martedì 31 luglio 2012

SPETTACOLO TEATRALE: TRAILER


Spettacolo Teatrale tratto dal romanzo "Al Punto Che Disturbi" di Francesco Bittasi.
Interpretato da: Fabio De Marco, Laura Tombini, Marta Shafik
Scritto e diretto da: Francesco Bittasi

Riprese: Marco Scotuzzi, Eric Caffi
Montaggio: Marco Scotuzzi

Edizioni Del Gattaccio, Milano.

mercoledì 25 luglio 2012

DORMIVAMO, PER STARE SVEGLI... (rubrica)


 

Dormivamo,
per stare svegli in questa crescita,
svolgendo lavori per fallimenti annunciati.
Come serpenti che si assopiscono sotto luci artificiali,
in vaschette già vendute.
Riposavamo,
scomodamente sdraiati prima di tornare a casa,
lei sognava capelli lunghi e io bevevo acqua nel mezzo del risveglio;
mancavano mani calde in notti d’inverno,
furfanti in abito da sera, dilettanti all’amore.

Strizzando gli occhi in un futuro da smontare.
Una pecora clonata, due pecore clonate, tre pecorelle clonate…
come impronta prima di addormentarsi.
Nello sguardo veicoli sfasciati,
in camera disegni dimenticati nella memoria.

(dalla rubrica: poesia portami via)

lunedì 23 luglio 2012

SILENZIO IN 3D




Silenzio in 3D.
Che ti piaccia o meno ne fai parte. E vorresti solo metterti lì e ascoltare, anche in posizione scomoda, ma ascoltare. Sentire qualsiasi cosa, una parola può bastare. Invece il silenzio in 3D è beffardo, lacerante, stupido. Sei costretto ad ascoltarlo, questo silenzio, che pesa come un macigno portato sulle spalle per giorni interi.
Poi fa caldo, e quando cala il sole, fa freddo. Non puoi mai permetterti il lusso di un clima adeguato al tuo essere. Vorresti gridare. E lo fai, tu, in silenzio. Un silenzio rigoroso, quasi rispettabile perché immerso in una caterva di frasi di circostanza; proprio come il tacito consenso.
Questo silenzio è eterno, e ben lontano dai sentimentalismi.
Ecco, l’eco del silenzio. Poteva essere questo il titolo di questo post.
Già, non penserai mica che l’eco sia solo un’esclusiva del tuo banale nome di battesimo urlato in una grotta. Per favore.
Non c’è niente da ridere perché quando la persona che ti sta davanti smette di parlare, la conseguenza non è nemmeno il silenzio; magari. No, sei tu che inizi a parlare per quella persona. Insomma, è un delirio a tre: tu, quello/a, e ancora tu per conto suo con bocca tua.
Shhhhh.
Non è la stessa cosa, ci metti poco a comprenderlo. Speriamo nella prossima chiacchierata, incrocio le dita che diventi un dialogo e non un monologo, perlopiù scritto.
Forse è proprio questo l’eco del silenzio, qualcuno che scrive sopra a chi sta zitto.

Luca L.

venerdì 20 luglio 2012

NEL CASO FOSSI INDECISA, SÌ, HO SCRITTO QUELLO E QUELL'ALTRO PENSANDO A TE

Nel caso fossi indecisa, sì, ho scritto quello e quell'altro pensando a te, solo a te. Colpita? Affondata.
Questo devi pensare ogni volta che hai un dubbio, ogni volta che sussurri "Sarò mica io?".
Certo! Se ti viene il dubbio allora vuol dire che sei tu, e te lo stai dicendo da sola. Però ti scongiuro, non me lo chiedere. Sono lontano anni luce da ogni tua provocazione e provo pena nel vederti graffiare con quelle dita mangiucchiate da troppa ansia abbinata ad una serie di rancori, ruggini e dissapori. Pure ora, mentre leggi questo post, forse te lo stai domandando "L'avrà scritto per me? Chissà. Ma figurati, mica sono così io…".
Invece sei proprio tu, gne gne gne gne, e lo faccio semplicemente perché non credi mai di essere bersaglio, ti sei sempre descritta al mondo con tanto di arco e frecce. Mi dispiace, ma è così che ti vedo io: un bersaglio, immobile oltretutto. E' così che ti vede il tuo migliore amico, così che ti vede quel luogo ed è così che forse appari al mondo. E mi dispiace per davvero, e provo compassione. Per questo scrivo ciò, per dirti che lo so e che puoi posare le frecce, almeno davanti a me; perché siamo sulla stesso campo da gioco.
E tra poco arriva Robin Hood, quello è bravo davvero, mica come te e come me, è uno super, un vero professionista (mica come noi), è uno eccellente e non sbaglia un colpo (mica come noi), è uno che sa qual è il suo lavoro e lo svolge egregiamente (mica come noi). Che ne dici? Dai, molla a terra le armi che ti fanno apparire peggio di quella che sei. Almeno per questa volta.
Ehi, sta arrivando Robin Hood! Eccolo! Quant'è competente, abile ed esperto. Dai su, lo vedi, ora capisci cosa intendo.

