venerdì 27 febbraio 2015

CITAZIONE 038 (rubrica)




Sì, siamo arrivati,
è per il mondo, mondo, mondo.
Tu non devi cambiare idea su di me,
io voglio solo passare il mio tempo con te,
se questo va bene, va bene, va bene.
Oh perdonami se divento troppo timida ma
forse sei la ragione per la quale io sento le farfalle,
sento anche che c'è qualcosa nel tuo sguardo,
mi fa sentire così bene.
Be’ sei il mio ragazzo, sei la mia gioia,
sei il mio sogno, io sono qui per te;
ti adoro, sei tutto quello di cui ho bisogno.
Amo il modo in cui mi ami,
sono fatta per te, tu sei fatto per me,
è troppo bello per essere vero
quindi dimmi, cosa faremo adesso?

È divertente il modo in cui il tuo mondo continua a girare,
a volte puoi essere così stupido, tu sai come farmi ridere, sì,
la tua pelle è così bella; quando mi tocchi
so che mi hai sicuramente, si mi hai e
mi sento così al sicuro quando mi stringi,
è come se mi conoscessi.
Be’ sei il mio ragazzo, sei la mia gioia,
sei il mio sogno, io sono qui per te;
ti adoro, sei tutto quello di cui ho bisogno.
Amo il modo in cui mi ami,
sono fatta per te, tu sei fatto per me,
è troppo bello per essere vero
quindi dimmi, cosa faremo adesso?
 
Oh adesso, tesoro,
io amo il modo in cui mi fai sorridere,
non andartene, per favore rimani per un po’
fa in modo che questo accada, non mi importa come.
Adesso restiamo nel presente, non puoi preoccuparti del domani
perché oggi viviamo nella benedizione.
Il mondo è un uno stato di aggressione
ma io trovo la calma in te, vedo mia madre in te,
è come una sensazione nello stomaco dei neri;
quando lo vuoi così tanto, se continui a mantenerlo al fresco,
non andrà a male. Ho attraversato la valle dell'amore,
ho rotolato per le spiagge di Cali,
solo per trovare pace nella mente,
guardando il cielo, chiedendo infine per un segno.
Sei arrivato, bello, al tempo giusto,
quando ci mescoliamo, è come il buon cibo col vino,
un buon aroma raffinato.
Mi ricordi il divino, così semplicemente
l'amore può essere perso e poi trovato, come Stevie;
amo averti attorno, indossare un abito da sera,
sto indossando una corona, sterlina per sterlina,
siamo la coppia più fresca della città.
Be’ sei il mio ragazzo, sei la mia gioia,
sei il mio sogno, io sono qui per te;
ti adoro, sei tutto quello di cui ho bisogno.
Amo il modo in cui mi ami,
sono fatta per te, tu sei fatto per me,
è troppo bello per essere vero
quindi dimmi, cosa faremo adesso?


Cantante: Joss Stone

(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)

giovedì 19 febbraio 2015

A DICEMBRE HO INCONTRATO EMILIANO



 
A dicembre ho incontrato Emiliano. Ci siamo incrociati per caso, in una zona vicina a casa sua. Quando l’ho visto mi è sembrato naturale chiedergli: “Allora Emi, a quando il prossimo viaggio?”, “Per un po' sto qui a Milano...”.
Già, perché Emi era sempre in giro, in volo, seduto in qualche posto del mondo ad ascoltare rock and roll. Non solo ascoltava musica, la comprendeva, la assorbiva. Era un intenditore, di quelli veri. Di quelli che riesce a parlare bene delle canzoni senza dover parlare male di altre canzoni. E ne sapeva un sacco di musica, trasversalmente, di ogni genere. Però Emi era rock. Rock nell’animo. Ed era un grande critico musicale, un esperto, scriveva articoli che tuttora è possibile trovare in rete. Era un piacere ascoltarlo quando parlava di musica, dalla voce traspariva passione, partecipazione e complicità. Gli piaceva comunicare in questo modo: elencando Motorhead, Guccini, Nick Drake, De Gregori, De André, Misfits, Kiss, Zappa, Joplin, Beatles, Velvet Underground, Patti Smith, Joy Division, Black Sabbath, Smiths, Tom Waits tanto per fare qualche nome.
E anche tu che ora stai leggendo queste righe, credimi, saresti stato lì ad ascoltarlo mentre ti esponeva il bello di Gaetano e il maledetto degli Iron Maiden. E poi probabilmente concludeva con una risata. Una risata piena, contagiosa, vera, riconducibile solo a lui. Ecco, Emi era un ragazzo/uomo che l’avresti riconosciuto dalla risata caratteristica, e questo penso sia un dono raro, che pochissimi hanno. Be’ credimi, lui era proprio così: un rockettaro con una gran risata che se ne andava in giro per il mondo.
Ed è proprio così che oggi lo ricordo.
E poi c'è la storia dell'iPod in via Cecchi. Me l'avevi dato tu, qualche anno fa, ed è un po’ come se avessi preso una chitarra da Hendrix. Quell’iPod ora assume un peso notevole e piacevole, e adesso che ci penso - forse per uno come te - lì non c’era abbastanza memoria per farci stare tutta la musica che avresti voluto. E così l'hai dato a me, che sono un po' più tradizionale.
Dopodomani vedrò un tuo caro amico, Fabio, è stato lui a presentarci. Sicuramente parleremo di te, diremo “Pablo è vivo” e “Quel giorno al Bertarelli…”, e poi ti immagineremo; forse vicino all’Australia, a scrivere un articolo musicale.
 
