “lei” che slega la bicicletta. Chi più importante, chi meno, per l’esito del filo narrativo principale, tutti contribuiscono all'affresco milanese che Bittasi dipinge con abilità, con uno stile di puntinismo realistico in cui ogni tocco è una esistenza, uomo o oggetto, ed è “piazzata” nel momento e nel posto giusto. Perché una città come Milano non permette tentennamenti né perplessità, per non parlare delle imprecisioni.
I tram, il supermercato e il bar. La catena della bici e il portone. L’attraversamento pedonale e chi lo percorre, sfuggendo ad un rosso che in agenda non è proprio previsto. Tutto è famigliare per chi conosce e vive la città di Milano come l’autore che vi è nato e cresciuto, e che come protagonista ha scelto un venditore di case, perfetto per una città così”, ritratta in un’epoca in cui la speculazione immobiliare è il secondo tema dopo quello del “non ci sono più le mezze stagioni, davanti ad un caffè preso di corsa. “Perché la città è quella che è” e ha fretta di crescere. Forse per questo, anche, “più di una faccia in strada non ha un bel colore”, e sarà anche per il lavoro, o meglio, per la sua mancanza. Un, se non “il” tema ricorrente nel libro, spesso invece che preso di petto, lasciato trapelare dai gesti quotidiani di cui è tempestato il libro fino al finale. “Poi andrò a cercare lavoro, ci sarà un mestiere per me senza il sottotitolo: stagista/tirocinante. Nel frattempo, vado a comprare una pentola, un cucchiaio e un fischietto, mi servirà quando a 60 anni scenderò in piazza con i miei coetanei a manifestare per una pensione che non avremo”.

Link: 

https://omnimilanolibri.com/2014/12/01/al-punto-che-disturbi/





sabato 16 luglio 2016

CITAZIONE 060 (rubrica)



Ho fatto un sogno che correvo tutto il tempo e
la vita era come una cometa che cade dal cielo,
mi sono svegliata così spaventata nell'alba, così chiara, 
prezioso è il tempo che abbiamo qui.

Non siamo abbastanza saggi da dare tutto quello che siamo,
sicuramente siamo abbastanza luminosi per mettere in ombra le stelle
ma il genere umano viene così, perso nel trovare la sua strada 
ma abbiamo la possibilità di fare la differenza fino al giorno della nostra morte.

E si potrebbe pregare Dio o dire che è destino,
ma penso che stiamo solo nascondendo tutto il possibile.

Non siamo abbastanza saggi da dare tutto quello che siamo,
sicuramente siamo abbastanza luminosi per mettere in ombra le stelle
ma il genere umano viene così, perso nel trovare la sua strada 
ma abbiamo la possibilità di fare la differenza fino al giorno della nostra morte.

Tutto quello che sto realmente chiedendo è: che cosa stiamo facendo qui?
Stiamo solo uccidendo il tempo di anno in anno,
in questo grande mondo, nessun altro può giocare la nostra parte
non è tempo di svegliarsi, stare su e dare tutto.

Sicuramente siamo abbastanza luminosi per mettere in ombra le stelle
ma il genere umano viene così, perso nel trovare la sua strada 
ma abbiamo la possibilità di fare la differenza fino al giorno della nostra morte.

Abbiamo la possibilità di fare la differenza fino al giorno della nostra morte,

abbiamo la possibilità di fare la differenza fino al giorno della nostra morte.


gruppo: Lamb

(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)

martedì 5 luglio 2016

NESSUN RANCORE

Nessun rancore.
Credimi.
Va proprio bene così e, se mi permetto: è giusto così.
Senza dubbio, giustizia è stata fatta.
E anche se siamo distanti e non ci incrociamo neanche per caso, devo dire che mi va bene così: e ti voglio bene ugualmente. Anche se il bene non è più espandibile né condivisibile. È chiuso in un barattolo un po' impolverato, ma è pur sempre del bene.
Ho parlato di te e di noi con chiunque mi passasse a tiro: ho raccolto un mucchio di pareri (contrastanti) tra loro. Ma un'opinione l'ho trovata molto calzante, ed è questa:

È normale il suo comportamento. È inevitabile.
Quando una persona ha passato molto tempo a emulare un'altra persona, alla fine del rapporto proverà rancore e, se prima ogni frase pronunciata da te veniva presa, ripetuta e incorniciata; a rapporto concluso: è ineluttabile che qualsiasi cosa dirai/farai sarà dal suo punto di vista errata.
E non perderà la minima occasione per contrastarti, per essere in disaccordo.
Per qualsiasi cosa, qualsiasi proprio. È normale.
Ma non lo farà con cattiveria e dovrai accettarlo, non essendo più il suo punto di riferimento.
Se gli vuoi bene, devi accettare questa sua nuova (e oramai conclusiva) fase.
"Certo che gliene voglio."
Hai presente quando un adolescente fa tutto l'opposto di quello che gli dicono i genitori? Ecco, il processo è simile, soprattutto in età avanzata.
È soltanto un cambio di punto di riferimento. Sarà capitato anche a te di essere al suo posto e fotocopiare parole o modi di fare di altre persone.
"Sì sì, mi è già capitato. Anche più di una volta, con persone che mi hanno fatto crescere."
Ecco, adesso tocca a te.
Pensa a tutti i punti di riferimento che hai avuto nella tua vita...
Ebbene, non è difficile credere che anche tu possa essere (o essere stato) un punto di riferimento per qualcun altro.
Per cui, credimi, non prenderla sul personale, mai. È molto importante non prenderla sul personale.
Prendi la sua emulazione come attestato di stima.
E prendi adesso queste sue critiche gratuite come la fine di qualcosa che comunque non poteva durare per sempre, per varie ragioni; piuttosto ovvie da quello che mi racconti.
La questione più importante è questa:

In verità non critica realmente te, ma il suo ruolo che ha avuto rispetto a te.
La sua distanza è dalla dinamica con te, non da te. 
Ripeto: non prenderla sul personale. 
Perché non serve mai prenderla sul personale.




Chiaro. Tutto abbastanza chiaro.
Curioso.
Chissà se poi è realmente così?!
Non saprei, però mi affascinano un sacco i punti di vista diversi dai miei.
Cioè, le mie impressioni non le trovo così tanto interessanti da scriverle su un blog.
Ma le tue di impressioni sì.
Prendila come un attestato di stima incondizionato.
E grazie per le tua frase, che è splendida, come te.


Luca L.