lunedì 29 aprile 2013

SEI COME UN GAVETTONE DI BOROTALCO



Sei come un gavettone di borotalco. Non so se questo rende abbastanza chiara l'idea che ho di te.

Il fatto è che non ti ascolto più. E questo mi fa male. Spasimo perché non avrei mai voluto arrivare a questo punto.
Al punto di voler mettere un punto. Puntualizzando ciò.
Mi piacerebbe incazzarmi, inveire, offenderti e ferirti solamente per poi abbracciarti; e stringerti. E poi la pace pregna di entusiasmo, densa di sentimento candido.
Oggi patisco questa ira assente, questo stato apparente di piacevole cordialità, come se fossimo i vicini di casa, come se fossimo due appenaconosciuti. Zero urla, che pena.
Una verità: quello che dici è noioso, mica scherzo. Una lagna continua, fastidiosa, sgradevole. Quando apri bocca lanci gavettoni di noia, gavettoni di borotalco che mi impastano bocca e occhi.
Calma piatta. E penso e ripenso a dove si è rotto il vaso, in quale stanza e chi l’ha fatto cadere. Forse il vento. Tanto vale parlare di luoghi comuni. Non sei pronto agli scossoni. Preferisci stare ben protetto dalla tua inossidabile e impenetrabile idea, senza controversie che potrebbero causare uno smottamento dei tuoi dogmi. Mai sia, per carità. Sei fatto e finito, proprio come un noiosissimo (super tedio! Ultra monotonia!) gavettone di borotalco scagliato senza forza nelle braccia.

La questione è che non ti ascolto più. Davvero. E quello che dici mi scivola lontano dalla collera, e quindi dal cuore. Come vorrei arrabbiarmi e avere l’impulso di lanciarti contro qualcosa, tipo un telecomando o un vaffanculo. Invece no, me ne sto quieto ad ascoltarti, a sorriderti, a dirti: Sì hai ragione - Già - Anche per me - Insomma - A volte - Almeno credo - Non so bene cosa pensare - Forse forse - Uhm - Va così - Non so cosa consigliarti - Che ci vuoi fare - Pensavo che... no lascia stare, fa niente, non volevo dire nulla di importante.
Niente. Silenzio. Zero strilli (e squilli).

La faccenda è che non ti ascolto più. Veramente. E mi fa male sapere che non voglio più provocarti dolore.
E’ come non amarti. Cazzo. E’ proprio il non amarti. Cazzo cazzo.
Si soffre anche dall’altra parte del discorso. Fidati, anche se è un male da borghese in giornata no.

Ops, mi sono appena accorto di aver scritto queste righe solo per non chiamarti.



Luca Lama





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