giovedì 10 settembre 2015

QUANTO TALENTO



Quanto talento.
Oggi riflettevo su questo: ormai è diventato penoso il nostro nessun-contatto. E poi ho sorriso.

Mi capita sovente di sorridere quando sono particolarmente e profondamente triste per qualcosa, per qualcosa di irrecuperabile. E poi fischietto, davvero, non lo dico per fare l'ironico; chissà perché!
Sorrido e fischietto, e dentro frano.
Eppure la giornata era iniziata bene: 8 ore di sonno, bel clima e la scritta in arrivo appena giunto alla fermata del tram.
Poi è successo che sono tornato a casa e - pulendo qui e riordinando là - ho trovato un vecchio foglio A4, tuo, donato a me.
Volendo riuscirei a immaginarmi perfettamente l'odore di tempera tra le tue dita con le unghie mangiucchiate e un pochino colorate da smalti di diverse tonalità e qualità.
Ecco, su quel foglio c'è un disegno e tre righe scritte. Credo che l’ultima riga fosse una citazione, oppure tutta farina del tuo sacco. Non so. Secondo me è un tuo pensiero, ma è una personale opinione. Non ho mai capito il motivo, però mi è sempre piaciuto associare a te tutte le belle frasi che mi hai donato, anche quelle che sembrano scritte da Whitman o da Emily Dickinson. E se le hai donate a me, allora proprio sono tue; indiscutibilmente.
E poi - a differenza di quello che hai sempre pensato di te stessa - ho sempre pensato che fossi brava, che fossi piena d'arte e di poesia.
E tu abbassavi sempre il prezzo, trattavi sul tuo valore, lo scontavi come “Una cosina buttata lì”. Sono pronto a scommettere che anche adesso fai così, a fare spallucce quando si parla della tua arte, a dire “Fa nulla” di fronte a un incoraggiamento, a sussurrare “Fin troppo buoni” davanti ai complimenti.
E ammetto che detestavo questa tua convinzione a non reputarti abile, perché non regalo facilmente complimenti. E tu eri davvero talentuosa.
Un talento enorme, per quanto mi riguarda, nel mio piccolo, per quel poco che ne capisco.
Ma alla fine sei molto capace anche di buttare tutto all'aria, soprattutto quando si parla di te. E lasciamelo dire: è un peccato. Certo, leggendo queste righe plausibilmente bisbiglierai “Chissenefrega. Non è poi così vero quello che scrivi. Tanto ormai…”.
E detto fuori dai denti, se non frega a te, chissà perché dovrebbe importare a me. Sai, mi importa così poco che ho deciso di scriverci su, e addirittura pubblicarlo.
Che talento che avevi! E chissà se scrivi/disegni/reciti/studi ancora… Chissà se ti perdi nei libri per poi ritrovarti con la testa tra le nuvole. Chissà.
Ogni tanto qualcuno che conosciamo entrambi mi dice che ti stai sprecando.
Ma quasi non ascolto. Perché può essere un punto di vista errato, oppure veritiero, ma non è questo il punto.
E su di te non voglio accumulare punti di vista. Mi basta il mio, anche se ormai piuttosto obsoleto, alterato, danneggiato; però me lo tengo stretto, perché so essere un ottimo conservatore, e desidero conservare quell'immagine che ho di te, anche se sbiadita, anche se di parte, anche se valorizzata alzando il prezzo alle stelle. Non che non lo sappia. 
Ma è giusto così, se tu deprezzi, stai pur certa che indosserò gli abiti del miglior mercante.

Dicevo, adesso che purtroppo abbiamo un degno e assodato nessun-contatto posso prendermi tutto il tempo per fischiettare e sorridere così a lungo da deprimermi il giusto. Quel giusto che permette di produrre queste righe. E mentre scrivo, all'improvviso… nulla.
Non è accaduto nulla. Ed è l'unica certezza di questo 2015.
Ripiego il foglio A4, ci sarà un tempo per buttarlo, ma quel tempo non è oggi. 


Luca Lama



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