Non solamente non sono riuscito a diventare maligno, ma niente addirittura: né cattivo né buono, né mascalzone né onesto, né eroe né inetto. Ora poi concludo l'esistenza nel mio angolo, stuzzicandomi con la rabbiosa e del tutto inutile consolazione che una persona intelligente non può nemmeno diventare seriamente qualcosa, ma diventa qualcosa solo chi è stupido. Sissignori, l'uomo del secolo diciannovesimo deve ed è moralmente obbligato ad essere una creatura soprattutto senza carattere; l'uomo di carattere invece, l'uomo d'azione, ad essere una creatura soprattutto limitata. Questa è la mia convinzione da quarant'anni. Ora ho quarant'anni, quarant'anni sono tutta la vita; infatti è la più tarda vecchiaia.
* * *
Signori, certo, io scherzo, e so anch'io che scherzo malamente, ma non si può mica prendere tutto in scherzo. Forse, scherzo a denti stretti. Signori, mi tormentano dei problemi; risolvetemeli. Voi, per esempio, un uomo lo volete disavvezzare dalle vecchie abitudini e volete correggere la sua volontà, conformemente alle esigenze della scienza e del buon senso.
tratto da: Memorie del sottosuolo (F. Dostoevskij)
dalla rubrica: Il giusto degli altri
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