lunedì 29 luglio 2013

CINQUEMILA. E VENTI.

Oggi mi fermo un attimo.
Mi siedo, accendo il computer. 
Vado sul blog. 
Il mio blog.
Inserisco indirizzo e-mail. Fatto.
Poi la password. 
Sbaglio a digitarla. Un classico. 
La riscrivo.
Entro.

Un sorriso un po’ stupito. L’attendevo. Ora è diverso.
Be’, grazie. Per le cinquemila visite raggiunte.  
Già, cinquemila. In poco più di un anno.

E’ una sensazione piacevole. Una condivisione che rende meno solo il marciapiede attraversato da un pesce fuor d’acqua.
Questo è essere Luca Lama: sentirsi pesce in mezzo agli uomini, o sentirsi uomo in mezzo ai pesci. 
Cercare sempre una via d’uscita dall'acquario, e trovare poi una soluzione per rientrarci.
Voler stare in solitudine perché gli altri bleah, e poi scrutare all'orizzonte nella speranza di far due chiacchiere con qualcuno.
Cinquemila pesci. Insomma, direi che ce n’è da raccontare.
Cinquemila e venti. Ovviamente quei venti (o quell'unica persona che ha visitato venti volte il blog) hanno già la mia stima.
Acqua in bocca. O per dirla alla Luca Lama: zaino in spalla!

Luca




Dimenticavo: mi son sempre piaciute le autocelebrazioni, è un po’ come compiere gli anni senza però invecchiare anagraficamente.




lunedì 22 luglio 2013

HO SBAGLIATO TUTTO. CON TE INTENDO

Ho sbagliato tutto. Con te intendo. Davvero. 
Nessun sarcasmo questa volta. Nessuna classica battutina, nessuna ironia. 
Niente. Nada. Nichts. 何も.

Semplicemente questo: ho sbagliato. 
Un sacco di cose: quella frase al ristorante, quel gesto in macchina, quel finto tradimento con non mi ricordo più chi, quel nervoso durato per una settimana, quella mania di controllare se l’auto è chiusa dopo averla chiusa, quel non ammettere l’evidenza, quel regalo mai apprezzato fino in fondo, quella maglietta mai restituita, quella borsa dove ci mettevo sempre anche il mio portafoglio. E altro ancora. 
Cazzo, non so più quanti errori ho commesso con te. Mi sono trasformato in un generatore di sbagli. Ecco, ti ricordi il periodo soprannomi? Facevamo a gara. 
Ora questo è il mio: generatore di sbagli.
Solo che me ne sono accorto adesso, solo in questo preciso attimo. 
Lo so che sono passati anni, e l’acqua sotto i ponti ha formato un lago placido, dove sopra si specchia sempre il sole, senza mai una nuvola.
Che poi oggi non è mica la ricorrenza di chissà cosa. Per cui non so darti spiegazione del perché mi sta passando questo per la testa. Mi sta passando e basta. Prendila così come viene, come una delle poche volte che una frase non genera una discussione tra noi.

Ho sbagliato tutto. Con te intendo. Veramente. 
Nessun beffa questa volta. Nessuna battuta, nessun scherno. 
Niente. Nothing. Rien. எதுவும்.
Volevo dirtelo, volevo che lo sapessi; ho finalmente capito.

“Non conta più. Non ha importanza” mi hai detto. 
O forse l’hai pensato e io ho pensato che l’hai detto. Non sono più sicuro di niente di quello che c'è tra noi. Ho definitivamente perso certezze di fronte a te, anche alle tue spalle, di fianco pure.
“Non preoccuparti. E’ andata così. Si vede che è giusto così” hai pensato. 
O forse me l’hai detto e dato che queste parole non mi piacciono per nulla, ho preferito credere che le hai solo pensate.

Eppure dovevo dirtelo. Non per vuotare il sacco, per togliermi un peso e passarlo nelle tue mani. No, magari fosse così facile.
E' perché ho capito - in ritardo mostruoso e abissale - che ho commesso un errore a ogni passo. E mi sono messo a correre quando avrei dovuto fermarmi.
Questo è stato il mio sbaglio, che ha fatto di me bersaglio.
Be', scusami.


Luca Lama

p.s. Vale il detto: non è mai troppo tardi?





martedì 16 luglio 2013

SEDUTA TRA CD IMPOLVERATI (rubrica)

Seduta tra cd impolverati, 
sono arrivato tardi alla sua partenza.

Ti assicuro che volevo lavarti i piatti, 
ho le chiavi di casa tua e
se hai paura dei ladri ti prometto che non voglio amore, 
solo la tua voglia.

Rubo lucchetti e sono l’unico testimone.


(dalla rubrica: Poesia portami via)












lunedì 8 luglio 2013

IL MIO NOADRE

Il mio noadre si chiama Luigi.
Per chi non lo sapesse - nessuno credo, perché è un termine che ho appena inventato - noadre è un neologismo, significa essere un po' nonno e un po' padre per qualcuno.
In questo caso quel qualcuno sono io, e quel noadre è Luigi.
Per essere noadre è fondamentale non avere legami di sangue con quel qualcuno, e quel qualcuno sono sempre io.

