giovedì 28 novembre 2013

CITAZIONE 017 (rubrica)






Colpi di pistola risuonano nel bar notturno,
entra Patty Valentine dal ballatoio vede il barista in una pozza di sangue,
grida "Mio Dio! Li hanno uccisi tutti!"
Ecco la storia di "Hurricane"
l'uomo che le autorità incolparono per qualcosa che non aveva mai fatto,
lo misero in prigione, ma un tempo egli sarebbe potuto diventare il campione del mondo 

Patty vede tre corpi giacere a terra ed un altro uomo di nome Bello muoversi attorno in modo misterioso,
"Non sono stato io" dice l'uomo alzando le mani.
"Stavo solo rubando l'incasso, spero che tu comprenda. Li ho visti uscire" dice concludendo.
"Meglio che uno di noi chiami la polizia".
E così Patty chiama la polizia che arriva sulla scena con i suoi lampeggianti rossi
nella calda notte del New Jersey

Intanto lontano in un'altra parte della città Rubin Carter ed un paio di amici 
stanno facendo un giro in auto;
sfidante numero uno per la corona dei pesi medi non aveva nessuna idea di che tipo di guaio 
stava per succedere, quando un poliziotto lo fa accostare al lato della strada,
proprio come la volta prima e la volta prima ancora.
A Paterson questo è il modo in cui vanno le cose, 
se sei negro è meglio che non ti faccia nemmeno vedere per strada o ti incastrano.

Alfred Bello aveva un socio e aveva un conto in sospeso con la polizia,
lui ed Arthur Dexter Bradley vagavano in cerca di preda,
disse "Ho visto due uomini uscire di corsa, sembravano pesi medi, sono saltati su una macchina con targa di un altro stato".
E miss Patty Valentine fece solo di sì con la testa.
Il poliziotto disse "Aspettate ragazzi, questo qui non è morto!"
Così lo portarono al pronto soccorso e sebbene quell'uomo vedesse a fatica,
gli dissero che avrebbe potuto identificare il colpevole.

Alle quattro del mattino fermano Rubin e lo portano all'ospedale, 
gli fanno salire le scale, il ferito gli dà un'occhiata con la vista appannata
e dice "Cosa lo avete portato a fare qui? Non è lui l'uomo!"
Ecco la storia di "Hurricane",
l'uomo che le autorità incolparono per qualcosa che non aveva mai fatto,
lo misero in prigione ma un tempo egli sarebbe potuto diventare il campione del mondo.

Quattro mesi più tardi i ghetti sono in fiamme,
Rubin è in Sud America a combattere per il suo nome,
mentre Arthur Dexter Bradley è ancora in ballo per l'affare della rapina
e i poliziotti gli stanno alle costole cercando qualcuno da incolpare.
"Ricordi quell'omicidio avvenuto in un bar?"
"Ricordi di aver detto di aver visto la macchina fuggire?"
"Pensi di voler collaborare con la legge?"
"Credi che potrebbe essere stato quel pugile. Quello che tu hai visto scappare quella notte?"
"Non dimenticare che tu sei un bianco!".

Arthur Dexter Bradley disse "Non ne sono veramente certo"
I poliziotti dissero "Un povero ragazzo come te potrebbe avere un'occasione"
"Noi ti abbiamo in pugno per quell'affare del motel e stiamo discutendo col tuo amico Bello"
"Ora tu non vorrai dover tornare in prigione, fai il bravo"
"Farai un favore alla società, quello è un figlio di puttana"
"Vogliamo mettere il suo culo in prigione"
"Vogliamo affibbiargli questo triplice omicidio"
"Non è mica Gentleman Jim".

Rubin avrebbe potuto far fuori un uomo con un pugno 
ma non gli era mai piaciuto parlare troppo di questo "È il mio lavoro", 
diceva "E lo faccio per i soldi. E quando sarà finito me ne andrò veloce per la mia strada
su in qualche paradiso della natura dove nuotano branchi di trote e l'aria è limpida e dove si può fare una corsa a cavallo lungo i sentieri".
Ma poi lo hanno messo in prigione, dove cercano di trasformare un uomo in topo.

Tutte le carte di Rubin erano segnate fin dall'inizio,
il processo fu una farsa, egli non ebbe mai una sola possibilità.
Il giudice fece passare i testimoni per Rubin per ubriaconi degli "slums".
Per la gente bianca che osservava lui era un vagabondo rivoluzionario 
e per i negri era solo un negro pazzo;
nessun dubbio che fosse stato lui a premere il grilletto 
e sebbene non fosse stato possibile produrre l'arma del delitto,
il Pubblico Ministero disse che aveva compiuto lui l'omicidio
e la giuria composta esclusivamente da bianchi fu d'accordo.

