giovedì 21 gennaio 2016

CONFESSIONE (rubrica)

Confessione

Una volta, una sola volta, donna dolce e amabile,

   s'appoggiò il tuo braccio al mio
(e il ricordo in fondo alla mia anima tenebrosa
   non è impallidito).

Era tardi; la luna piena si mostrava

   come una medaglia nuova,
e la notte solenne, come un fiume,
   scorreva su Parigi addormentata.

Lungo le case, là, sotto i portoni,

   i gatti passavano furtivi,
orecchio all'erta, o come care ombre
   lenti ci accompagnavano.

Ad un tratto, nella libera intimità

   sbocciata in quel pallido chiarore,
fuggì una bizzarra nota di lamento
   da te, strumento ricco e sonoro
vibrante solo di radiosa gioia,
   da te, chiara e gioiosa
come una fanfara nel mattino scintillante:
   vacillava come bimba

deforme, orribile, triste ed immonda

   che la famiglia con vergogna
a lungo relegò in una cantina
   per nasconderla alla gente.

Come stridula la nota, povero angelo, cantava!

   "Nulla quaggiù è certo
e l'egoismo umano salta sempre fuori
   e per quanto si trucchi!

Mestiere duro quello della bella donna!

   È il lavoro banale
della folle e fredda danzatrice che si scioglie
   in un sorriso d'automa.

Fatica inutile basarsi sui cuori!

  Tutto crolla, l'amore e la bellezza,
finché l'Oblio li getta nella sua gerla
   per renderli all'Eterno!"

Spesso ricordo quella luna d'incanto,

   quel silenzio, quel languore
e quella confidenza orribile del cuore
   bisbigliata in confessione!




tratto da: I fiori del male e tutte le poesie (C. Baudelaire)


(dalla rubrica: Il giusto degli altri)


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