lunedì 8 luglio 2013

IL MIO NOADRE

Il mio noadre si chiama Luigi.
Per chi non lo sapesse - nessuno credo, perché è un termine che ho appena inventato - noadre è un neologismo, significa essere un po' nonno e un po' padre per qualcuno.
In questo caso quel qualcuno sono io, e quel noadre è Luigi.
Per essere noadre è fondamentale non avere legami di sangue con quel qualcuno, e quel qualcuno sono sempre io.

Per prima cosa, questa foto descrive molto bene il rapporto tra me e il mio noadre.





Lui che mi guida, senza tenere troppo forte la presa e senza mai realmente lasciarmi andare. Diciamocelo, niente male, o meglio, una gran fortuna dal mio punto di vista. Potete notare che solo io ho le mani sul volante, questo rende abbastanza chiara l'idea che un noadre ti guida senza indirizzare il veicolo verso una meta già stabilita da lui. No, il noadre è come il tuo personalissimo copilota che ti indica la strada da percorrere solo quando ti sei perso, a meno che tu non glielo chieda prima.
Già, io ho avuto la fortuna di avere un copilota; sai, non tutti possono vantarsi di avere un noadre super copilota. Be', io sì, e per questo forse non avrò mai le parole per ringraziarlo abbastanza.
E in una giornata malinconica come questa, devo solo pensare a tutto quello che è stato il rapporto con lui, e farne tesoro, e farne uno slancio per imparare a guidare e andare da solo. Ok, magari non proprio solo solo, ma senza il miglior copilota in circolazione. 
Mi è stato detto che fatti come questi, aiutano a farti diventare grande, e se lo sei già, ancora più grande di quello che sei già. Allora presumibilmente oggi io sono Grande. Anzi grandissimo. Grandissimissimo.

Quando non riesco a scrivere un concetto comprensibile in modo descrittivo, c'è solo una cosa corretta da fare: buttare parole come fotografie prese da un cassetto chiuso da tanto tempo, ma non per questo dimenticato. Dunque, questo sono le foto verbali con il mio noadre che ho appena posato sul tavolo:

a quattordici già lavoravo in negozio. la mia passione sono le biciclette, be' anche i motorini, però di più le biciclette. impara l'arte e mettila da parte. durante la guerra hanno tirato giù il negozio di bici, poi ci siamo trasferiti. la motocicletta guzzi è stata la moto più bella che ho avuto. come prima automobile ho avuto la topolino. le partite a scala quaranta. lavoro del michelàs, mangià bev e andà a spas. quante volte col garelli per andare al paese. ti porto dal frate per smettere di fare i capricci e ti ritrovo che parli con lui dell'inter. il mio padrino. ogni domenica andiamo dalla nonna e dal nonno, poi solo dalla nonna. la borsa della chicco. te ghè inscì de cur. la prima volta in posta. l'immancabile borsello. mica come adesso, il lusso, ora ti racconto quando c'era la guerra. in vacanza vado a castò, provincia di caresti. in famagosta c'era un cacciabombardiere tedesco. i film western. non ti sento quando parli al telefono, dove sei andato, in cantina.  quando passava pippo, così chiamavamo quell'aereo, c'è anche la canzone: e pippo pippo non lo sa che quando passa ride tutta la città. la prima volta allo stadio. san giuan fa minga ingan. gimondi forza che sei solo. più ladri delle banche ghe n'è minga. la prima volta in banca. il milan di nereo rocco. la prima volta col notaio. la prima stramilano. il primo motorino. vieni a vedere il brevetto che ho fatto. 
L'ultima immagine voglio che sia questa:  le ore in bicicletta sull'argine, i cappellini per ripararci dal sole cocente, il sudore sulla fronte, i manubri bagnati, il campanello nuovo, la catena dovrebbe reggere, qui è dove hai bucato ieri. Vedi, quello è il campanile di Pomponesco.

Ci vediamo vicino a quel campanile. In qualche modo.


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