venerdì 26 agosto 2016

UN GUERRIERO (rubrica)

Un guerriero della luce non imbroglia mai, ma sa distrarre il suo avversario.
Per quanto ansioso sia, sfrutta ogni risorsa strategica per raggiungere l'obiettivo. Quando si accorge di essere allo stremo delle forze, induce il nemico a pensare che stia temporeggiando. Quando sceglie di attaccare da destra, muove le sue truppe verso sinistra. Se intende iniziare la lotta immediatamente, finge di avere sonno e si prepara per dormire.
Gli amici commentano: "Vedete, ha perduto l'entusiasmo." Ma lui non dà importanza ai giudizi, perché gli amici non conoscono le sue tattiche di combattimento.
Un guerriero della luce sa ciò che vuole. E non ha bisogno di spiegare nulla.

* * *




Talvolta il guerriero della luce lotta con chi ama.
L'uomo che tutela i propri amici non è mai vittima delle tempeste dell'esistenza; ha le forze per superare le difficoltà e andare avanti.
Eppure, tante volte, si sente sfidato da coloro ai quali cerca di insegnare l'arte della spada. I suoi discepoli lo provocano a un combattimento.
E il guerriero mostra le sue capacità: con pochi colpi fa rotolare a terra le lance degli allievi, e l'armonia ritorna nel luogo in cui si riuniscono.
"Perché farlo, se sei tanto superiore?" domanda un viaggiatore.
"Perché quando mi sfidano, in realtà vogliono parlare con me, e in questo modo io mantengo vivo il dialogo," risponde il guerriero.


tratto da: Manuale del guerriero della luce (Paulo Coelho)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

giovedì 18 agosto 2016

CITAZIONE 062 (rubrica)



Odio dormire da sola,
impaurita, con le luci spente.
Odio vivere da sola
con me stessa ho solo conversazioni noiose.
Non sono amica di me stessa: il mio io è solo una conoscente.
Odio sognare di essere sola
perché in quei sogni tu non ci sei mai,
c’è solo una figura ombrosa dal viso vuoto
che mi caccia via da casa sua.
Odio camminare da sola,
dovrei prendermi un cane, o qualcosa di simile.
Odio mangiare da sola,
odio mangiare da sola.

Odio dormire con te
perché non ci sei mai,
c’è solo una figura ombrosa dal viso vuoto
che mi caccia via da casa sua.
Odio vivere con te,
dovrei prendermi un cane, o qualcosa di simile.
Odio camminare con te,
con me stessa ho solo conversazioni noiose.
Un tempo eravamo amici
e ora sei solo un conoscente.

Odio i miei sogni in cui sto con te,
odio i miei sogni in cui sto con te,
odio i miei sogni in cui sto con te.
Impaurita, a luce spenta,
impaurita, a luce spenta.

Odio sentirmi,
sentirmi sola.


gruppo musicale: Daughter
(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)
traduzione - link: https://traducocanzoni.wordpress.com/2015/11/28/traduzione-daughter-not-to-disappear

mercoledì 10 agosto 2016

FU PIÙ TARDI, NEL RIPROPORSI QUASI ONIRICO (rubrica)

Fu più tardi, nel riproporsi quasi onirico di quei momenti, che lui si rese conto di come il silenzio in cui si muovevano tradisse ogni particolare di quei giovani corpi: muscoli resi sciolti da imprese rischiose, carni devastate, con lividi e bruciature simili a tanti piccoli duri occhi-di-bue prodotti da papà con le sue cicche; i vaffanculo di corpi avvinghiati in prese e mezze elson, inchiodati da ginocchia puntate nella schiena, nello sterno; scatti di tendini e fratture di ossa snodatissime che toglievano il fiato dalle loro bocche di quattordicenni nello sperduto parcheggio di roulotte dove abitavano, impantanato in quel posto schifoso vicino alla discarica comunale di materiali tossici. 
Erano gli stessi ragazzi che già prima di allora, andando a passeggio giù in città, aveva visto cantare e sfottere la gente per le strade, e gli avevano fatto paura. Adesso era felice di imbattersi in queste anime sbucate dall'oscurità accanto al loro patetico fuocherello. 
Sullo sfondo di tutto questo, mentre si muovevano in un silenzio che preannunciava anche il calcio che avrebbe sferrato per primo il ragazzo avanti a tutti, c'era soltanto il monotono ronzio degli insetti, un suono così prolungato da essere annullato nella sua mente e rimpiazzato da una nuova e più elevata forma di silenzio.





