lunedì 18 marzo 2013

DAVVERO PENSAVI DI NON FARTI MALE?





Davvero pensavi di non farti male? 
Mi vuoi far credere che credevi possibile un lieto fine?
Incredibile. Come hai potuto solo pensarlo, e immaginarlo. E dopo averlo immaginato per così tante volte quasi quasi hai pensato potesse diventare parte integrante della realtà. Che roba! Non ci posso credere, tu, proprio tu, ci hai creduto! Non me lo sarei mai aspettato (frase di circostanza).
E adesso ti lecchi le ferite, e blateri, e scrivi, e bevi, e ti incazzi, e sudi, e telefoni, e scrivi sms, e imprechi, e cammini, e corri, e pedali. Nulla serve. Nulla di tutto questo. Nemmeno riavvolgere il tempo servirebbe, perché ci cascheresti di nuovo. E ti senti vittima, pensi di essere stato ingannato. Forse. Ma non è questo il punto. Il punto è che era chiaro fin dal principio. E non venire a fare la faccia sorpresa, quella da cagnolino bastonato sotto la pioggia. No no. Cazzo, ma non hai visto che era tutto chiaro fin dall’inizio?!
“Certo che l’ho visto! Lo sapevo perfettamente. Ne ero cosciente.”
Già. Eppure non è bastato, non è servito a mettere freno. Parliamoci chiaro, quando si vede una discesa, è quasi impossibile non sentire il desiderio di sdraiarsi e cominciare a rotolare. Poi il burrone arriva. Ma chissenefrega. Che sballo rotolare, rovesciarsi, capitombolare.
 
Altro che amore. Qui si parla di passione. Non si scherza.

E’ un po’ come sbranare l’intimità e renderla impetuosa, sanguigna. Altro che l’amore e le sue pose educate, senza sbavature. Qui si parla di passione incosciente. Quella che fa male come minimo a tre persone, e una non sta giocando. E ora, cosa fai?
Me ne strasbatto quando citi: irrefrenabile… non so cosa mi sia successo… e però anche lei… è tutta colpa di quella serata, di quella frase… Ripeto, me ne strasbatto, me ne fotto dei tuoi lamenti ebbri. Vai a raccontarli ai tuoi amichettidisempre che ti ascolteranno con la testa inclinata, fingendo di soffrire insieme a te. Ma per favore! Che noia che sei. Non mi fai pena, nemmeno tenerezza. E risparmiami il tuo nodo alla gola, piuttosto strangolati con quel nodo.
Se vuoi ci beviamo su, però niente pietismi da sedicenni incavolati col mondo. Sei stato ingenuo. E po’ mi spiace, come mi dispiace aver colto la tua situazione; tuo malgrado probabilmente. Guarda, me lo sarei risparmiato volentieri.
Però vedi, c’è una sola cosa da capire: le persone sono cattive. Anche quelle buone possono essere cattive. Anche le persone belle possono essere cattive. Anche tu. Pure io, volendo.
Siamo nel pieno del “Potevo pensarci prima”, e non serve. Non serve a nulla. Però dai, a volte una serata vale un mese.
E se mi richiedi una cosa che non sai, beh, caro mio, è questa: non sei l’unico.
Non sei il solo. Non sei nemmeno la novità. Forse non sarai nemmeno l’ultimo a spasimare per questa tresca.
E’ così. Hai provato a fregare, e sei stato fregato. Nulla di più semplice e, se mi permetti, anche banale.
Vuoi una carezza? Okay, ma ti avviso, avrà il suono di uno schiaffo.

Luca L.

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