La casa di viale Tibaldi al 4 mi si presentò con una facciata grigia e anonima, tre piani incastrati tra palazzi molto più alti e altrettanto incolori, ma dalla fessura che separava i due battenti del portone di legno e ferro battuto, incollando l'occhio potevo scorgere un piccolo parco nascosto nella corte interna.
Meccanicamente spazzolai con le mani l'abito buono cercando, senza riuscirvi, di scacciare la sensazione di inadeguatezza che mi stava tormentando. Avevo già lavorato per gente col portafoglio rigonfio, ma quello che, secondo Vale e il mio Socio, avrebbe dovuto essere il mio prossimo cliente, mi faceva sentire un po' come la piccola fiammiferaia in attesa dell'elemosina. Fosse stato per me, mi sarei tenuto alla larga da quel padrone delle ferriere, ma nessuno si era degnato di chiedere la mia opinione.
Autore: Sandrone Dazieri (Attenti al gorilla)
dalla rubrica: Il giusto degli altri
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