 
 


 

mercoledì 11 febbraio 2015

IL GIORNO DELL'ELOGIO

Il giorno dell’elogio.
Domani sarà il giorno dell’elogio.
Ed è proprio per questo che domani non ti risponderò quando inizierai - come tuo solito - a farmi un elenco delle cose che non ti piacciono di tizio e caio.
Devo ammettere che ho tanta ma tanta voglia di vederti, ma domani è l’anniversario dell’elogio e, cara mia, ti dovrai adattare. Domani ti toccherà parlare bene delle persone che ti orbitano attorno.
Immagina che bella giornata passeremo insieme tra ventiquattro ore, se solo passassimo i minuti a dirci il bello degli altri, il bello dei nostri amici che ora non sono più tanto amici.
Domani scorreranno fiumi di complimenti, sarà il San Valentino dei salamelecchi, il Natale delle smancerie.
Non vedo l’ora di incontrarti, amica mia, e quasi per la prima volta, sarai moralmente obbligata a parlare solo bene delle persone. Diffonderai lodi e, se potrà aiutarti, andremo a Lodi. Dai, concedimi questa battuta, è per metterti di buon umore, e anche perché so che ti piacciono le stupidate, e devo confessare che questa è una degna rappresentante.

Detto ciò, domani sarà il giorno dell’elogio.
E in strada ci saranno gruppi di persone che non potranno far altro che parlare bene dei loro colleghi, dei loro compagni di classe, mariti, mogli, e soprattutto dei loro ex colleghi, ex compagni, ex mariti, ex mogli ecc.
E anche se a te pare un’impresa insormontabile, io credo che tu ce la possa fare a non criticare qualcuno. Forza, dai! Credo fermamente che tu possa spendere un complimento senza nessun effetto collaterale.
E domani - al posto dell’abituale post su Facebook contro signor x o signora y - mi godrò lo spettacolo di te che ti congratulerai con la tua amica. E sicuramente apparerai più bella, che già lo sei di natura, ma ai miei occhi domani sarai anche solare, e leggera e.

Forse addirittura sarai comprensiva anche con me, che so di averti lasciata un po’ lì, sospesa e in attesa. Non potevo far altro, e in cuor tuo lo sai che alla luce delle cose hai un po’ sbagliato, e il mio compito è stato quello di correggere il tiro, a fatica, per quanto possibile. Avrei potuto prendere più di quello che ho preso, perché eri lì, trasparente come non mai. Ma ho preferito agire così, perché a volte mi piace guardarmi indietro e poter sorridere. E anche se ho saputo che hai raccontato alla persona sbagliata qualcosa di non vero sul mio conto; a me va bene lo stesso, e sai che c’è, che non sono minimamente interessato a spiegare che non è andata così, come tu hai narrato. Perché a volte è il risentimento che parla al posto nostro, e io lo prendo così, per quello che è: un tuo risentimento con la data di scadenza imminente. E te dico oggi, sottovoce. Perché domani non potrò dire nulla a tuo sfavore, a parte il fatto che sei una persona meravigliosa.
Qui lo dico, oggi, domani e dopodomani.
 
 
 
 
Luca Lama

mercoledì 4 febbraio 2015

SI ADDORMENTÒ PRESTO E... (rubrica)

Si addormentò presto e sognò l'Africa quand'era ragazzo e le lunghe spiagge dorate e le spiagge bianche, così bianche da far male agli occhi, e i promontori alti e le grandi montagne brune. Ora viveva tutte le notti lungo quella costa e nel sogno udiva il fragore dei frangenti e vedeva le barche indigene che li fendevano. Mentre dormiva sentiva l'odore del catrame e della stoppa del ponte e sentiva l'odore dell'Africa recato al mattino dal vento di terra. 

* * *

A volte, in una barca, qualcuno parlava. Ma quasi tutte le barche erano silenziose eccettuato il tufo dei remi. Si allontanarono le une dalle altre appena uscite dall'imboccatura del porto e ciascuna si avviò in quella parte di oceano in cui sperava di trovare pesci. Il vecchio intendeva dirigersi al largo e si lasciò l'dor della terra alle spalle e remò nel fresco odor dell'oceano del primo mattino.

* * *

Pensava sempre al mare come a la mar, come lo chiamano in spagnolo quando lo amano. A volte coloro che l'amano ne parlano male, ma sempre come se parlassero di una donna.



Autore: Ernest Hemingway (Il vecchio e il mare)

dalla rubrica: Il giusto degli altri