mercoledì 7 gennaio 2015

HO DOVUTO SENTIRMELO DIRE DUE VOLTE, "SAM"



Ho dovuto sentirmelo dire due volte, “Sam”, o forse più; non ricordo adesso.
“Sam…”
“Sam.”
È che la prima volta è stato come strabuzzare gli occhi. La seconda è stato come socchiuderli, e prendere consapevolezza.

La prima volta che ho conosciuto Sam non mi viene in mente facilmente, perché è una persona che conosco da sempre, è nelle fotografie dei miei primi compleanni, è nelle fotografie degli ultimi incontri-Lotus Club.
Se penso a un amico di infanzia, Sam è lì, presente. Se penso a un amico di vecchia data, Sam è sempre lì, presente, con quel suo modo di fare pacato ed elegante, con una innegabile e innata cordialità e bravura che l’ha portato ad assumere una buona posizione.
È che quando hai le capacità, a quel punto ci arrivi. Diciamo che la buona posizione arriva in automatico; come se aspettasse te, come se non fossi tu a scalare montagne e a farti strada studiando/lavorando per raggiungerla. No.
È lei che arriva da te, ti corre incontro. Come se fosse in attesa di trovare te, ovvero una persona abile. E Sam era uno abile, ve lo posso attestare e firmare su carta bollata da depositare presso uno studio notarile.
Già, perché mentre scorro l’elenco delle persone in gamba, Sam è lì, presente. E non lo dico io, che potrei risultare di parte, anche se sono obiettivo al millesimo; no, lo dicono i fatti, quello che il mondo gli ha riservato, già, perché lui è una brava persona in una buona posizione. E questo è quanto.
Ripenso a quando ho letto per la prima volta il nome “Lotus Club” (Lotus Club è un’associazione creata da professionisti e imprenditori appartenenti alla seconda generazione di srilankesi nati o cresciuti in Italia) e nella mia casella e-mail, in basso a destra, ho visto l’invito di Sam. Impossibile resistere a una convocazione così irrinunciabile.
Sam, il Presidente dell’associazione.
E dopo anni in cui ci si era persi di vista, quella mi sembrava proprio l’occasione d’oro, l’occasione da cogliere al volo senza pensarci troppo su.
E così ho fatto. E così rifarei.
Ovviamente la serata è stata meravigliosa, così come il resto delle chiacchiere e, a dirla tutta, poco importava del luogo, della cornice, del drink, del cibo e dei discorsi che quella sera scorrevano agli angoli dei tavoli. Già, perché io, lì, quel giorno, ero andato principalmente per incontrare Sam, e per sapere tutto quello che gli ruotava attorno.
Sam è il mio amico d’infanzia. Il primo di cui ho ricordo, di cui custodisco un buon ricordo, e la foto qui sopra mi aiuterà a farlo ancora meglio.

Sapete, vi garantisco che ho dovuto sentirmelo dire due volte, o forse più; non ricordo ora.
“Sam…”
“Sam.”
Sam, il mio grande amico d’infanzia.

 

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