mercoledì 14 ottobre 2015

BANG

Bang. 
Ovvero: storia di un vaffanculo rimasto in canna.

In fondo non ho mai smesso di colpevolizzarmi.
Da quando te ne sei andata, mi sono talmente colpevolizzato che alla fine adesso quasi ho cominciato a provarci gusto. Più che gusto è un retrogusto, amarognolo; ma che dà sollievo, un po’ come alcune birre.
Ieri sera, poco prima di andare a letto, ho passato in rassegna tutte le mie colpe, tutti i miei “Avrei potuto comportarmi così” – “Avrei fatto meglio a fare quello” – “Forse non avrei dovuto…” e via via così.
Nulla di diverso se non nella dinamica e nei tempi, ma stesso copione.
Ecco. 
Poi inaspettatamente mi è accaduta una cosa incredibile, una cosa che non mi era mai successa prima, ovvero: una presa di coscienza, nuova, innovativa. Cosa? Ho finalmente capito: Ho compreso che non era colpa mia. 
Non. Era. Colpa. Mia.
Non era colpa mia...
 
Sembrerà stupido dirlo adesso, a partita terminata, è che non ci arrivo mai subito; anzi, direi che intendo i fatti sempre e solo in ritardo smisurato.
Non è stata colpa mia.
Non è colpa mia adesso.
Sei tu che ti sei comportata male. Niente di più semplice che questo. Sei tu che sei stata pessima. E che ti sia ben chiaro.
Sia inciso sulla parete di casa tua - appena imbiancata.
Hai rimuginato, hai tenuto ogni cosa in sospeso lasciando conseguentemente me appeso. Hai versato lacrime di sfogo e non di sofferenza, hai barcollato senza prendere mai una benché minima decisione, lasciando a me il compito di dare la bastonata finale; cercando così di preservarti un minimo di dignità sentimentale.
Hai indossato l'abito da preda, ma sei stata carnefice.

Non è stata colpa mia. E chissà quante altre volte dovrò ripetermelo per imparare bene la lezione, se mai la imparerò.
E sai che c’è, che questa storia la dedico a te.
"Quale storia?"
Questa: la storia di un vaffanculo rimasto in canna che adesso ha trovato traiettoria tra queste righe. 
Bang!



Luca L.

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