giovedì 26 giugno 2014

E POI E POI

E poi e poi dovremmo fare come se nulla fosse.
E poi e poi dovremmo accettare la nostra pelle mutata.
Potrebbe non essere così orribile , potremmo addirittura sentirci migliori, in qualche modo.
È che a volte va così, anzi, molto spesso le avventure finiscono così, e non è per forza un male, per tutti e due.
E non c’è nessuna terza persona. E non c’è nessuna terza persona.
È che delle volte non possiamo farci niente, anzi, troppo spesso le porte si chiudono così, e non è mai per volontà, neppure per cattiveria.
Verosimilmente tutto è chiaro adesso, ci siamo visti e rivisti, si è preteso chiarezza in ogni punto, in ogni luogo e scompartimento. Che poi boh, chissà come ci rassereniamo con le nostre ottenute e ottuse comprensioni.
Certo che poteva andare diversamente, e non volevo dire ciò, né sentire quello che ho sentito.
Certo che avevamo immaginato altro, e non ci saremmo mai sognati di vedere ciò e fiutare tutta la merda che per mesi è stata nascosta.
E poi e poi adesso che siamo ammaccati, quasi sembra di essere più forti e fragili, più belli e brutti, più simpatici e crudeli.
E poi e poi ora che siamo contusi, quasi pare che qualcuno nel mondo chieda di noi, forse per metterci giù il telefono, forse per sbatterci la porta sul naso. O forse per chiederci di entrare, e di richiudere la porta, lentamente.
E poi e poi dovremmo fare come se nulla fosse, anche perché non è stato.


Luca L.




giovedì 19 giugno 2014

CITAZIONE 026 (rubrica)




Se non ci credi più, se dormi e sei più stanco,
se oggi è già domani e non è successo niente.
Se l'hai capito già, e poi non riesci a dirlo
che i nostri sogni sono più tristi uno dell'altro.

Va tutto bene, va tutto bene: ci siamo solo persi di vista.
Va tutto bene, va tutto bene: ci vuole tempo per ricominciare;
per abituarsi alla fine, per abituarsi alla fine.

Se guardi un po' più in là, dove non sei gradito
e scopri che qualcuno lascia impronte indisturbato,
e sposta i mobili con una mano in tasca,
nemmeno sa che tu non c'eri mai riuscito.

E' tutto vero, è tutto vero: ci siamo solo persi di vista,
è tutto vero, è tutto vero: ci vuole tempo per ricominciare;
per abituarsi alla fine, per abituarsi alla fine

Queste sono le foto dei tuoi polmoni tra dieci anni,
tra dieci anni avrò nuovi polmoni e tutto il tempo per risporcarli.
Tutte le madri che di notte sostituiscono i pesci
lasciano noi lì a galleggiare, a cercare un modo per andare a fondo.
Quando mi sveglio e non mi ricordo cos'è successo negli ultimi anni,
cos'è successo negli ultimi anni? 
Sono le piante a togliermi l'aria,
io sono nato da qualche mese, conto di vivere per qualche mese,
c'è solo un modo per vedere oltre, pianificare la propria morte;
 ed è fare debiti, è fare debiti, è fare debiti, è fare debiti,
e fare debiti, e fare debiti, e fare debiti, e fare debiti.

Ci vuole tempo per ricominciare
per abituarsi alla fine, per abituarsi alla fine,


per abituarsi alla fine, per abituarsi alla fine.



gruppo musicale: I Ministri

(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)

martedì 10 giugno 2014

VECCHIO ALEX (rubrica)

Vecchio Alex. Se avesse intuito che razza di musical stava per cominciare, smontando dalla bici non avrebbe mica fatto il solito esordio con la camminata scema da cowboy e la solita faccia da domenica stonata...
Vespino bianco già parcheggiato, Adelaide era proprio davanti alla Feltrinelli che guardava le copertine dei libri in vetrina con indosso un maglione verde e un sorriso zen imperscrutabile ma molto onnicomprensivo.
No, se il vecchio Alex avesse intuito che razza di musical stava per, non le sarebbe apparso con la solita faccia e via discorrendo, ma avrebbe estratto dal cilindro la grinta hevy d'un Nicholson, d'un De Niro, minimo minimo la glacialità colma d'urgenza dello Swan ne I guerrieri della notte...


