domenica 28 maggio 2017

IL CALCETTO (rubrica)

Il calcetto


Il calcetto è uno degli sport italiani più diffusi. 
Si tratta di un gioco nel quale, con alcuni omarini di legno, bisogna spingere una pallina nel calzino avversario. 
Dico calzino perché quasi sempre il buco della porta è chiuso appunto da un calzino, piccolo accorgimento mediante il quale si può giocare con la stessa pallina tutto un pomeriggio.
Il calcetto è uno sport faticosissimo. 
Il vero giocatore lo pratica quasi completamente nudo o in mutande, essendo un gioco quanto mai accaldante. 
È anche rumorosissimo, specie se giocato dalle donne. 
La donna più calma e silenziosa, messa a giocare a calcetto, emette acuti e strilli spaventosi, viene colta da riso convulso e perde le scarpe. 
Gli psicologi, per questo, vedono nel calcetto uno sport dalla fortissima carica sessuale (lo conferma, tra l'altro, il fatto che le donne, durante le partite, usano quasi sempre tirare gomitate nelle palle ai partner), e per queste ragioni, appunto, lo consigliano vivamente alle coppie in crisi.




tratto da: Bar sport (di Stefano Benni)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

giovedì 18 maggio 2017

CITAZIONE 074 (rubrica)



In un pomeriggio ragnatela, 
in una stanza piena di vuoto,
da una freeway confesso che mi persi nelle pagine 
di un libro pieno di morte,
leggendo come noi moriamo soli
e se siamo buoni ci è permesso giacere
ovunque vogliamo.

Io ardo di essere nella tua casa,
stanza dopo stanza pazientemente
ti aspetterò là, come una pietra
ti aspetterò là, da solo.

Sul mio letto di morte pregherò 
gli dei e gli angeli, come un pagano, 
tutti quelli che mi condurranno in paradiso, 
in un luogo che rievoco,
ero là tanto tempo fa, 
il cielo era terso e il vino era insanguinato,
e là mi conducevi.

Io ardo di essere nella tua casa,
stanza dopo stanza pazientemente
ti aspetterò là, come una pietra
ti aspetterò là, da solo.

E ancora leggo. 
finché il giorno è andato
e mi siedo nei ricordi di tutte le cose che ho fatto,
di quello che ho fatto di buono e quello che ho sbagliato,
nei sogni fino alla morte,
io vagherò.


gruppo musicale: Audioslave

(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)

sabato 13 maggio 2017

CITAZIONE 073 (rubrica)



Ehi, amore, io sono venuto da te con le migliori intenzioni,
tu eri sdraiata lì e mi offrivi esattamente quello che stavo cercando,
amore, tu mi conduci verso il turbamento.
Ehi amore, tu non ci credi che noi potremmo stare lontani mille anni
o anche più se non che per questo?
Il nostro sangue e la nostra carne legano te a me completamente,
ci legano assieme.
Vogliamo festeggiare, perché la vita è breve ma dolce per alcuni?

Noi stiamo salendo a due a due
per essere sicuri che questi giorni continueranno, che le cose non cambieranno.
Ehi amore mio, tu vieni da me come vino che arriva alla bocca maturo
gonfio d’acqua tutto il tempo,
tu sazi il mio cuore e tu sazi la mia mente.
Vogliamo festeggiare
perché la vita è breve ma dolce per alcuni?

Noi stiamo salendo a due a due
per essere sicuri che questi giorni (possano) continuare,
che non potremo festeggiare,
tu ed io, salendo a due a due,
per essere sicuri che questi giorni possano continuare,
che noi non potremo cambiare queste cose.

Oh, mio amore, io sono venuto da te con le migliori intenzioni
tu eri sdraiata lì e mi offrivi esattamente quello che stavo cercando.
Vogliamo festeggiare,
perché la vita è breve ma dolce per alcuni?
Noi stiamo salendo a due a due
per essere sicuri che questi giorni (possano) continuare,
che non potremo cambiare le cose
che non potremo cambiare le cose.

gruppo: Dave Matthews Band

(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)

sabato 6 maggio 2017

LUISA OSSERVA LO SQUALLORE (rubrica)

Luisa osserva lo squallore spietato della semiperiferia milanese: i marciapiedi e i palazzi intrisi di indifferenza pubblica e rinuncia privata al punto che ogni volta che ci passa attraverso non riesce a non farsene contagiare. È quella che Enrico chiama la sua "ipersensibilità autolesionista": le basta scorrere lo sguardo sulle facciate grigie per immaginarsi i suoni e gli odori dall'altra parte delle finestre, la luce debole e le polveri sospese che smorzano i colori in sfumature verdine e giallastre e rossicce nelle stoffe dei divani e dei copriletti, sui volti delle persone.
Si immagina risvegli tra brutti mobili impiallacciati, tazzine di caffè espresso amaro bevuto su tristi tavoli, discese in ascensori venati di profumi sgradevoli, manovre in automobili incrostate di smog, attese di autobus sovraffollati, percorsi estenuanti casa-lavoro, rapporti gerarchici odiosi, pettegolezzi e insistenze e slealtà tra colleghi, pasti trangugiati in piedi con posate di plastica da vaschette di rosticcerie impersonali, ritorni interminabili nel traffico quasi paralizzato, espressioni malate attraverso finestrini opachi, gesti nevrotici, dita nel naso, parolacce, finti sorrisi a labbra strette, pellegrinaggi affannati tra negozi che stanno per chiudere, abiti intrisi di ossido di carbonio e zolfo e piombo, televisori accesi su simulazioni di salotti animati da gestori di circhi e tenutarie di bordelli con i loro pagliacci e prostitute, cene desolanti a base di cibi surgelati e opinioni di terza mano e frammenti di frasi e gomiti sul tavolo e sguardi bassi alzati su rappresentazioni di vite più attraenti o accattivanti, notti senza ossigeno disturbate da cigolii di molle e ruggiti meccanici, marciapiedi domenicali percorsi a passi strascicati tra sputi e cacche di cane con in mano pacchetti di paste troppo dolci, pensieri indirizzati a partite di calcio o deludenti attività sessuali ispirate a video porno e a rubriche di consigli sulle riviste, equivoci sottoculturali e pressioni spietate del mercato.




tratto da: Giro di vento (di A. De Carlo)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)