martedì 29 agosto 2017

QUANTO GARBO (1 di 2)

Quanto garbo.





Sai, mi è sempre piaciuta questa cosa di te.
Questa cosa è quella di curare le anime fragili.
Già, è proprio un gran pregio.
E poco importa se l'anima fragile
non appare friabile,
anzi,
la maggior parte delle volte appare forte e robusta.
Noi sappiamo benissimo che quelle sono persone delicate,
ci mettiamo un secondo a capirlo.

Io ci ho impiegato un battito di ciglia.

Ora mi viene da sorridere e penso a quanti chiarimenti 
e petto in fuori
e virtuosismi con vocaboli incerti
e puntare i piedi
e indice alzato
e preghiere mascherate da richieste di rispetto
e mostrare montagne dove in realtà c'è solo paura della frana.

Ci scommetto, 
anche tu ci avrai impiegato un attimo a capirlo,
e a tendere la mano.


Luca L.




sabato 26 agosto 2017

SABATO MATTINA IO E ASTRID SIAMO ANDATI AL MERCATO (rubrica)

Sabato mattina io e Astrid siamo andati al mercato, come ogni sabato mattina tranne quando eravamo in giro a qualche fiera o al nord a incontrare qualche rivenditore.
Abbiamo lasciato il nostro furgoncino giallo appena fuori dalle mura di Trearchi, che tra i centri abitati della zona è l'unico ad avere una dimensione quasi urbana; abbiamo camminato in salita verso la tripla fila di bancarelle allineate sotto i platani. Mano nella mano, con tutti i nostri ricettori sensoriali attivati, ci siamo addentrati tra i venditori vocianti e gesticolanti di materassi e piante e biancheria intima e portafogli e formaggi e frutta e verdure, nell'odore di pesce fritto e nella calca di persone che camminavano lente avanti e indietro guardando a destra e a sinistra e parlando e indicando e fermandosi e salutandosi guardando guardando guardando. Era come uscire dallo stato di quasi-invisibilità di quando eravamo sulle colline, per vederci dal di fuori attraverso gli occhi degli altri: due campagnoli mezzi stranieri in città, ansiosi di approvvigionarsi di sensazioni variegate dopo sei giorni di quiete quasi perfetta.



Ogni volta restavo affascinato dalla varietà di tipi umani, fisionomie, proporzioni, stili. Mi ricordavo d'improvviso di quante differenze esistono al mondo, quante combinazioni possibili. Passavo tra le ragazze e le donne incantate nell'osservazione di gonne e cinture e minuscole mutandine, raccoglievo sguardi in movimento, facce, braccia, sederi, gambe, colori e consistenze di capelli, e mi immaginavo per un istante una vita con ognuna di loro, totalmente diversa dalla vita con Astrid. Erano solo lampi di pensieri, eppure mi lasciavano uno strano senso di perdita mentre camminavo oltre le bancarelle, dubbi su quello che avevo.
Astrid frugava nei mucchi colorati di magliette e gonne e canottiere di cotone insieme alle ragazze e alle signore del posto, in un gioco femminile che non aveva molto spazio nella nostra vita quotidiana fatta di lavoro al telaio e nell'orto e infinite piccole e medie incombenze pratiche. Ogni tanto tirava fuori dal mucchio qualcosa che le piaceva o la incuriosiva, se l'appoggiava al petto o alle anche per verificarne forma e misura. Esitava, assorta più che incerta, finché mi affacciavo di fianco a leri e cercavo di spingerla a una conclusione. Dicevo: "Ti piace?", "Lo vuoi?".


tratto da: Durante (di Andrea De Carlo)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

giovedì 17 agosto 2017

SMETTILA, HAI CAPITO? (rubrica)