                                                                                            * * *



Si erano salutati in un tramonto ultracoreografico sotto le due torri, alla fine, mentre lui trafficava per liberare la bici dalla catena, Aide era tornata indietro, l'aveva baciato su una guancia ed era corsa via senza più voltarsi.

Be', potrete capirlo: il vecchio Alex aveva provato in quel momento la pisquanica sensazione che fosse cominciato qualcosa d'infinito, qualcosa che valeva la pena di andare a brindare da solo al bar sotto casa travolti dalle pallonate delle gioia, anche se all'infinità del tutto, almeno per la prima settimana, il nostro rocker non aveva pensato in modo particolarmente forsennato o pazzesco o.




tratto da: Jack Frusciante è uscito dal gruppo (Enrico Brizzi)



(dalla rubrica: Il giusto degli altri)





mercoledì 4 giugno 2014

PER ORA NOI LO CHIAMEREMO MONDO (Migrador Museum)

Ho una storia per "Migrador Museum".
È una storia di immigrazione raccontata dal futuro.
È la storia di SAVERIO XKEY. 
"Per ora noi lo chiameremo Mondo".



Saverio Xkey
NAZIONALITA': Bastrax
CATEGORIA: Famiglia

Per ora noi lo chiameremo Mondo

Che silenzio che c’è qui. Che pace. Anni luce lontano da tutto. Qui, senza rumori, è facile ricordare.
La prima volta che mi hanno portato a vedere la galassia Trek-Brek avevo 8 anni, ai tempi ci volevano circa sei ore di viaggio per raggiungerla. Oggigiorno - come alcuni di voi ben sapranno - a bordo della navicella di ultima generazione, in un paio d’ore si è arrivati. Che roba!
Ora di anni ne ho 28. Ed è tanto tempo che non passo da queste parti per ammirare il grande insieme di stelle. Ebbene, oggi ho deciso di venire qui perché ho avuto una grande notizia, una di quelle notizie che ti cambiano la vita, radicalmente, definitivamente; o così almeno dicono.
Ed eccomi qui. Io. La galassia Trek-Brek. I miei pensieri, quello che ero, quello che sono e quello che sarò.
Ma facciamo un passo indietro. Mi chiamo Saverio e sono un meticcio duepuntozero, come direbbe qualcuno. Cosa significa essere un meticcio duepuntozero?
Provo a spiegarvelo.
I miei genitori sono alieni, entrambi nati a Bastrax, un pianeta che si trova non troppo distante dalla Terra. Si sono conosciuti per caso (per chi crede alle casualità) o per destino (per chi crede al fato) durante un viaggio interstellare con finalità culturali, con partenza da Bastrax e arrivo in una minuscola nazione terrestre denominata Italia; famosa per i monumenti e le opere d’arte che conserva. Un volta conosciuti, non si sono più lasciati.
Decisero successivamente di vivere sul pianeta Terra, perché a Bastrax non ci sono molti posti di lavoro. Il Paese è molto piccolo, oserei dire microscopico e quasi impercettibile. Ci abitano circa ventimila anime. Non è facile viverci, fa sempre freddo, si va dai meno quaranta gradi in inverno, ai meno dieci gradi in estate. Poi - problema non da poco - c’è pochissimo lavoro, e quel poco che c’è, è già occupato. Per questo i miei genitori non hanno esitato troppo a trasferirsi sulla Terra, precisamente in EuropAfrica.
Poi sono arrivato io.
Sono nato sul pianeta Terra, e quindi mi considero terrestre a tutti gli effetti. Anche se ogni tanto qualche terrestre non perde tempo a precisare che non lo sono al 100%, perché mio padre è un extraterrestre, mia madre pure, e questo fa di me un q.s., ovvero: un quasiterrestre.
