martedì 31 ottobre 2017

CITAZIONE 083 (rubrica)



Adeguarsi alle circostanze,
la consuetudine alle tendenze,
alle risposte senza domande,
a essere sveglio senza essere nemmeno cosciente.
Vale la pena dai non pensare,
è l’attrito che fa questo rumore,
sono le stanze del potere,
mi creda signore, ha fatto un affare.

Sarebbe bello,
sarebbe sano
immaginarsi un futuro nei bagni di un treno
prima che sia troppo tardi e diventi illegale tenersi per mano.

Scrivimi decine di lettere,
quando te ne andrai,
quando gli ombrelloni sono chiusi,
dimmi come stai,
dimmi se i bagnini troveranno altri lavori,
dimmi come si fa
a restare attaccati a un’idea di felicità,
dimmi come si fa
a rispettare le regole,
alla tua età è difficile.

Mentire per il tuo bene,
dimenticarsi di dormire,
abituarsi a volte a pensare a cose più facili
ad amori un po’ meno normali,
è l’intervallo, la sigaretta,
ma non la senti anche tu questa fitta,
ci sono automobili in coda
e c'è il nostro amore in fondo alla strada.

Sarebbe bello,
sarebbe sano
immaginarsi un futuro nei bagni di un treno
prima che sia troppo tardi o diventi banale tenersi per mano.

Scrivimi decine di lettere,
quando te ne andrai,
quando gli ombrelloni sono chiusi,
dimmi come stai,
dimmi se i bagnini troveranno altri lavori,
dimmi come si fa
a restare attaccati a un’idea di felicità,
dimmi come si fa
a rispettare le regole,
alla tua età è difficile,
alla tua età è difficile.

Dimmi come si fa
a restare attaccati ad un’idea di felicità,
dimmi come si fa
alla tua età è difficile,
alla tua età è difficile.


gruppo musicale: Kaufman

(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)

martedì 24 ottobre 2017

AVEVA QUESTO... (rubrica)

Aveva questo Marcovaldo, un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l'attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto. 
Invece, una foglia che ingiallisse su un ramo, una piuma che si impigliasse ad una tegola, non gli sfuggivano mai: non c'era tafano sul dorso d'un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola, buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che Marcovaldo non notasse, e non facesse oggetto di ragionamento, scoprendo i mutamenti della stagione, i desideri del suo animo, e le miserie della sua esistenza.




Così un mattino, aspettando il tram che lo portava alla ditta Sbav dov'era uomo di fatica, notò qualcosa d'insolito presso la fermata, nella striscia di terra sterile e incrostata che segue l'alberatura del viale: in certi punti, al ceppo degli alberi, sembrava si gonfiassero bernoccoli che qua e là s'aprivano e lasciavano affiorare tondeggianti corpi sotterranei.


tratto da: Marcovaldo (di Italo Calvino)


(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

giovedì 19 ottobre 2017

CITAZIONE 082 (rubrica)



Ho letto libri antichi,
le leggende e i miti.
Achille, e il suo oro
Ercole, e i suoi doni
il controllo di Spiderman
e Batman con i suoi pugni
e chiaramente non mi vedo in quella lista.

Lei ha detto, dove vuoi andare?
Quanto vuoi rischiare?
Non sto cercando qualcuno
con dei doni super-umani,
qualche supereroe, qualche beatitudine di fiaba,
giusto qualcosa che io possa far diventare
qualcuno da baciare.
Voglio proprio qualcosa come questo.

Oh, voglio proprio qualcosa come questo

Oh, voglio proprio qualcosa come questo,
voglio proprio qualcosa come questo.

Ho letto libri antichi,
le leggende e i miti,
i testamenti che hanno raccontato.
La luna e la sua eclissi
e Superman che srotola un'armatura prima di indossarla
ma non sono il tipo di persona a cui calzi.

Lei ha detto, dove vuoi andare?
Quanto vuoi rischiare?
Non sto cercando qualcuno
con dei doni super-umani,
qualche supereroe, qualche beatitudine di fiaba,
giusto qualcosa che io possa far diventare
qualcuno che mi possa mancare.
Voglio proprio qualcosa come questo,
voglio proprio qualcosa come questo.

Voglio proprio qualcosa come questo.

Oh, voglio proprio qualcosa come questo

Dove vorresti andare?
Quanto vuoi rischiare?
Non sto cercando qualcuno
con dei doni super-umani,
qualche supereroe, qualche beatitudine di fiaba,
giusto qualcosa che io possa far diventare
qualcuno da baciare.
Voglio proprio qualcosa come questo
Oh, voglio proprio qualcosa come questo.
oh, voglio proprio qualcosa come questo,
oh, voglio proprio qualcosa come questo,
oh, voglio proprio qualcosa come questo.


gruppo musicale: Coldplay 

(dalla rubrica: Citarsi è un po' deprimersi)

lunedì 9 ottobre 2017

PAZIENZA



Pazienza.
È mancato questo ingrediente e adesso siamo soltanto un qualcosa appeso alla parete.
(Già, siamo un qualcosa e non un qualcuno.)

E adesso non mi interessa ragionare/meditare/riflettere su chi o cosa avrebbe dovuto fare chissà cosa verso chissà chi.

"Pazienza".
Così si dice, magari facendo anche spallucce.

(Già, questo dico ad alta voce)

E adesso prendo atto senza poi pesare troppo su chi avrebbe dovuto fare il primo o il penultimo passo.

Pazienza, cos'altro rimane?
Nulla, per ora, se non due immagini impolverate inchiodate alla parete azzurrina.

(Già, mi gira il cazzo per questo)


Luca L.



mercoledì 4 ottobre 2017

COSÌ TUTTI AMAVANO... (rubrica)

Così tutti amavano Siddharta. 
A tutti egli dava gioia, tutti ne traevano piacere.
Ma egli, Siddharta, a se stesso non procurava piacere, non era di gioia a se stesso. 
Passeggiando sui sentieri rosati del frutteto, sedendo nell'ombra azzurrina del boschetto delle contemplazioni, purificando le proprie membra nel quotidiano lavacro di espiazione, celebrando i sacrifici nel bosco di mango dalle ombre profonde, con la sua perfetta compitezza d'atteggiamenti, amato da tutti, di gioia a tutti, pure non portava gioia in cuore. 



Lo assalivano sogni e pensieri irrequieti, portati fino a lui dalla corrente del fiume, scintillati dalle stelle della notte, dardeggianti dai raggi del sole; sogni lo assalivano, e un'agitazione dell'anima, vaporata dai sacrifici, esalante dai versi del Rig-Veda, stillata dalle dottrine dei vecchi testi brahminici.
Siddharta aveva cominciato ad alimentare in sé la scontentezza.


tratto da: Siddharta (Hermann Hesse)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)