E' il rancore che ti fa parlare, lo senti salire dalle viscere su fino alle corde vocali, tremanti, urlanti. Vorresti non aver nulla a che fare con quel tipo di rancore, quello che sembra vibrare incessantemente, assiduamente, all'infinito.
Io rimango qui, ad ascoltarti, so che ti piace essere dalla parte del tavolo giusta, quella dove cominciano i discorsi, e finiscono pure. Ogni tanto butto lì una frase, giusto per fare la mia parte, superficialmente.
E poi mi accorgo anche di me, di tutte le fatiche fatte per schivare la mia parte. Che poi, neanche sapevo di averne una di parte in questa recita, eppure, sai, a volte le cose vanno così e ti ritrovi in mezzo, tuo malgrado. Presentando la tua parte come se non ti appartenesse, quella parte, vista sempre dall'esterno, come se fosse un corpo estraneo.
Hey, sono io quel rancore, quel lamento che striscia soffiante attorno ai tuoi discorsi di sempre, che di nuovo hanno solo la carta con cui li hai impacchettati. Proprio come sei tu, una persona vecchia che ogni tanto si compra la miglior carta da regalo nella migliore cartoleria, e poi ti impacchetti con un bel nastro rosso.
p.s. Vorrei sorriderti di più. Non me ne volere.
Luca L.
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