Smettila, hai capito? di immaginarci.
Siamo dove siamo, non dove a te
piacerebbe che fossimo ogni sera
poco prima del niente
per non perderci d'occhio, per tenerci
oh amorevolmente! sotto controllo...
Fai tutto difficile, come sempre.
Hai sempre reso tutto più difficile.
Anche allora, defilarci lasciandoti
a una normalissima orfanità
è diventato un caso, una catastrofe,
un sopruso atroce, contro natura...
E adesso, con questa tua fissazione
di rimetterci in scena ogni momento,
tu regista, tu solo spettatore,
curando ogni dettaglio, quella luce
che da rosa si fa viola, quell'ombra
sempre più evanescente
che la sedia disegna sulla ghiaia,
quella mano d'adulto che si posa
in primissimo piano su una mano più piccola e più bianca,
cosa ti riprometti? Non dirai
che è per noi che lo fai... Su, lascia perdere,
non volere dal tempo
quello che il tempo non potrà non darti:
prega per la nostra quiete, e basta.



tratto da: Barlumi di storia (di Giovanni Raboni)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

mercoledì 9 agosto 2017

LA COSA BELLA DI AGOSTO

La cosa bella di agosto
è
che poi arriva settembre.

E tutto quello che c'è ora,
poi apparirà lontano, distante.
Come l'incantesimo che sussurra: puf!

Perché settembre è come un nuovo inizio,
un nuovo anno, un nuovo decennio, un nuovo te.

Oggi, il bello di settembre è che deve ancora arrivare.
Nel frattempo puoi mescolarti e metterti in discussione,
puoi studiare cosa ti piacerebbe diventare e, magari, diventarlo.

Il bello di agosto è che poi giunge settembre.
E tutti i cattivi pensieri che hai appiccicati addosso, poi,
potranno essere spazzati via, come il vento fa col caldo.
Come l'autunno fa con l'estate.

Il bello di agosto è che hai tutta questa quantità di tempo per trasformare e trasformarti.
Questo è il fascino, la magia.

Il bello di settembre è che si riparte dal via!
E settembre è come un ospite tanto invocato
che ti fa scalpitare durante l'attesa.

La cosa bella di agosto
è
che poi arriva settembre.





L. Lama



martedì 1 agosto 2017

CITAZIONE 079 (rubrica)

A Chester Bennington. 
(R.I.P.)

* * *



(Inizia con)

Una cosa / non so perché
non importa neanche quanto ci provi,
ricordatelo / ho scritto questa canzone
per spiegare in tempo tutto quello che so,
è che il tempo è una cosa preziosa,
vedilo volare mentre i secondi passano,
vedilo passare fino alla fine del giorno.
L’orologio fa passare la vita
è cosi falso,
non ero attento,
vedi il tempo volare fuori dalla finestra.
Ho provato a fermarlo / ma non sapevo neanche
l’ho sprecato tutto solo per vederti andare via.
Ho tenuto tutto dentro di me e anche se ho provato / è tutto rovinato,
quello che era per me / sarà / solo un ricordo / del tempo quando ho provato,
così tanto e ci sono quasi riuscito,
ma alla fine non importa neanche,
dovevo cadere per perdere tutto,
ma alla fine non importa neanche.

Una cosa / non so perché
non importa neanche quanto ci provi,
ricordatelo / ho scritto questa canzone
per ricordarmi quanto ci ho provato.
Anche se mi stavi prendendo in giro,
ti comportavi come se fossi la tua proprietà,
ricordandomi tutte le volte che hai litigato con me.
Mi sorprendo che è andata così (lontano),
le cose non sono come erano prima,
non mi riconosceresti neanche più,
non è che mi conoscevi prima
ma torna tutto a me.
Alla fine hai tenuto tutto dentro e anche se ci ho provato / era tutto inutile
Quello che era per me / sarà solo un ricordo / del tempo quando ho provato
così tanto e ci sono quasi riuscito,
ma alla fine non importa neanche,
dovevo cadere per perdere tutto,
ma alla fine non importa neanche.
Mi fidavo di te,
spingevo quanto potevo e per tutto questo
c’è solo una cosa che dovresti sapere.
Mi fidavo di te,
spingevo quanto potevo e per tutto questo
c’è solo una cosa che dovresti sapere.
Ci ho privato così tanto e ci sono quasi riuscito,
ma alla fine non importa neanche,
dovevo cadere per perdere tutto,
ma alla fine non importa neanche.


gruppo musicale: Linkin Park

(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)