Per prima cosa, questa foto descrive molto bene il rapporto tra me e il mio noadre.





Lui che mi guida, senza tenere troppo forte la presa e senza mai realmente lasciarmi andare. Diciamocelo, niente male, o meglio, una gran fortuna dal mio punto di vista. Potete notare che solo io ho le mani sul volante, questo rende abbastanza chiara l'idea che un noadre ti guida senza indirizzare il veicolo verso una meta già stabilita da lui. No, il noadre è come il tuo personalissimo copilota che ti indica la strada da percorrere solo quando ti sei perso, a meno che tu non glielo chieda prima.
Già, io ho avuto la fortuna di avere un copilota; sai, non tutti possono vantarsi di avere un noadre super copilota. Be', io sì, e per questo forse non avrò mai le parole per ringraziarlo abbastanza.
E in una giornata malinconica come questa, devo solo pensare a tutto quello che è stato il rapporto con lui, e farne tesoro, e farne uno slancio per imparare a guidare e andare da solo. Ok, magari non proprio solo solo, ma senza il miglior copilota in circolazione. 
Mi è stato detto che fatti come questi, aiutano a farti diventare grande, e se lo sei già, ancora più grande di quello che sei già. Allora presumibilmente oggi io sono Grande. Anzi grandissimo. Grandissimissimo.

Quando non riesco a scrivere un concetto comprensibile in modo descrittivo, c'è solo una cosa corretta da fare: buttare parole come fotografie prese da un cassetto chiuso da tanto tempo, ma non per questo dimenticato. Dunque, questo sono le foto verbali con il mio noadre che ho appena posato sul tavolo:

a quattordici già lavoravo in negozio. la mia passione sono le biciclette, be' anche i motorini, però di più le biciclette. impara l'arte e mettila da parte. durante la guerra hanno tirato giù il negozio di bici, poi ci siamo trasferiti. la motocicletta guzzi è stata la moto più bella che ho avuto. come prima automobile ho avuto la topolino. le partite a scala quaranta. lavoro del michelàs, mangià bev e andà a spas. quante volte col garelli per andare al paese. ti porto dal frate per smettere di fare i capricci e ti ritrovo che parli con lui dell'inter. il mio padrino. ogni domenica andiamo dalla nonna e dal nonno, poi solo dalla nonna. la borsa della chicco. te ghè inscì de cur. la prima volta in posta. l'immancabile borsello. mica come adesso, il lusso, ora ti racconto quando c'era la guerra. in vacanza vado a castò, provincia di caresti. in famagosta c'era un cacciabombardiere tedesco. i film western. non ti sento quando parli al telefono, dove sei andato, in cantina.  quando passava pippo, così chiamavamo quell'aereo, c'è anche la canzone: e pippo pippo non lo sa che quando passa ride tutta la città. la prima volta allo stadio. san giuan fa minga ingan. gimondi forza che sei solo. più ladri delle banche ghe n'è minga. la prima volta in banca. il milan di nereo rocco. la prima volta col notaio. la prima stramilano. il primo motorino. vieni a vedere il brevetto che ho fatto. 
L'ultima immagine voglio che sia questa:  le ore in bicicletta sull'argine, i cappellini per ripararci dal sole cocente, il sudore sulla fronte, i manubri bagnati, il campanello nuovo, la catena dovrebbe reggere, qui è dove hai bucato ieri. Vedi, quello è il campanile di Pomponesco.

Ci vediamo vicino a quel campanile. In qualche modo.


lunedì 1 luglio 2013

CITAZIONE 008 (rubrica)




Verità, riparata nella sicurezza,
non posso lasciarti soffocarmi;
mi piacerebbe, ma non potrebbe funzionare.
Negoziare e fare a turno
non mi dispiace una cosa.

E ho questo amico, come vedi
che mi fa sentire,
e volevo di più di quello che potevo rubare.
Fermerò me stesso,
vestirò uno scudo,
uscirò dalla mia strada per provare che posso.
Continuo a volerti.

Non dirmi quello che voglio sentire,
paura di non conoscere la paura,
di non provare niente di cui hai bisogno,
continuerò a combattere la gelosia finché non se ne sarà fottutamente andata.

E ho questo amico, come vedi
che mi fa sentire,
e volevo di più di quello che potevo rubare.
Fermerò me stesso,
vestirò uno scudo,
uscirò dalla mia strada per provare che posso.
Continuo a volerti.

Verità, riparata nella sicurezza,
non posso lasciarti soffocarmi;
mi piacerebbe, ma non potrebbe funzionare.
Negoziare e fare a turno
non mi dispiace una cosa.
E ho questo amico, come vedi
che mi fa sentire,
e volevo di più di quello che potevo rubare.
Fermerò me stesso,
vestirò uno scudo.

Uscirò dalla mia strada per farti un regalo,
abbiamo fatto un patto per imparare da chi vogliamo, senza nuove regole
divideremo quello che abbiamo perso e quello che abbiamo cresciuto.
Loro andranno fuori dalla loro strada
per provare che possono.

Continuo a volerti.
Continuo a volerti.
Continuo a volerti.



Gruppo musicale: Nirvana.

(dalla rubrica: citarsi è un po' deprimersi).