Ho sbagliato tutto. Con te intendo. Davvero.
Nessun sarcasmo
questa volta. Nessuna classica battutina, nessuna ironia.
Niente. Nada. Nichts. 何も.
Semplicemente questo: ho sbagliato.
Un sacco di cose: quella
frase al ristorante, quel gesto in macchina, quel finto tradimento con non mi
ricordo più chi, quel nervoso durato per una settimana, quella mania di
controllare se l’auto è chiusa dopo averla chiusa, quel non ammettere l’evidenza,
quel regalo mai apprezzato fino in fondo, quella maglietta mai restituita,
quella borsa dove ci mettevo sempre anche il mio portafoglio. E altro ancora.
Cazzo, non so più quanti errori ho commesso con te. Mi sono trasformato in un
generatore di sbagli. Ecco, ti ricordi il periodo soprannomi? Facevamo a
gara.
Ora questo è il mio: generatore di sbagli.
Solo che me ne sono accorto adesso, solo in questo preciso attimo.
Lo so che sono passati anni, e l’acqua sotto i ponti ha formato un lago
placido, dove sopra si specchia sempre il sole, senza mai una nuvola.
Che poi oggi non è mica la ricorrenza di chissà cosa. Per
cui non so darti spiegazione del perché mi sta passando questo per la testa. Mi
sta passando e basta. Prendila così come viene, come una delle poche volte che
una frase non genera una discussione tra noi.
Ho sbagliato tutto. Con te intendo. Veramente.
Nessun beffa
questa volta. Nessuna battuta, nessun scherno.
Niente. Nothing. Rien. எதுவும்.
Volevo dirtelo, volevo che lo sapessi; ho finalmente capito.
“Non conta più. Non ha importanza” mi hai detto.
O forse l’hai
pensato e io ho pensato che l’hai detto. Non sono più sicuro di niente di quello che c'è tra noi. Ho
definitivamente perso certezze di fronte a te, anche alle tue spalle, di fianco
pure.
“Non preoccuparti. E’ andata così. Si vede che è giusto così” hai
pensato.
O forse me l’hai detto e dato che queste parole non mi piacciono per
nulla, ho preferito credere che le hai solo pensate.
Eppure dovevo dirtelo. Non per vuotare il sacco, per togliermi un peso e passarlo nelle tue mani. No, magari fosse così facile.
E' perché ho capito - in ritardo mostruoso e abissale - che ho commesso un errore a ogni passo. E mi sono messo a correre quando avrei dovuto fermarmi.
Questo è stato il mio sbaglio, che ha fatto di me bersaglio.
Be', scusami.
Luca Lama
p.s. Vale il detto: non è mai troppo tardi?
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