venerdì 24 febbraio 2017

QUELLA MATTINA MI VERSA IL WHISKY (rubrica)

Quella mattina mi versa il whisky sulla pancia e poi se lo lecca tutto. Il pomeriggio tenta di buttarsi dalla finestra.
Le dico: "Holly, non possiamo mica andare avanti così. Bisogna finirla".
Siamo seduti sul divano di uno degli appartamenti del piano di sopra. C'erano stanze vuote tra cui scegliere, ma avevamo bisogno di un appartamento, un posto in cui poterci muovere e parlare. Perciò quella mattina avevamo chiuso la reception del motel e c'eravamo trasferiti di sopra in uno degli appartamenti.
Lei mi fa: "Duane, questa storia mi sta uccidendo".

Beviamo Teacher's con acqua e ghiaccio. Avevamo anche dormito un po', tra la mattina e il pomeriggio. Poi a un tratto lei salta giù dal letto e minaccia di buttarsi dalla finestra in mutande. L'ho dovuta trattenere a forza. Va bene che eravamo solo al secondo piano, però, lo stesso...
"Basta", mi fa. "Non ce la faccio proprio più".
Si tocca la guancia con una mano e chiude gli occhi. Comincia ad agitare la testa avanti e indietro e a mugolare uno strano verso.
Vederla in quello stato mi fa venire voglia di morire.
"Non ce la fai più a fare che?", faccio io, anche se naturalmente non lo so bene.
"Non te lo devo certo spiegare di nuovo per filo e per segno", fa lei. "ho perso il controllo. Ho perso il mio orgoglio. Una volta ero una donna orgogliosa".

È una bella donna che ha da poco passato i trenta. È alta e ha lunghi capelli neri e occhi verdi, l'unica donna con gli occhi verdi che abbia mai conosciuto. Ai vecchi tempi le dicevo delle cose a proposito di quegli occhi verdi e lei mi diceva che era proprio per via degli occhi che sapeva di essere destinata a qualcosa di speciale.
Lo sapevo anch'io, altroché!
Per una cosa o per l'altra mi sento uno schifo.
Sento il telefono che squilla di sotto, in ufficio. È tutto il giorno che squilla ogni tanto. Anche mentre sonnecchiavo lo sentivo squillare. Aprivo gli occhi, fissavo il soffitto, sentivo gli squilli e mi domandavo che cosa ci stava succedendo.
Ma forse avrei dovuto guardare il pavimento.
"Ho il cuore a pezzi", fa lei. "Mi è diventato un sasso. Non valgo niente. Questo è peggio di tutto il resto: che non valgo niente".
"Holly", faccio io.




Tratto da: Di cosa parliamo quando parliamo d'amore (di R. Carver)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

venerdì 17 febbraio 2017

LA MATTINA DOPO (rubrica)

La mattina dopo naturalmente cadevo dal sonno. 
Mi sono addormentata all'inizio di un teorema sulla circonferenza e mi sono svegliata nel cuore della Rivoluzione francese.
L'insegnante mi ha visto assonnata:

- Margherita, sapresti riassumere quello che ho detto?
- No - ho risposto - oggi lei è stata così complessa, particolareggiata ed esaustiva che non riuscirei a condensare cotanto materiale in poche frasi, così su due piedi.
L'ha bevuta!
Al ritorno sullo scuolabus mi sono appisolata di nuovo con la testa sulla spalla di Zagara. Lui ha equivocato e ha cercato di baciarmi di sguincio, l'ho fermato che aveva la lingua saettante a mezz'aria, come un camaleonte.
- Uffa - ha detto - ti sembra una buona cosa dormire sempre?
- Veramente, o Zagarone, dormire e svegliarsi sono le uniche attività umane dove non siamo né buoni né cattivi. Pensaci bene. Si può respirare sparando col mitra, mangiare la coscia di un cugino, pisciare in testa a un cane, e non parliamo di parlare, scopare, e guidare la macchina.
- E baciare, che gli uomini non sono capaci - ha detto la Baciolini, umiliando metà classe.
- Esatto. Ma quando dormiamo siamo tutti uguali, morfeonauti inermi nel colorato gorgo, e non conta cosa si sogna, se no saremmo tutti in galera. E non è neanche giusto dire: mi sono svegliato incazzato, ti sei svegliato e poi, in un attimo, hai fabbricato i tuoi motivi di rabbia. E se metti la sveglia per andare a fare un attentato di buon'ora, beh, fino a quando la sveglia non trilla sei innocente.
- E quella volta che sotto anestesia per le tonsille ho detto un sacco di porcate al chirurgo? - ha confessato la Baciolini.
- Assolta - ho detto, e ho ripreso a ronfare.



tratto da: Margherita Dolcevita (di Stefano Benni)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

venerdì 10 febbraio 2017

CITAZIONE 069 (rubrica)



È una rivoluzione.

