Camminando nel freddo, guardavo
Roby sbuffare nuvole di fiato condensato.
“Fai delle nuvole enormi” ho
detto, così tanto per dire. Lui mi ha guardato, ma uno sguardo strano che non
gli avevo mai visto, come il modo in cui ti guarda qualcuno che la sa molto più
lunga di te, ma non vuole fartelo capire per non metterti a disagio.
“Non dire cazzate” ha detto.
Ha fatto uno dei suoi sorrisi; e
io, rassicurato, sono tornato a guardare gli altri. Ma ho visto una cosa con la
coda dell’occhio: ho visto che, appena ho girato lo sguardo, il sorriso di
Vanessa è scomparso in modo repentino, come quando le annunciatrici in tivù
credono di non essere più inquadrate, e si tolgono il sorriso della buonasera
cambiando completamente faccia.
Ho lanciato un’occhiata a Roby ma
lui non mi guardava, beveva e chiacchierava con Giulio allo stesso modo di
prima, quando l’avevo visto da lontano. Era come guardare le fotografie di una
vacanza che i tuoi amici hanno fatto senza di te, e rendersi conto che si sono
divertiti nonostante la tua assenza. Se anche io non fossi stato lì, Roby
avrebbe bevuto e chiacchierato nell’identico modo, Fabri avrebbe proposto lo
stesso brindisi, nessuno avrebbe detto o fatto qualcosa di diverso. Era una
scena indipendente da me.
tratto da: Il mondo senza di me (Marco Mancassola)
(dalla rubrica: Il giusto degli altri)
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