“Sam…”
“Sam.”
È che la prima volta è stato come
strabuzzare gli occhi. La seconda è stato come socchiuderli, e prendere
consapevolezza.
La prima volta che ho conosciuto Sam non mi viene in mente facilmente, perché è una persona che conosco da sempre, è nelle fotografie dei miei primi compleanni, è nelle fotografie degli ultimi incontri-Lotus Club.
Se penso a un amico di infanzia,
Sam è lì, presente. Se penso a un amico di vecchia data, Sam è sempre lì,
presente, con quel suo modo di fare pacato ed elegante, con una innegabile e
innata cordialità e bravura che l’ha portato ad assumere una buona posizione.
È che quando hai le capacità, a quel
punto ci arrivi. Diciamo che la buona posizione
arriva in automatico; come se aspettasse te, come se non fossi tu a scalare
montagne e a farti strada studiando/lavorando per raggiungerla. No.
È lei che arriva da te, ti corre
incontro. Come se fosse in attesa di trovare te, ovvero una persona abile. E
Sam era uno abile, ve lo posso attestare e firmare su carta bollata da
depositare presso uno studio notarile.
Già, perché mentre scorro l’elenco delle
persone in gamba, Sam è lì, presente.
E non lo dico io, che potrei risultare di parte, anche se sono obiettivo al
millesimo; no, lo dicono i fatti, quello che il mondo gli ha riservato, già,
perché lui è una brava persona in una buona
posizione. E questo è quanto.
Ripenso a quando ho letto per la prima
volta il nome “Lotus Club” (Lotus Club è un’associazione
creata da professionisti e imprenditori appartenenti alla seconda generazione
di srilankesi nati o cresciuti in Italia) e nella mia casella e-mail, in
basso a destra, ho visto l’invito di Sam. Impossibile resistere a una
convocazione così irrinunciabile.
Sam, il Presidente dell’associazione.
E dopo anni in cui ci si era persi di
vista, quella mi sembrava proprio l’occasione d’oro, l’occasione da cogliere al
volo senza pensarci troppo su.
E così ho fatto. E così rifarei.
Ovviamente la serata è stata
meravigliosa, così come il resto delle chiacchiere e, a dirla tutta, poco
importava del luogo, della cornice, del drink, del cibo e dei discorsi che
quella sera scorrevano agli angoli dei tavoli. Già, perché io, lì, quel giorno,
ero andato principalmente per incontrare Sam, e per sapere tutto quello che
gli ruotava attorno.
Sam è il mio amico d’infanzia. Il primo
di cui ho ricordo, di cui custodisco un buon ricordo, e la foto qui sopra mi
aiuterà a farlo ancora meglio.
Sapete, vi garantisco che ho dovuto sentirmelo dire due volte, o forse più; non ricordo ora.
“Sam…”
“Sam.”
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