Rubin Carter fu processato con l'imbroglio,
l'accusa fu omicidio di primo grado, indovinate chi testimoniò?
Bello e Bradley ed entrambi mentirono sfacciatamente
e tutti i giornali si gettarono a pesce sulla notizia.
Come può la vita di un tale uomo essere nelle mani di gente così folle?
Nel vederlo così palesemente incastrato 
mi sono vergognato di vivere in un paese dove la giustizia è un gioco.

Ora tutti quei criminali in giacca e cravatta sono liberi di bere Martini e guardare l'alba,
mentre Rubin siede come Budda in una cella di pochi metri,
un innocente in un inferno vivente.
Questa è la storia di Hurricane,
ma non sarà finita finché non riabiliteranno il suo nome e gli ridaranno indietro gli anni che ha perduto.
Lo misero in galera, ma un tempo sarebbe potuto diventare il campione del mondo.



Cantante: Bob Dylan

(dalla rubrica: citarsi è un po' deprimersi)

martedì 19 novembre 2013

SI LECCAVA LE FERITE (rubrica)

Si leccava le ferite, 
inghiottiva latte e menta.

Osservava il ventilatore col tabacco sul palmo della mano,
giuro che piangeva terra, 
bagnava radici tatuate.

L’aria mancava come un padre che non torna mai a casa,
mai più.




(dalla rubrica: Poesia portami via)





mercoledì 13 novembre 2013

CITAZIONE 016 (rubrica)





Sono soltanto parole per me, che la distanza ora complica,
io vorrei tanto capirne di più, vorrei che non pensassi al male
che perso nel sonno più chiuso che c'è, lascia soltanto una impronta nell'aria;
oltre a un respiro d'amaro per noi, 
ci resta solo il disegno del tempo.

So che avremmo ancora bisogno di crederci
e anche se a volte parlarne fa male,
so che resta un livido amniotico gelido,
sto percorrendo a ritroso la strada per noi, 
ma qui, tu scivoli a fondo e non hai rifugio per sciogliere il peso che c'è in me, 
è tardi in me.

Sono soltanto parole per me, che la distanza ora complica,
io vorrei tanto capirne di più, vorrei che non pensassi al male
che perso nel sonno più chiuso che c'è, lascia soltanto una impronta nell'aria;
oltre a un respiro d'amaro per noi, 
ci resta solo il disegno del tempo.

Se non posso nemmeno provare più a reggerti,
nel vuoto che raschia il tuo sguardo specchiandomi,
lasciare che il tempo ora passi sopra di noi,
rendermi immobile al flusso dei giorni tra noi, 
ma qui, tu scivoli a fondo e non hai rifugio per sciogliere il peso che c'è in me, 
è tardi in me.

Sono soltanto parole per me, che la distanza ora complica,
io vorrei tanto capirne di più, vorrei che non pensassi al male
che perso nel sonno più chiuso che c'è, lascia soltanto una impronta nell'aria;
oltre a un respiro d'amaro per noi, 
ci resta solo il disegno del tempo.

Sei per me livido amniotico.
Sei per me livido amniotico.
Sei per me livido amniotico.
Sei per me livido amniotico.

Sono soltanto parole per me, che la distanza ora complica,
io vorrei tanto capirne di più, vorrei che non pensassi al male
che perso nel sonno più chiuso che c'è, lascia soltanto una impronta nell'aria;
oltre a un respiro d'amaro per noi, 
ci resta solo il disegno del tempo.



gruppo musicale: Subsonica feat. Veronika


(dalla rubrica: citarsi è un po' deprimersi) 

martedì 5 novembre 2013

SIETE PERSONE SVEGLIE, CHE FANNO ADDORMENTARE

Siete persone sveglie, che fanno addormentare.
Sai che c’è, che c'è un mondo intero che non gliene frega niente di essere sulla lista, di partecipare a un vernissage, del gruppo underground ancora per poco.
Probabilmente per te è sconcertante pensare o anche solo immaginare di non essere il centro del cerchio, eppure può capitare. Capita a tutti.

E poi c'è una città intera che non gliene importa nulla di essere invitata, di assistere allo spettacolo teatrale del momento, di incontrare l’autore quasi famoso.
Presumibilmente per voi è pazzesco il solo pensiero, l’idea che qualcuno non desideri essere tra voi. Ebbene, è così.

E badate bene, non perché l’invidia mi sta logorando, nemmeno perché il lavoro mi blocca e finirò tardi, neppure perché sono uno di quelli che ascolta pop commerciale e non si perde una partita di calcio in tv. Proprio no.
E’ che siete noiosi, spocchiosi, soporiferi. Gente da sbadiglio.
Il fatto è questo: la sedia di casa mia e una fetta di bresaola generano più emozioni del vostro punto di vista, della vostra irrinunciabile - per voi - opinione.
Uhm, la bresaola col limone; che goduria. Che poesia.
Ah sì, lo schienale della sedia; che meraviglia. Che trionfo di comodità.

Il punto è che quel vostro mondo lì, chiuso da pose e da qualche aforisma di Schopenhauer, è come un buon materasso; da sbadiglio.



Luca Lama

p.s. Povero Arthur.