giovedì 26 marzo 2015

SE SI È FATTA TUTTA LACERA (rubrica)




Se si è fatta tutta lacera
più nessun fiume la rende pura.
La sciacqua, la riduce a stracci.
Così sarà nel futuro.
 * * *


Nessuna veste era tanto malandata
come la sua, e per lei non c’era domenica,
non c’era nessuna passeggiata a tre
al bar-della-torta-di-ciliegie e non v’era focaccia
nella madia e non suono d’armonica.
           E un giorno era come ogni altro,
           senza spiraglio di sole.
           Ma Hanna Cash, nel volto, ragazzo
           mio, aveva sempre il sole.


* * *


Io so quello che mi serve.
Basta che guardi nello specchio
e noto che devo
dormire di più; l’uomo
che ho, mi rovina.

Quando mi sento canatre, dico:
oggi sono allegra; questo fa bene
alla carnagione.

Faccio di tutto
per restare fresca e soda,
non farò sforzi: perché
vengono le rughe.

Non ho niente da regalare, ma
me la cavo con la mia razione.
Mangio con cautela; vivo
lentamente; sono
per il giusto mezzo.

(Così ho visto sforzarsi la gente).

autore: Bertolt Brecht
(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

venerdì 20 marzo 2015

CITAZIONE 039 (rubrica)




I ricordi consumano come l'apertura di una ferita,
mi sto lacerando ancora,
tu dai tutto per scontato.
Sono sicuro qui nella mia stanza
a meno che io non tenti di ricominciare.
Non voglio essere l'unico
che preferisce sempre le battaglie
perché dentro mi sono reso conto che sono io quello confuso.


Non so per cosa valga la pena combattere
o che cosa io debba gridare,
non so perché istigo e dico ciò che non ho intenzione di dire.

Non so come ho imboccato questa strada,
so che non è quella giusta
perciò mi sto liberando da un vizio,
mi sto liberando da un vizio stasera.

Aggrappandomi alla mia cura,
chiudo saldamente la porta,
provo a riprendere fiato,
soffro ancor più di prima,
non mi sono rimaste altre possibilità.

Non voglio essere l'unico
che preferisce sempre le battaglie
perché dentro mi sono reso conto che sono io quello confuso.
Non so per cosa valga la pena combattere
o che cosa io debba gridare,
non so perché istigo e dico ciò che non ho intenzione di dire.

Non so come ho imboccato questa strada,
so che non è quella giusta
perciò mi sto liberando da un vizio,
mi sto liberando da un vizio stasera.

Lo dipingerò sui muri perché sono l'unico colpevole,
non combatterò più e questo è il modo in cui finisce.

Non so per cosa valga la pena combattere
o che cosa io debba gridare,
non so perché istigo e dico ciò che non ho intenzione di dire.

Non so come ho imboccato questa strada,
so che non è quella giusta
perciò mi sto liberando da un vizio,
mi sto liberando da un vizio stasera.


gruppo musicale: Linkin Park

(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)

giovedì 12 marzo 2015

AVEVI DETTO "PROBABILMENTE NO"

Avevi detto "Probabilmente no".
Stasera però sei corso da me, ed eri bagnato fradicio.
 
La pioggia oggi non dava tregua. Pareva la scena di un film, forse lo era anche. E tu l'attore principale, e quello secondario.
Sono fatta di queste cose, di te che mi fai lo sgambetto e poi cerchi di correre ai ripari. Lacrima dopo lacrima.
A dirtela tutta, ho pensato a te tutto il pomeriggio. Mi è toccato sostenere altre tre conversazioni prima di incontrarti. E ho visto un ragazzo, una ragazza e il figlio della vicina di casa.
Sono stata costretta ad ascoltarli:
1) "La macchina non parte, forse è la batteria? Tu cosa dici? La batteria non è vecchissima. Certo la macchina è usata, non so. O forse l'olio? Non controllo mai il livello. Tu cosa dici? Io penso la batteria."
2) "Non so se mi rinnovano il contratto, che poi sono lì da un paio d'anni, tu cosa pensi? Io faccio sempre il mio dovere, a differenza della tizia cicciona che viene solo alla sera, e sempre in ritardo. Io non dico nulla al capo perché sai... Incrocio le dita. Non è facile questa situazione. Sono anche stata dai sindacati ieri. Tu cosa dici?"
3) "Il cucciolo ha iniziato a gattonare, pensa che l'altra volta ha fatto una cosa che mi ha sorpreso... Non so se altri bambini sono in grado alla sua età di fare quello che ha fatto il mio. Tu che ne dici? E non dico perché è mio figlio, anzi..."
 
