martedì 23 aprile 2019

MA ERA TUTTO COSÌ INCERTO (rubrica)

Ma era tutto così incerto, così disadorno - era come ascoltare uno di quei tizi mai sentiti nominare che a una festa di paese, all'ora di pranzo, salgono sul palcoscenico.





In realtà la musica non c'era ancora, lì dentro, niente violini, niente chitarre elettriche, niente ritmo, niente della trama o dei particolari che anche dopo tanto tempo erano fonte di sorprese.

E nemmeno c'era rabbia, nemmeno c'era dolore.
Se fosse stata ancora un'insegnante avrebbe fatto ascoltare i due album l'un o dopo l'altro ai ragazzi del sesto anno perché capissero che l'arte era finzione.
Era chiaro che Tucker Crowe, quando aveva scritto Juliet, soffriva, ma mica poteva entrare in uno studio di registrazione e mettersi a urlare.
Sarebbe sembrato matto e patetico.
Per infilare la rabbia in quelle canzoni aderenti, doveva calmarla, domarla e darle forma.
Poi doveva abbellirla perché sembrasse di più a se stessa.
  Juliet, Naked mostrava quanto era bravo Tucker Crowe, pensò Annie, quanto era geniale; ma solo grazie a tutto quel che mancava, non a quanto effettivamente c'era da sentire.



tratto da: Tutta un'altra musica (di Nick Hornby)



(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

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