Ti immagino leggere distrattamente queste righe, scuotere la testa, alzare lo sguardo, cambiare ripetutamente posizione sulla sedia. Beccata.
Dovremmo unirci, in due saremmo come uno in gamba.

Luca L.



Eccoci. Io e te.
Robin è un'altra cosa.

mercoledì 18 luglio 2012

VA BENE, BISOGNA SCRIVERE DI MENO E VEDERSI DI PIÙ

Va bene, bisogna scrivere di meno e vedersi di più. Solo che c'è un dettaglio da non sottovalutare: ogni volta che ti incontro mi viene voglia di scrivere. Ora, con l'età, ho imparato a trattenermi, a non farlo, anche se sarebbe un post stupefacente. Uscirebbe un articolo proprio niente male, di quelli che non ti stanchi mai a rileggerlo.
Un po' è anche tuo, tra l'altro come ogni cosa che viene scritta; non è quasi mai unilaterale, lo sembra, ma non è. Come quando immagino un tuo esordio, penso a tremila scene diverse e, puntualmente arriva la scena numero tremila e uno che in nessun caso mi sarei aspettato, nel bene e nel male ha poca importanza. Già, tremila e uno. Non basta mai la mia immaginazione, non giunge neanche una volta a colpire il centro. E se penso a duemila, tu fai duemila e uno.
E ricordi quella volta che ho detto dieci, e tu hai fatto nove. Uno in meno. E' andata diversamente: indietro, ma il concetto è lo stesso.
Come ho scritto prima, tremila e uno. E quell'uno sei tu. Assaporalo se vuoi, perché ha il sapore di unicità.

Luca L.




domenica 15 luglio 2012

PER CUI, DATO CHE SI DISCUTEVA CHE TUTTO NON ESISTE...



Per cui, dato che si discuteva che tutto non esiste e tutto è frutto degli impulsi elettrici che giungono al nostro cervello, per questo motivo sommato ad altri cento motivi, dichiaro che mi sento più sollevato a sapere che tu non esisti e che sei solo una proiezione della mia mente. Quindi, inutile avere sensi di colpa che non dovrei avere. Quindi, è tempo perso rincorrere ogni frase che hai pronunciato e metterla sulla bilancia per pesarne i contenuti, i risvolti nascosti e i risvolti evidenti. Ne abbiamo appena discusso.
"Tipo come Matrix".
E allora? Cosa mi dispero a fare? Sai cosa ti dico... che è arrivato il momento di andare a mangiarmi un gelato. Okay, magari non esiste la stracciatella e il cioccolato; ma fanno stare meglio. E poi parliamoci chiaro, far stare meglio le persone non è proprio la tua dote più lampante.
Sì sì, chiaro il discorso degli impulsi elettrici, delle proiezioni, il cervello, la vista reale e irreale. Si potrebbe anche aggiungere che circa il 75% del nostro corpo è acqua. Il problema poi è la pelle, la tua, che sembra l'unica in grado di poter stare in contatto con la mia. 
Questo fotte tutto. Già, fottuto; e ogni inizio di discorso accantonato rimane bloccato alla sbronza di ieri, e a quella che verrà.

Luca L.

giovedì 12 luglio 2012

CHE POI SEI TALMENTE PRESA DA TE STESSA...



