mercoledì 28 maggio 2014

A VOLTE MI CHIEDO SE SMETTERAI MAI DI PARLARE DI NOI

A volte mi chiedo se smetterai mai di parlare di noi.
Certe volte mi domando se ci sederemo sempre allo stesso posto, in quell'angolo, a vedere le stagioni che si alternano, e pensare che abbiamo gli stessi maglioni di lana di quando ci siamo conosciuti; quindici anni fa.
Mi dispiace veramente non poter fermare tutto questo, mi dispiace non saper scrivere quello che è ora. 
Il fatto è che questo blog sta diventando un delirio allo specchio e, se non sapessi che ogni tanto ci inciampi sopra, probabilmente non mi scomoderei tanto.

Confido in te.
Perché non posso fidarmi di me.

Sembra sempre che ho qualcosa da dire quando mi chiedi quello che mi piacerebbe. E non oso mai dire che non lo so, che stavolta non ho nemmeno voglia di pescare qua e là un paio di frasi rubate alla memoria. 
Poi ti inganno, e cerco di propinarti qualcosa che ho già sentito, qualcosa che ho già detto, e pare aver riscosso successo; un po' come se ti cantassi il ritornello di una canzone famosa, che però tu non conosci. 
E allora sì che il dialogo si fa interessante tra noi, senza pause troppo lunghe né troppo corte.



Luca Lama





martedì 20 maggio 2014

SONO STATO AL MIO PRIMO GRUPPO... (rubrica)





Sono stato al mio primo gruppo di sostegno due anni fa dopo che ero tornato dal mio medico per l'insonnia. Tre settimane senza dormire. Tre settimane senza sonno e tutto diventa un'esperienza extracorporea. Il mio dottore ha detto: "L'insonnia è solo il sintomo di qualcosa di più importante. Scopri che cos'è che non funziona davvero. Ascolta il tuo corpo".
Io volevo solo dormire. Volevo piccole capsuline blu di Amytal Sodium, quelle da duecento milligrammi. Volevo quei piccoli proiettili rossi e blu di Tuinal, Seconal color rosso rossetto.
Il mio dottore mi ha detto di masticare radici di valeriana e fare più moto. Prima o poi mi sarei addormentato.
Dal modo da vecchio frutto ammaccato in cui mi era cascata la faccia mi avresti dato per morto.
Il mio dottore ha detto che se volevo vedere dolore vero dovevo fare un salto alla First Eucharist il martedì sera. Dare un'occhiata ai parassiti cerebrali. Dare un'occhiata alle malattie degenerative delle ossa. Alle disfunzioni organiche del cervello. Dare un'occhiata a come tirano avanti i malati di cancro.
Allora ci sono andato.
Al primo gruppo dove sono andato, ci sono state le presentazioni. Questa è Alice, questa è Brenda, questo è Dover. Tutti sorridono con quell'invisibile pistola puntata alla testa. Io non do mai il mio vero nome ai gruppi di sostegno.


autore: Chuck Palahniuk


(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

giovedì 15 maggio 2014

CITAZIONE 025 (rubrica)





Pazzo, pazzo, pazzo...

Io non riesco a togliermi questi ricordi dalla testa,
è una specie di follia che ha cominciato a svilupparsi.
Io ho cercato con tutto me stesso di lasciarti andare,
ma c'è una specie di follia che mi sta mangiando vivo.

Ho finalmente visto la luce
e ho finalmente realizzato
cosa sei per me.

E adesso ho bisogno di sapere
se questo è vero amore o
se è solo la follia che ci sta mantenendo a galla.
Ma quando mi volto e vedo tutti i litigi stupidi che abbiamo avuto 
capisco che era questa specie di follia che prendeva il controllo.

Ho finalmente visto la luce,
e ho finalmente realizzato
di cosa hai bisogno.

Pazzo, pazzo, pazzo...

E adesso ho finalmente visto la fine,
e non mi aspetto che a te interessi,
e ho finalmente visto la luce,
e ho finalmente realizzato
che ho bisogno del tuo amore,
che ho bisogno del tuo amore.

Vieni da me, in sogno,
vieni e salvami.
Sì, lo so, non posso sbagliarmi,
e forse sono troppo testardo
il nostro amore è...
follia.



gruppo musicale: Muse

(dalla rubrica: citarsi è un po' deprimersi)

giovedì 8 maggio 2014

è uscito ABBIAMO FATTO TRENTA

È uscito il secondo libro (in Groenlandia non usano l’aggettivo possessivo, e oggi ho deciso di accodarmi al loro pensiero).
È un libro timido, che a un certo punto ha deciso di uscire per il troppo bussare.
È intimo, come una poesia che fino al giorno prima era scritta solo su un foglio di carta stropicciato.
È stato scritto lontano da una tastiera, a penna; in luoghi scomodi.
È il mio biglietto da visita, stropicciato e un po’ sbavato; come il sottoscritto.  






ABBIAMO FATTO TRENTA

Trenta poesie in viaggio nel quotidiano, in attesa di qualcosa e di presa d’atto che se ne può cavare poco.
Un giro - comunque - con una torcia elettrica in mano nell'istante e nella solitudine tranquilla, con la capacità antica e dimenticata di scorgere passi altrui dietro gli spigoli e i sentimenti. Situazioni che stupiscono ogni volta e che ogni volta cercano parole diverse per dirle. Parole da cercare con il lanternino. Altro che torcia elettrica, che abbaglia.
Gli oggetti lasciati, i gemiti della notte, un livido nascosto da più di una bugia. Questo poeta è un poeta del coraggio, ma è ancora seduto - è lì da secoli - vicino alla prima domanda postagli molto prima chissà da chi, ammanettato dai suoi precisi crimini.
Così distante da lei che le ginocchia si premevano appena.

Per essere più felice dovrebbe solo stare più attento.



- Abbiamo fatto trenta - 
Casa editrice: Edizioni del Gattaccio
link: http://www.edizionidelgattaccio.it/eg-abbiamofattotrenta-hp.html