È una storia di immigrazione raccontata dal futuro.
È la storia di SAVERIO XKEY.
"Per ora noi lo chiameremo Mondo".
Saverio Xkey
NAZIONALITA': Bastrax
CATEGORIA: Famiglia
NAZIONALITA': Bastrax
CATEGORIA: Famiglia
Per ora noi lo chiameremo Mondo
Che silenzio che c’è qui. Che pace. Anni luce lontano da
tutto. Qui, senza rumori, è facile ricordare.
La prima volta che mi hanno portato a vedere la galassia
Trek-Brek avevo 8 anni, ai tempi ci volevano circa sei ore di viaggio per
raggiungerla. Oggigiorno - come alcuni di voi ben sapranno - a bordo della
navicella di ultima generazione, in un paio d’ore si è arrivati. Che roba!
Ora di anni ne ho 28. Ed è tanto tempo che non passo da
queste parti per ammirare il grande insieme di stelle. Ebbene, oggi ho deciso
di venire qui perché ho avuto una grande notizia, una di quelle notizie che ti
cambiano la vita, radicalmente, definitivamente; o così almeno dicono.
Ed eccomi qui. Io. La galassia Trek-Brek. I miei
pensieri, quello che ero, quello che sono e quello che sarò.
Ma facciamo un passo indietro. Mi chiamo Saverio e sono un
meticcio duepuntozero, come direbbe qualcuno. Cosa significa essere un meticcio
duepuntozero?
Provo a spiegarvelo.
I miei genitori sono alieni, entrambi nati a Bastrax, un
pianeta che si trova non troppo distante dalla Terra. Si sono conosciuti per
caso (per chi crede alle casualità) o per destino (per chi crede al fato)
durante un viaggio interstellare con finalità culturali, con partenza da
Bastrax e arrivo in una minuscola nazione terrestre denominata Italia; famosa
per i monumenti e le opere d’arte che conserva. Un volta conosciuti, non si
sono più lasciati.
Decisero successivamente di vivere sul pianeta Terra, perché
a Bastrax non ci sono molti posti di lavoro. Il Paese è molto piccolo, oserei
dire microscopico e quasi impercettibile. Ci abitano circa ventimila anime. Non
è facile viverci, fa sempre freddo, si va dai meno quaranta gradi in inverno,
ai meno dieci gradi in estate. Poi - problema non da poco - c’è pochissimo
lavoro, e quel poco che c’è, è già occupato. Per questo i miei genitori non
hanno esitato troppo a trasferirsi sulla Terra, precisamente in EuropAfrica.
Poi sono arrivato io.
Sono nato sul pianeta Terra, e quindi mi considero terrestre
a tutti gli effetti. Anche se ogni tanto qualche terrestre non perde tempo a
precisare che non lo sono al 100%, perché mio padre è un extraterrestre, mia
madre pure, e questo fa di me un q.s., ovvero: un quasiterrestre.
Mi spiace deludere questi signori che puntualizzano, ma non
la penso per nulla in questo modo. Dato che sono nato e cresciuto qui, sulla
Terra, per me è naturale sentirmi un terrestre. Mi pare talmente ovvio il
ragionamento che, mi sorprendo ogni volta che sento blaterare personaggi di
rilievo che rivendicano la loro identità terrestre solo per contrastare quella
extraterrestre, e mai per esprimere un naturale legame con questo pianeta che
sarebbe più che giustificato, oltre che poetico.
Dallo statunitense al brasiliano, passando per lo spagnolo e
l’algerino, oppure l’islandese e il russo, l’iraniano e il polacco, attraverso
il rumeno e l’indiano, e poi ancora il cinese e il vietnamita, o il giapponese
e l’australiano… Molti sono spaventati, come se si sentissero a priori
minacciati dagli alieni, come se gente come i miei genitori fosse venuta sulla
Terra per portare via qualcosa che gli appartiene per natura, e non per
condividere e magari perché no, ampliare l’orizzonte, allargare il cosmo,
conoscere meglio l’universo.
È ineluttabile l’esistenza di qualche problema tra i diversi
pianeti e i rispettivi abitanti; però in queste righe non voglio dilungarmi e
scrivere degli aspetti negativi dei rapporti tra abitanti dell’Universo, di
accoglienza ed extraimmigrazione se ne parla pure troppo, e ci sono persone più
competenti di me per farlo; nelle sedi opportune. La mia opinione a riguardo? In
qualità di figlio di migranti interstellari posso solo dire che possiamo
tranquillamente vivere tutti insieme in questo Universo, se alla base c’è il
rispetto per l’altro, e questo vale per entrambe le parti. E sapete
cosa vi dico? Che nonostante le innegabili difficoltà, io resto fiducioso,
conservo molta speranza nella convivenza pacifica fra tutti gli abitanti del
cosmo; e se un giorno diventasse realtà, sarebbe un bel vivere.
Per oggi concludo qui, con questo slancio d’ottimismo verso
il terrestre e l’extraterrestre. E mi viene da sorridere pensando a vecchi
documentari girati a Bastrax, quando decenni e decenni fa ci si chiedeva se
oltre ai bastraxeresi ci fosse qualche altra forma di vita.
Siamo tutti extra qualcosa.
Per qualcuno sei extraterrestre e per qualcuno d’altro sei
extrabastraxerese. Insomma, punti di vista. Poi ci sono io, e quelli nella mia
condizione, ovvero: figli di altragenerazione. E tra i punti di
vista differenti tra loro, tra opinioni dissonanti, a me sembra proprio di
vederci chiaro.E poi ai giorni nostri si può ammirare la Trek-Brek. Volete
mettere che spettacolo di ammassi stellari, gas e polveri!
A proposito, che silenzio che c’è qui. Che pace. Anni luce
lontano da tutto. Qui, senza rumori, è facile ricordare.
Oggi sono venuto ad ammirare questa meraviglia di galassia
per un motivo preciso, ho appena ricevuto una bellissima notizia, la mia
compagna incinta mi ha comunicato il sesso di nostro figlio: un maschio. Sarà
un’altra generazione ancora, nipote di alieni e figlio di un meticcio
duepuntozero e di una terrestre. Chissà come sarà bello. Un figlio, che
emozione. Lo chiameremo Mondo, e ai nostri occhi sarà sempre più piccolo di
quello che in realtà è.
Migrador Museum.
Fondatore, direttore editoriale e communication coordinator: Martino Pillitteri
www.migradormuseum.it
Link: http://www.migradormuseum.it/IT/racconti/SaverioXkey
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