Che poi sei talmente presa da te stessa da non vedere quanto di bello ha la persona di fianco a te, che poi sei talmente presa da quello che dici da non renderti conto delle frasi meravigliose pronunciate verso di te, che poi sei talmente presa da quello che fai da non notare nulla di quello fatto nel passato da persone amiche.
Noia. No no e no. Per un'ora faremo un gioco nuovo: tu che ascolti. Eh lo so, è un pessimo gioco e probabilmente non porterà da nessuna parte. Proviamo, che ne dici? Proviamo e riproviamo a vedere i pregi delle persone che ti circondano, anche di quelli che ne hanno pochi di prestigi, magari solo uno immerso in una marea di imperfezioni. Che giornata fortunata la tua, proprio oggi, un'ora dedicata a notare le qualità. Come? Non ci sei abituata. Capisco, potevi anche non farlo presente bellezza. Diamine, poi sei tu che mi hai chiesto di iniziare questo giochino, poi sei tu che cerchi sempre di scrutare/individuare/indovinare che opinione ha di te quello, e quella, e quelli là in fondo alla Via. Bene, oggi non esiste nessun quello. Oggi si comincia a dare un nome a quella, e a quelli; anche i soprannomi vanno bene. Però devi sbrigarti perché l'ora a disposizione sta terminando, ti lascio sola, che quando sei sola sembri un'altra. Per me poi sei solo quell'altra, così buona e con le armi a terra.
Ora finita.
Che poi sei talmente presa da te stessa da non vedere quando ripeti quella frase di troppo, che poi sei talmente presa da quello che dici da non renderti conto di quanto sembri tutto un lamento infinito e poco interessante, che poi sei talmente presa da quello che fai da non notare che hai fatto ben poco finora per permetterti di indicare la strada, una sedia, un film, un indirizzo, un attore, un libro, un cognome, un locale, una scrittrice, un gruppo musicale o un quadro a qualsiasi altra persona che incontri vicino a casa tua.
Che poi sei talmente presa da te stessa da scrivere tutti i tuoi crucci su un blog.

Luca L.

sabato 7 luglio 2012

IL LAGO INARIDITO (rubrica)



In riva come un sasso, tra i tanti.
Avvolto dal calore di lana bagnata, appiccicosa. Stringo polsi esili.
Vetri rotti da lacrime troppo preziose, per non uscire.
Mi aspettano nel bagno, dove la vita appare duratura solo in punto di morte.
Gambe troppo lisce per non scivolare ancora.

Gocce infantili.
E bambini troppo grandi per apparire maturi.

C'è troppa puzza per inalare, è un bene.
La data di scadenza proietta la paura, di essere felici.
Lamenti adolescenziali cambiano direzione, per non entrare.
Luce lunare e sorrisi di vetro mi accolgono, per versare acqua.

Gocce cucite nella pelle.
E visi troppo puliti per apparire fedeli.

Se mi ami ora devi amarmi poi,
siamo binari che fanno scintille, siamo innamorati che scompaiono.

(Rubrica: poesia portami via)

lunedì 2 luglio 2012

CHISSA' SE TRA LORO SI PARLANO, I PESCI, E SE SI DICONO ACQUA IN BOCCA

Chissà se tra loro si parlano, i pesci, e se si dicono acqua in bocca. A parte le battute, la discussione oggi ha il seguente quesito. Hai mai pensato ai pesci? A quelli che vengono pescati. E soprattutto a cosa pensano quelli che rimangono in acqua mentre vedono i loro compatrioti andare verso l'alto, verso la luce. C'è un qualcosa di religioso. 
Okay, per noi è pesca. Prendi la canna, galleggianti, ami, nodi, piombi, esche ecc. e aspetti. Poi a volte il pesce abbocca subito (è un subito relativo) e a volte no. A volte nemmeno abbocca. Tutto qui, nulla di religioso; va bene, puoi anche pregare, ma la preghiera è un'altra cosa, la religione pure.
Per loro - i pesci intendo - lo sport della pesca è vissuta in maniera opposta, ovviamente, questione di habitat. Noi terra, loro mare. Va da sé che i punti di vista sono completamente diversi, contrapposti. Ed è proprio qui che il mio compagno di sbronze si pone la domanda. E al posto del solito e più consueto io, io, io oppure dell'abusato noi, noi, noi... a un certo punto dice: "E loro?". E' un esercizio molto bello, ve lo consiglio. E' semplice, ad un certo punto del discorso basta dire. "E tu? E gli altri?". E ascolti, forse per la prima volta ascolti e ti posizioni dall'altra parte, da una prospettiva differente. Oh sì.
Naturalmente non siamo arrivati ad una risposta, né ci interessava arrivarci. Però è curioso! Questi pesci che non vengono pescati, che sorprendentemente e all'improvviso vedono il loro vicino di scoglio salire in alto, sempre più su, la luce e poi la scomparsa. Come noi, alcuni dicono. Già perché ci sarà sicuramente stato un pesce ributtato in acqua da un pescatore non affamato, che avrà raccontato la sua storia ad altri pesci; insomma, si parleranno tra loro. Qualche pesce anziano magari consiglierà di non farsi prendere dalla gola, dalla tentazione, e non afferrare quel pezzo di cibo che tanto affascina, magari si fa peccato, e probabilmente si muore anche. Magari anche gli abitanti del mare hanno la loro religione, o più di una. Così totalmente differenti - loro mare, noi terra - così simili a noi, e a voi.

Luca L.