Dormivamo,
per stare svegli in questa crescita,
svolgendo lavori per fallimenti annunciati.
Come serpenti che si assopiscono sotto luci artificiali,
in vaschette già vendute.
Riposavamo,
scomodamente sdraiati prima di tornare a casa,
lei sognava capelli lunghi e io bevevo acqua nel mezzo del
risveglio;
mancavano mani calde in notti d’inverno,
furfanti in abito da sera, dilettanti all’amore.
Strizzando gli occhi in un futuro da smontare.
Una pecora clonata, due pecore clonate, tre pecorelle
clonate…
come impronta prima di addormentarsi.
Nello sguardo veicoli sfasciati,
in camera disegni dimenticati nella memoria.
(dalla rubrica: poesia portami via)
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