La pioggia trasforma piazze e strade in caverne allagate e scroscianti che comunicano attraverso le gallerie secche della metropolitana. Matteo sbuca dal sottosuolo tiepido dell'acquario freddo del corso e impiega un quarto d'ora a trovare Sonia in mezzo alla gente. Gli striscioni ciondolano fradici sfiorando il selciato. Percussionisti ostinati tormentano le pelli dei tamburi al riparo di cerate trasparenti. Sonia cammina sotto un ombrellino bordeaux e nero con disegni e manico rococò. Matteo la avvista, incongrua e perfetta, e la raggiunge con calma, per guardarla senza che lei se ne accorga.
A metà corteo sono zuppi, la stoffa dell'ombrello non fa altro che polverizzare la pioggia in goccioline che penetrano ovunque. La folla rallenta, poi si arresta del tutto. Ci si alza sulle punte, s'allungano i colli per vedere cosa succede più avanti. Arriva qualche slogan rauco reso incomprensibile dal diluvio. Un anziano col berretto da ciclista riferisce a Matteo e Sonia che più avanti si fronteggiano le forze dell'ordine e un gruppo di manifestanti che lui definisce 'autonomi', ma "adesso li convinciamo a lasciar perdere".
Autore: Marco Bosonetto
tratto da: Morte di un diciottenne perplesso
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