venerdì 31 luglio 2015

MI PRECIPITAI A RACCONTARGLI... (rubrica)




Mi precipitai a raccontargli del primo rock ‘n’ roll che ero riuscito a fare perché sapevo che avrebbe avuto più significato per un’immagine di Tony Hawk che per una mamma della vita reale.
Non voglio criticare mia mamma, ma lei di skate non capisce niente. Quando le raccontavo quelle cose, lei cercava, sì, di fare la faccia entusiasta, ma in realtà nei suoi occhi non brillava niente. Continuava a dire: Oh, che bello.
Ma se le avessi chiesto cos’era un rock ‘n’ roll, avrebbe fatto scena muta. Quindi che senso aveva? Tony invece sapeva. Forse è per questo che mia mamma mi comprò quel poster: così avevo qualcun altro a cui parlare.
 
Le risposte cominciarono ad arrivare poco dopo che ebbi letto il suo libro, Hawk – Occupation: Skateboarder. A quel punto sapevo più o meno quali erano i suoi discorsi e potevo prevedere alcune cose che avrebbe detto.
A dire la verità, potevo prevedere praticamente tutte le cose che mi avrebbe detto, perché erano le frasi del libro.
L’avevo letto quaranta o cinquanta volte e da allora l’ho riletto qualche altra volta. Secondo me è il libro più bello che sia mai stato scritto, e non soltanto se vai sullo skate.
Tutti dovrebbero leggerlo, perché anche chi non ama lo skate può imparare qualcosa da quel libro. Tony Hawk ha fatto veramente di tutto, come tutti i politici, i musicisti e le star delle soap.
Ma, dopo averlo letto quaranta o cinquanta volte, praticamente lo sapevo a memoria. Così per esempio, quando gli raccontai dei rock ‘n’ roll, disse: “Non sono difficilissimi. Ma sono il fondamento per imparare a tenersi in equilibrio e governare la tavola sulla rampa. Bravo, complimenti!”
Il “Bravo, complimenti!” era conversazione pura. Per intenderci: era nuovo.
Me l’ero inventato.
Ma per il resto si trattava di parole che aveva giù usato, più o meno. Sì, vabbè, non più o meno. Esattamente quelle.


Tratto da: Tutto per una ragazza (Nick Hornby)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

mercoledì 22 luglio 2015

STORIA DI UN LUNEDÌ

Storia di un lunedì.

Stasera sembravamo usciti da un romanzo rosa.
Forse lo eravamo anche.
Ho cucinato del riso in bianco e ti ho vista versarci sopra litri di salsa di soia, e mescolare. E poi hai gustato una frittatina. 
Ero compiaciuto nel vederti gustare il cibo. 
Quando ti faccio la corte sto sempre ben attento a non sbilanciarmi, sai, questioni di difese primordiali e altre paranoie simili.
Durante il caffè guardavi fissa la tv spenta, rifletteva la nostra immagine. Sfocata.
Poi hai detto "Devo andare". 
Si vedeva che non volevi. Che quel Devo pesava come un macigno. Ma capisco, mica puoi buttare tutto all'aria perché io cucino ottime frittate, o perché il riso è cotto al punto giusto. 
Capisco.
Per cui ti ho detto "Ehi, ciao, allora... ciao".
Due baci, le guance arrossate. 
E via. Ho sentito chiudere la porta.
Ho pensato solo che: è un peccato aver comprato a caro prezzo una blindata che una volta chiusa, da fuori non si può riaprire. 

Detto tra noi: è proprio una cosa brutta. Perché magari tu avresti cambiato idea, e probabilmente avresti cambiato umore, forse addirittura avresti deciso di buttare in mare tutto il bagaglio, e avresti riaperto la mia porta, e saresti tornata in soggiorno, e ci saremmo sposati di lunedì, che è un bel giorno per stare insieme. 
Perché il lunedì è famiglia, è il ritorno nella casa dove si abita; insomma, il lunedì non è cosa per gli amanti.  
È l'inizio della settimana, è l'inizio della storia d'amore, quella ufficiale, quella che sa di primo capitolo.






Luca Lama

venerdì 17 luglio 2015

CITAZIONE 045 (rubrica)




Il mio calice trabocca
come sangue da una pietra,
questi vengono in nome mio,
nominate il vostro Dio e liberatevi del mostro,
mi piacerebbe vedere
come tutti voi sanguinereste per me.

Quando il maiale corre più lento
scagliate la freccia,
quando il peccato si manifesterà più audace
vi caverò gli occhi.

Questi vengono in nome mio,
nominate il vostro Dio e liberatevi del mostro,
mi piacerebbe vedere
come tutti voi sanguinereste per me
che Satana vi possieda
se disprezzerete il mio amore,
se ruberete per fame
vi prenderò a calci mentre lo fate.


gruppo musicale: Alice in Chains

(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)

sabato 11 luglio 2015

QUESTE IMMAGINI NON SONO DISTINTE (rubrica)

Queste immagini non sono distinte una dall’altra, articolate a formare una sequenza; si comprimono nello spazio di una frazione di secondo. Per effetto della compressione, o per renderla possibile, ogni immagine perde i propri contorni, si fonde con quelle che l’hanno preceduta e seguita.
 
* * *
Devo dire che di solito sto abbastanza attento a come si spostano gli elementi fluidi di una situazione; a come si condensano poco alla volta fino a sbilanciarla e farla ribaltare, o rovesciare su un fianco, o precipitare verso il basso e aprirsi un percorso da sola. Non è che io stia seduto ad aspettare che qualcosa succeda e osservarla poi mentre succede; sto solo attento. E quando vedo che una situazione si inclina troppo cerco di saltare giù alla svelta, invece di mettermi a distribuire il peso per ribilanciare.
 
* * *
Non so se vi è capitato di volare sopra Milano in un giorno d’inverno. C’è questa specie di enorme cupola grigia, appoggiata sulla coppa di pianura dov’è dilagata la città. È una cupola fatta dello stesso materiale che racchiude: ha uno spessore senza fine, formato da strati e strati di grigio così densi e fitti uno sopra l’altro da non lasciar trasparire niente di quello che c’è in fondo.
 

 
 
tratto da: Uccelli da gabbia e da voliera (Andrea De Carlo)
(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

sabato 4 luglio 2015

CITAZIONE 044 (rubrica)



Col disincanto ci marci un po',
un giorno ti ritroverai di fronte al tuo vecchio.
Quando lui è morto ricordi che
l'hai pianto un secondo, hai pensato solo a te.

Un egoista, altro non sei,
tua madre, vecchia pazza, lo diceva pure lei;
tu sconti non ne fai,
tu fai pagare tutti.

Del resto se sei ancora vivo,
lo devi quasi tutto alla gente che odi e che...
e che festa sia,
a di quelle vere,
con tutti gli ubriachi, e che indicano te.

Un egoista, per necessità,
necessità di vivere
che non l'hai chiesta a me.
Un egoista, solo perché
di vecchi, stronzi e falsi ne hai incontrati troppi e
tu sconti non ne fai,
tu fai pagare tutti.


gruppo musicale: Zen Circus

(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)