Mi spiace deludere questi signori che puntualizzano, ma non la penso per nulla in questo modo. Dato che sono nato e cresciuto qui, sulla Terra, per me è naturale sentirmi un terrestre. Mi pare talmente ovvio il ragionamento che, mi sorprendo ogni volta che sento blaterare personaggi di rilievo che rivendicano la loro identità terrestre solo per contrastare quella extraterrestre, e mai per esprimere un naturale legame con questo pianeta che sarebbe più che giustificato, oltre che poetico.
Dallo statunitense al brasiliano, passando per lo spagnolo e l’algerino, oppure l’islandese e il russo, l’iraniano e il polacco, attraverso il rumeno e l’indiano, e poi ancora il cinese e il vietnamita, o il giapponese e l’australiano… Molti sono spaventati, come se si sentissero a priori minacciati dagli alieni, come se gente come i miei genitori fosse venuta sulla Terra per portare via qualcosa che gli appartiene per natura, e non per condividere e magari perché no, ampliare l’orizzonte, allargare il cosmo, conoscere meglio l’universo.
È ineluttabile l’esistenza di qualche problema tra i diversi pianeti e i rispettivi abitanti; però in queste righe non voglio dilungarmi e scrivere degli aspetti negativi dei rapporti tra abitanti dell’Universo, di accoglienza ed extraimmigrazione se ne parla pure troppo, e ci sono persone più competenti di me per farlo; nelle sedi opportune. La mia opinione a riguardo? In qualità di figlio di migranti interstellari posso solo dire che possiamo tranquillamente vivere tutti insieme in questo Universo, se alla base c’è il rispetto per l’altro, e questo vale per entrambe le parti. E sapete cosa vi dico? Che nonostante le innegabili difficoltà, io resto fiducioso, conservo molta speranza nella convivenza pacifica fra tutti gli abitanti del cosmo; e se un giorno diventasse realtà, sarebbe un bel vivere.
Per oggi concludo qui, con questo slancio d’ottimismo verso il terrestre e l’extraterrestre. E mi viene da sorridere pensando a vecchi documentari girati a Bastrax, quando decenni e decenni fa ci si chiedeva se oltre ai bastraxeresi ci fosse qualche altra forma di vita.
Siamo tutti extra qualcosa.
Per qualcuno sei extraterrestre e per qualcuno d’altro sei extrabastraxerese. Insomma, punti di vista. Poi ci sono io, e quelli nella mia condizione, ovvero: figli di altragenerazione. E tra i punti di vista differenti tra loro, tra opinioni dissonanti, a me sembra proprio di vederci chiaro.E poi ai giorni nostri si può ammirare la Trek-Brek. Volete mettere che spettacolo di ammassi stellari, gas e polveri!
A proposito, che silenzio che c’è qui. Che pace. Anni luce lontano da tutto. Qui, senza rumori, è facile ricordare.

Oggi sono venuto ad ammirare questa meraviglia di galassia per un motivo preciso, ho appena ricevuto una bellissima notizia, la mia compagna incinta mi ha comunicato il sesso di nostro figlio: un maschio. Sarà un’altra generazione ancora, nipote di alieni e figlio di un meticcio duepuntozero e di una terrestre. Chissà come sarà bello. Un figlio, che emozione. Lo chiameremo Mondo, e ai nostri occhi sarà sempre più piccolo di quello che in realtà è.




Migrador Museum.
Fondatore, direttore editoriale e communication coordinator: Martino Pillitteri
www.migradormuseum.it

Link: http://www.migradormuseum.it/IT/racconti/SaverioXkey