Qui sotto potete trovare qualche informazione a riguardo.
BookCity Milano 2014
Parole su una città: nuovi autori per Milano. Con Sanja Lucic, Giuseppe
Norbig, Francesco Bittasi
L’ironia e l’ideologia nella
comunicazione e nelle relazioni fra chi vive e lavora a Milano.La difficoltà nel raccontare questa città, con storie individuali che paiono traiettorie con poco domani.
La precarietà, i modi per superarla e/o vendicarsene, il nascere comunque di nuovi affetti qui e ora. Con quali e nuove parole è possibile narrare ancora Milano?
Con: Sanja Lucic, giornalista e scrittrice italo-serba; Giuseppe Norbig, giornalista e scrittore; Francesco Bittasi, regista teatrale e scrittore.
E con: (le attrici) Laura Tombini, Marta Shafik, Chiara Verzola e (il cantautore) Andrea Labanca.
Via Sacco 14, 20146 Milano
I
protagonisti
Giuseppe Norbig, Sanja Lučić, Francesco Bittasi
i libri degli
autori presentati a BookCity
Giuseppe Norbig, Milanconia - Edizioni
del GattaccioSanja Lučić, Ti disturbo? - Edizioni del Gattaccio
Francesco Bittasi, Al punto che disturbi - Edizioni del Gattaccio
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Chiudo questo spot-post con un breve estratto tratto dal mio libro:
Finalmente arriva il mio turno,
appoggio accuratamente gli acquisti sul ripiano scorrevole come se fossero
diamanti, sono sollevato al pensiero di colmare a breve la voragine nello
stomaco.
Purtroppo c’è qualcosa che non
funziona: una scia liquida ha bagnato parte della confezione di pasta e del
pesce. Ho le dita umide, il polsino della camicia è bagnato, i nervi girano a
mille fradici d’incazzatura. La bottiglia perde acqua oligominerale.
“Questa non ci voleva!” supplico alla cassiera un appoggio morale, o preferibilmente un asciugamano.
“La vada a cambiare”.
Non ho mai digerito le persone che semplificano nei momenti inopportuni, mi agitano maggiormente. Vorrei vedere io, se fosse lei ad avere le mani bagnate, una fame da lupo e la cucina a cento metri di distanza.
“Non ci avevo pensato, sa!”
“Male” replica.
Ancor meno sopporto le persone che non colgono il sarcasmo.
Impugno la bottiglia e la scoperta è agghiacciante: l'acqua fuoriesce da un impercettibile foro situato vicino al tappo. Inizia a salire l’ansia.
Perché a me? E sì che sono stato battezzato!
La situazione è chiara, pur non lavorando nei R.I.S. è facile capire che potevo diventare un’altra vittima del folle criminale Acquabomber.
“È meglio se la dà a me signore”, starnazza la cassiera.
“Guardi che forse sarebbe il caso di portarla alla polizia”.
“Ci vuole denunciare perché si è bagnato i calzoni?”
“Intendo dire… probabilmente è stata bucata apposta con una siringa da qualche psicopatico. Non mi stupirebbe trovarci dentro tracce di ammoniaca o varechina”.
“Ma va là, non sia apprensivo”.
“Qui non si tratta di essere come dice lei, però ci vuole attenzione e prevenzione in queste cose”.
“Scommetto che lei è uno di quelli che ha smesso di mangiare il pollo per il virus dell'influenza aviaria?” a stento trattiene le risa.
“Il pollo lo mangio ogni giorno”, cioè, non proprio ogni giorno, ok, è da qualche anno che non lo compro, non vorrei… sapete… posso vivere bene anche senza… perché rischiare?!
“Se le interessa, c’è lo sconto sul pollame”.
Questa cassiera è pazza, a guardarla attentamente assomiglia alla signora della strage di Erba. Mio dio, è lei!
“Ascolti, un conto è essere apprensivo, un altro è quello di essere incosciente”.
“Certo”.
“Non mi assecondi per cortesia” preciso.
“Va bene”.
Ho le mani che puzzano di ammoniaca, oppure è un altro veleno, magari solo acqua, non riesco a capire; dovrei fissare una visita dal dermatologo.
Sono spaventato, lo sguardo docile della cassiera è inquietante, sorride o ghigna maleficamente? Da un momento all’altro giungerà anche suo marito. Tremo come un’antilope zoppa appena avvistata da un leopardo.
Nel frattempo alla cassa n°1 giunge un signore anziano, fresco e profumato di doccia sotto l'acqua di
colonia.
“Questa volta mi tenga il posto. Vado a prendere un’altra bottiglia e torno in un lampo” e le consegno l’ultima creazione di Acquabomber.
“Non si preoccupi” risponde operando al contrario.
Evidentemente le manca un filo conduttore tra parole e azioni. Questo spiegherebbe cosa la spinge a far passare il codice a barre di minestrine e adesivi per dentiera.
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