* * *

La casa in cui i nostri due amanti si ritrovano - per usare le loro parole - è piena, letteralmente inondata di luce, bianca e pulita, né grande né piccola ma a suo modo imponente, congiunta com'è alla proprietà più estesa di cui un tempo faceva parte; è la cosiddetta dépendance per gli ospiti, ma è più grande delle altre case che si arrampicano su per la collina, allontanandosi dal fiume, e ora, con le siepi ormai cresciute, le rose afflosciate sui graticci marci, pare un edificio a sé.


tratto da: Episodi incendiari assortiti (David Means)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

mercoledì 3 agosto 2016

CITAZIONE 061 (rubrica)



È la paura di invecchiare,
di perdere i capelli e di dovere stare bene,
di scendere di casa da una fune per arrivare a stringerci la mano.
E tutte quelle rughe
sono schiaffi della mente,
sono strade senza un senso e che non portano mai a niente.
Non ridere e non piangere,
non stringermi le mani,
siamo sporchi, siamo umani.

Prima o poi ci passerà,
la luna che ci insegue in fondo alla salita,
costruiamoci una casa,
prima o poi ci passerà.
Ritroviamoci per strada
per urlare il nostro nome
con quel poco che rimane
tra milioni di persone,
finalmente dormiremo
avremo un posto dove stare
ma saremo troppo stanchi per poterlo raccontare.

Non ridere e non piangere
non stringermi le mani,
siamo sporchi siamo umani.
Prima o poi ci passerà
la luna che ci insegue in fondo alla salita
costruiamoci una casa.
Prima o poi ci passerà.
Non ridere e non piangere
non stringermi le mani,
siamo sporchi siamo umani.
Prima o poi ci passerà
la luna che ci insegue in fondo alla salita
costruiamoci una casa.
Prima o poi ci passerà,
costruiamoci una casa
Prima o poi ci passerà,
costruiamoci una casa.

Prima o poi ci passerà.


cantante: Francesco Motta

(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)

mercoledì 27 luglio 2016

VORREI CHE FACESSI PRESTO

Vorrei che facessi presto.
Comincio a stancarmi di vedere il lato brutto delle cose belle.

Mi piacerebbe che tu possa fare in fretta.
Inizio a non voler più vedere il lato da mostro delle persone deliziose.

Vorrei tanto che ti sbrigassi.
Mi spossa vedere quando si innervosiscono persone sempre tranquille.

Desidererei che fosse già domani e, che magari togliessi tutto questo grigio dai miei occhi.
Mi delude notare il lato ruvido delle persone lisce.

Vorrei che facessi presto. E subito.
Comincia a sfiancarmi fare il resoconto di un anno che mostra la parte brutta proprio sul più bello.

Mi piacerebbe che tu possa fare in fretta. E immediatamente.
Incomincia ad annoiarmi questo continuo battibeccare. Ho labbra. Non ho un becco, e questo basta.

Desidererei proprio che ti spicciassi e, che magari potessi proteggermi e farti proteggere.
È sconfortante assaggiare dagli altri la parte amara delle cose dolci.

Vorrei che facessi presto.
Vorrei che tu facessi presto. Perché io sono già in ritardo.
Vorrei che non parlassimo di mesi, ma di giorni.
Vorrei che facessi prestissimo. Ecco.




L. Lama

mercoledì 20 luglio 2016

RECENSIONE: libro AL PUNTO CHE DISTURBI (spot)

E poi c'è questa recensione fatta al mio primo libro, be', grazie.
Molte grazie.