Cacchio che fatica. Volevo andarmene dopo la prima parola. Oggi è una giornata così, non ce la faccio proprio ad ascoltare gli altri. E il costo della benzina. E lo straordinario non pagato. E la pappina nuova. Oggi no. Non ci sono. E se parlate, semplice, non vi ascolto. Domani può darsi. 
 
Sai, pensavo a te e volevo solo stare immobile a contare i secondi che mi separavano dalle ore 23:00. 
E tizia e caio parlavano, mi suggerivano, indicando il meglio per me.
Che poi scruto sempre se da qualche parte c'è un vicolo nascosto, soprattutto quando mi indicano la strada migliore.
L'avresti mai detto?
Già, tu pensi di avere l'esclusiva nel complicare le cose, nel percorrere il sentiero meno consigliato. Eccomi qui mio caro, al tuo fianco, in mezzo alle macerie.
Sorpreso?
Io sì, sono sorpresa di me. E non scambierei questi detriti per nient'altro.
 
Fuori non vuole proprio smettere di piovere. Fa nulla.
Stasera staremo al caldo, sorridenti in mezzo alle rovine.

 
 
 
 
Luca Lama



venerdì 6 marzo 2015

EPPURE ERANO ESATTAMENTE TUTTE LE ALTRE CHE VEDEVO (rubrica)




Eppure erano esattamente tutte le altre che vedevo quando, una volta in aereo, appoggiavo la fronte all’oblò e vedevo arrivare il trenino con un enorme carico di bagagli che venivano infilati nella pancia dell’aereo. Prima guardavo distrattamente, cercando di non fare troppo caso se tra quei bagagli intravedevo la mia valigia. Così, buttavo un occhio. Poi però, buttando un occhio, la valigia non la vedevo e allora cominciavo a passare in rassegna il trenino dall’ultimo vagoncino al primo, all’inizio velocemente, poi con sistematicità e preoccupazione, poi ansioso; ma nulla. E so che ognuno dei passeggeri seduti accanto al finestrino dal mio alto stavano guardando la stessa cosa e so che anche loro vedevano tutte le altre valigie tranne la propria. Era molto probabile che loro vedessero la mia e io le loro. Poi l’aereo si muoveva, e da quel momento per tutto il viaggio conservavo un sospetto e un malessere, e cioè che la valigia fosse finita su un altro aereo e stesse volando verso qualche parte del mondo. Anche loro avevano lo stesso sospetto.
Finora per me l’aereo era questo; e poi era rinunciare alla coca-cola che offrono perché tanto è sempre calda, ed è inutile farlo notare alla hostess: perché non potrà fare altro che darvi del ghiaccio; e anche il ghiaccio è misteriosamente caldo. Era avere un vassoio minuscolo ricoperto in alluminio con una serie di vaschette microscopiche piene di cibo impossibile da identificare, ma che aveva un odore e un sapore unico sia rispetta alle varietà all’interno della vaschetta sia rispetto alle varietà all’interno della vaschetta sia rispetto ai vari tipi di aerei e di nazioni; non era riconducibile a nessun odore o sapore conosciuto in tutta la vita vissuta fino a quel momento, se non ad altro cibo mangiato in un altro aereo prima di quel momento.
 
 
Alessandro Piccolo: "Allegro occidentale"
 
(dalla rubrica: Il giusto degli altri).