Il mio noadre si chiama Luigi.
Per chi non lo sapesse - nessuno
credo, perché è un termine che ho appena inventato - noadre è un neologismo, significa essere un po' nonno e un po' padre per qualcuno.
In questo caso quel qualcuno sono
io, e quel noadre è Luigi.
Per essere noadre è fondamentale
non avere legami di sangue con quel qualcuno, e quel qualcuno sono sempre io.
Per prima cosa, questa foto descrive
molto bene il rapporto tra me e il mio noadre.
Lui che mi guida, senza tenere
troppo forte la presa e senza mai realmente lasciarmi andare. Diciamocelo,
niente male, o meglio, una gran fortuna dal mio punto di vista. Potete notare
che solo io ho le mani sul volante, questo rende abbastanza chiara l'idea che un
noadre ti guida senza indirizzare il veicolo verso una meta già stabilita da
lui. No, il noadre è come il tuo personalissimo copilota che ti indica la
strada da percorrere solo quando ti sei perso, a meno che tu non glielo chieda
prima.
Già, io ho avuto la fortuna di
avere un copilota; sai, non tutti possono vantarsi di avere un noadre super
copilota. Be', io sì, e per questo forse non avrò mai le parole per
ringraziarlo abbastanza.
E in una giornata malinconica
come questa, devo solo pensare a tutto quello che è stato il rapporto con lui, e farne tesoro, e farne uno slancio per imparare a guidare e andare da solo. Ok,
magari non proprio solo solo, ma senza il miglior copilota in circolazione.
Mi
è stato detto che fatti come questi, aiutano a farti diventare grande, e se lo
sei già, ancora più grande di quello che sei già. Allora presumibilmente oggi
io sono Grande. Anzi grandissimo. Grandissimissimo.
Quando non riesco a scrivere un
concetto comprensibile in modo descrittivo, c'è solo una cosa corretta da fare:
buttare parole come fotografie prese da un cassetto chiuso da tanto tempo, ma
non per questo dimenticato. Dunque, questo sono le foto verbali con il mio noadre che ho appena posato sul
tavolo:
a quattordici già lavoravo in
negozio. la mia passione sono le biciclette, be' anche i motorini, però di più
le biciclette. impara l'arte e mettila da parte. durante la guerra hanno tirato
giù il negozio di bici, poi ci siamo trasferiti. la motocicletta guzzi è stata la moto più bella che ho avuto. come
prima automobile ho avuto la topolino. le partite a
scala quaranta. lavoro del michelàs, mangià bev e andà a spas. quante volte col garelli per andare al paese. ti porto dal frate per smettere di fare i capricci e ti ritrovo che parli
con lui dell'inter. il mio padrino. ogni domenica andiamo dalla nonna e dal
nonno, poi solo dalla nonna. la borsa della chicco. te ghè inscì de cur. la
prima volta in posta. l'immancabile borsello. mica come adesso, il lusso, ora
ti racconto quando c'era la guerra. in vacanza vado a castò, provincia di
caresti. in famagosta c'era un cacciabombardiere tedesco. i film western. non ti
sento quando parli al telefono, dove sei andato, in cantina. quando passava pippo, così chiamavamo quell'aereo, c'è anche la canzone: e pippo pippo non lo sa
che quando passa ride tutta la città. la prima volta allo stadio. san giuan fa minga ingan. gimondi forza che sei solo. più
ladri delle banche ghe n'è minga. la prima volta in banca. il milan di nereo rocco. la prima
volta col notaio. la prima stramilano. il primo motorino. vieni a vedere il
brevetto che ho fatto.
L'ultima immagine voglio che sia questa: le ore in bicicletta sull'argine, i
cappellini per ripararci dal sole cocente, il sudore sulla fronte, i manubri
bagnati, il campanello nuovo, la catena dovrebbe reggere, qui è dove
hai bucato ieri. Vedi, quello è il campanile di Pomponesco.
Ci vediamo vicino a quel campanile. In qualche modo.