"Piedi per terra. Per terra sull'asfalto, sull’asfalto cittadino. Così ci si sente fin dalle due citazioni scelte come benvenuto per il libro di 34enne milanese Francesco Bittasi. Piedi per terra, occhi aperti, orecchie attente, al punto che disturba, quasi, la città, così viva, così vera, così violentemente contraddittoria. Pubblicato dalle Edizioni del Gattaccio, il volume richiama il concetto con il titolo, anche se si rifà a tutt'altro, e poi leggendo il lettore si accorge, capisce che “Al punto che disturbi” non sei “tu” che leggi, e non sei “tu” Milano, ma in qualche modo siete entrambi coinvolti.
Complice la notte, che in una metropoli è piena di luci e di voci, sembra che l’insonnia abbia pervaso ogni via, e chi dormiva è stato certamente svegliato dal boato che apre il racconto. Da lì si apre la diga della narrazione e scorre un fiume di microstorie che si riversano nella mente di chi legge, e soprattutto negli occhi.
Il barista, il passante, la donna affianco in coda in un negozio, il ciclista e una “lei” che slega la bicicletta. Chi più importante, chi meno, per l’esito del filo narrativo principale, tutti contribuiscono all'affresco milanese che Bittasi dipinge con abilità, con uno stile di puntinismo realistico in cui ogni tocco è una esistenza, uomo o oggetto, ed è “piazzata” nel momento e nel posto giusto. Perché una città come Milano non permette tentennamenti né perplessità, per non parlare delle imprecisioni.
I tram, il supermercato e il bar. La catena della bici e il portone. L’attraversamento pedonale e chi lo percorre, sfuggendo ad un rosso che in agenda non è proprio previsto. Tutto è famigliare per chi conosce e vive la città di Milano come l’autore che vi è nato e cresciuto, e che come protagonista ha scelto un venditore di case, perfetto per una città così”, ritratta in un’epoca in cui la speculazione immobiliare è il secondo tema dopo quello del “non ci sono più le mezze stagioni, davanti ad un caffè preso di corsa. “Perché la città è quella che è” e ha fretta di crescere. Forse per questo, anche, “più di una faccia in strada non ha un bel colore”, e sarà anche per il lavoro, o meglio, per la sua mancanza. Un, se non “il” tema ricorrente nel libro, spesso invece che preso di petto, lasciato trapelare dai gesti quotidiani di cui è tempestato il libro fino al finale. “Poi andrò a cercare lavoro, ci sarà un mestiere per me senza il sottotitolo: stagista/tirocinante. Nel frattempo, vado a comprare una pentola, un cucchiaio e un fischietto, mi servirà quando a 60 anni scenderò in piazza con i miei coetanei a manifestare per una pensione che non avremo”.

Link: 

https://omnimilanolibri.com/2014/12/01/al-punto-che-disturbi/





sabato 16 luglio 2016

CITAZIONE 060 (rubrica)



Ho fatto un sogno che correvo tutto il tempo e
la vita era come una cometa che cade dal cielo,
mi sono svegliata così spaventata nell'alba, così chiara, 
prezioso è il tempo che abbiamo qui.

Non siamo abbastanza saggi da dare tutto quello che siamo,
sicuramente siamo abbastanza luminosi per mettere in ombra le stelle
ma il genere umano viene così, perso nel trovare la sua strada 
ma abbiamo la possibilità di fare la differenza fino al giorno della nostra morte.

E si potrebbe pregare Dio o dire che è destino,
ma penso che stiamo solo nascondendo tutto il possibile.

Non siamo abbastanza saggi da dare tutto quello che siamo,
sicuramente siamo abbastanza luminosi per mettere in ombra le stelle
ma il genere umano viene così, perso nel trovare la sua strada 
ma abbiamo la possibilità di fare la differenza fino al giorno della nostra morte.

Tutto quello che sto realmente chiedendo è: che cosa stiamo facendo qui?
Stiamo solo uccidendo il tempo di anno in anno,
in questo grande mondo, nessun altro può giocare la nostra parte
non è tempo di svegliarsi, stare su e dare tutto.

Sicuramente siamo abbastanza luminosi per mettere in ombra le stelle
ma il genere umano viene così, perso nel trovare la sua strada 
ma abbiamo la possibilità di fare la differenza fino al giorno della nostra morte.

Abbiamo la possibilità di fare la differenza fino al giorno della nostra morte,

abbiamo la possibilità di fare la differenza fino al giorno della nostra morte.


gruppo: Lamb

(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)