Adesso non cavalco senza onde,
troppo impegnato a creare le mie onde, baby
Adesso non cavalco senza onde
troppo impegnato a creare le mie onde, baby
Adesso non cavalco senza onde,
troppo impegnato a creare le mie onde, baby
Adesso non cavalco senza onde,
troppo impegnato a creare le mie onde, baby.
Navigo sulla mia onda, baby,
navigo sulla mia onda, baby
navigo sulla mia onda, baby
navigo sulla mia onda, baby.

Stasera è elettrica,
l’ho già detto a tutti voi, questo è cinema,
sono sul mio corno di Kubrick
come una sorta di Incontri ravvicinati di Spielberg,
sentendomi orgoglioso nell’essere nero e
prendo in giro tutta la concorrenza
realizzando quello che voglio e questa è una flessione.
Non puoi fare ciò che vuoi, ora non una vera stronza?
Non rallento per nessuno quando arriva lo show,
sensazione magica nei miei palmi,
il ritmo è scarso con i loro ronzii.

Adesso non cavalco senza onde,
troppo impegnato a creare le mie onde, baby
Adesso non cavalco senza onde
troppo impegnato a creare le mie onde, baby
Adesso non cavalco senza onde,
troppo impegnato a creare le mie onde, baby
Adesso non cavalco senza onde,
troppo impegnato a creare le mie onde, baby.
Navigo sulla mia onda, baby,
navigo sulla mia onda, baby
navigo sulla mia onda, baby
navigo sulla mia onda, baby.

L’industria discografica è così piena di merda,
benvenuti tutti al clistere.
No amico, senza subliminale
perché sono insicuri, loro sanno chi sono (loro),
sentendomi orgoglioso nell’essere nero, e prendo in giro tutta la concorrenza
Tutto quello che faccio è una flessione,
se non mi prendi, non è un problema mio, stronza.
Non rallento per nessuno, lo shogun,
ho la magia nelle mie mani,
il ritmo è scarso con i loro ronzii.

Adesso non cavalco senza onde,
troppo impegnato a creare le mie onde, baby
Adesso non cavalco senza onde
troppo impegnato a creare le mie onde, baby
Adesso non cavalco senza onde,
troppo impegnato a creare le mie onde, baby
Adesso non cavalco senza onde,
troppo impegnato a creare le mie onde, baby.
Navigo sulla mia onda, baby,
navigo sulla mia onda, baby
navigo sulla mia onda, baby
navigo sulla mia onda, baby.

Adesso non cavalco senza onde,
troppo impegnato a creare le mie onde, baby
Adesso non cavalco senza onde
troppo impegnato a creare le mie onde, baby
Adesso non cavalco senza onde,
troppo impegnato a creare le mie onde, baby
Adesso non cavalco senza onde,
troppo impegnato a creare le mie onde, baby.
Navigo sulla mia onda, baby,
navigo sulla mia onda, baby
navigo sulla mia onda, baby
navigo sulla mia onda, baby.


Cantante: Kid Cudi (ft. Pharrell Williams)


(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)


mercoledì 1 febbraio 2017

LA FACCIO SEMPLICE

La faccio semplice perché è così che ti piace.
Gioia, gaudio e tripudio.
La faccio semplice perché è così che vuoi.




Ora che siamo precisi, ecco, ora sì che le giornate traboccano di emozioni sfavillanti. 
Che meraviglia tutta questa concretezza.
Alla fin fine, ho sempre sognato questo momento: scrivere di quanto è bello fare discorsi.
Ma che bellezza stare immobili e intraprendere discorsi su discorsi, parole e parole che poi portano ad altri discorsi, fatti di altre parole.
Scusa ma solo a scriverlo, mi emoziono.
D'altro canto cercavo proprio questo: un lavoro, una casetta e passare le giornate a esprimere il giusto concetto. Se poi il concetto è pure indiscutibile, che delizia!
Oh sì, che belli i discorsi, non credo esista niente di meglio.
Se poi sono anche logici e senza sfumature né sbavature, be', lì si raggiunge l'incantesimo.

La faccio semplice perché è così che ti piace: mi manca tutto quello che eri.
E non penso ad altro.

Mi spiace, avevo promesso che avrei ridotto le mie battutine, perché ultimamente la battuta di troppo mi ha più e più volte cacciato in involontari casini. Mi sono perfino trovato incastrato in una fitta ragnatela di bronci, fastidi e seccature dettate da alcune mie battute che, a dirla tutta, potevo evitare di esprimere. Ma erano battute e, qualcuno giustamente ha pensato fossero miei pensieri.
Cavoli. Uffa. Scusate mondo.

Per cui, tornando a noi, facciamo così...
la concludo senza troppi giri di parole:  voglio tutto quello che sei.
E non penso ad altro, né ad altre.


L. Lama