A dicembre ho incontrato
Emiliano. Ci siamo incrociati per caso, in una zona vicina a casa sua. Quando l’ho visto mi è sembrato naturale chiedergli: “Allora
Emi, a quando il prossimo viaggio?”, “Per un po' sto qui a Milano...”.
Già, perché Emi era sempre in
giro, in volo, seduto in qualche posto del mondo ad ascoltare rock and
roll. Non solo ascoltava musica, la comprendeva, la assorbiva. Era un
intenditore, di quelli veri. Di quelli che riesce a parlare bene delle canzoni
senza dover parlare male di altre canzoni. E ne sapeva un sacco di musica,
trasversalmente, di ogni genere. Però Emi era rock. Rock nell’animo. Ed era un grande critico musicale, un esperto, scriveva articoli che tuttora
è possibile trovare in rete. Era
un piacere ascoltarlo quando parlava di musica, dalla voce traspariva
passione, partecipazione e complicità. Gli piaceva comunicare in questo modo:
elencando Motorhead, Guccini, Nick Drake, De Gregori, De André, Misfits, Kiss,
Zappa, Joplin, Beatles, Velvet Underground, Patti Smith, Joy Division, Black Sabbath, Smiths,
Tom Waits tanto per fare qualche nome.
E anche tu che ora stai leggendo queste righe,
credimi, saresti stato lì ad ascoltarlo mentre ti esponeva il bello di Gaetano
e il maledetto degli Iron Maiden. E poi probabilmente concludeva con una
risata. Una risata piena, contagiosa, vera, riconducibile solo a lui. Ecco,
Emi era un ragazzo/uomo che l’avresti riconosciuto dalla risata caratteristica,
e questo penso sia un dono raro, che pochissimi hanno. Be’ credimi, lui era
proprio così: un rockettaro con una gran risata che se ne andava in giro per il mondo.
Ed è proprio così che oggi lo
ricordo.
E poi c'è la storia dell'iPod in via Cecchi. Me l'avevi dato tu, qualche anno fa, ed è un po’ come se avessi preso una chitarra da Hendrix.
Quell’iPod ora assume un peso notevole e piacevole, e adesso che ci penso - forse per uno come te - lì non c’era
abbastanza memoria per farci stare tutta la musica che avresti voluto. E così l'hai dato a me, che sono un po' più tradizionale.
Dopodomani vedrò un tuo caro
amico, Fabio, è stato lui a presentarci. Sicuramente parleremo di te, diremo “Pablo
è vivo” e “Quel giorno al Bertarelli…”, e poi ti immagineremo; forse vicino all’Australia,
a scrivere un articolo musicale.
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