lunedì 11 giugno 2012

ALLA FINE, QUANDO TUTTO FINISCE, COSA TE NE FAI DELLA TUA PERFEZIONE?





Alla fine, quando tutto finisce, cosa te ne fai della tua perfezione? 
Della continua ricerca di essere perfetta, come se fosse sempre una corsa verso neanche sai cosa. 
Come ci riesci poi, ad apparire al posto giusto nel momento giusto? E soprattutto, non ti stanchi mai? Non ne hai le scatole piene di non fare una caduta, di inciampare, di commettere un errore, una sbavatura, una frase scorretta. 
Sembra di no, eppure appari talmente annoiata da te stessa e dalla ricerca della perfezione che mi piacerebbe solo per un attimo farti uno sgambetto, e farti cadere, e rompere il vaso immaginario che sembra sempre stretto tra le tue mani. Ma sì, oggi rompi il vaso! Sei tu preziosa, mica quello che crei o custodisci. 
Tu, soltanto tu. 
Troppo perfetta per mostrare agli altri che puoi essere presa in contropiede. Che noia. 
Questo ripeti mentre cerchi di dare spazio a qualcosa che non ti appartiene. E provo ad immaginarti ricoperta di errori, sì, saresti così buffa e divertente, in senso buono. Però sei troppo presa a puntare il dito, indicando una strada giusta, oppure la strada meno peggio. 
Be', oggi ti spingerò, e poi vediamo cosa succede. Non sei curiosa di sapere qualcosa che non sai, e poi scordartelo, e poi dover richiedere la stessa cosa anche più di due volte. Io, che di errori son circondato, a volte vorrei esser come te, e non solo a volte. E' un film già visto, tu che vuoi esser me, ed io che desidero avvicinarmi a come sei tu. Poi ci rifletto bene, e proprio non mi garba la perfezione, è più lagnosa della puntualità perenne, più mocciosa di una bimba viziata. Quindi, ora che questa serata sta finendo, tu, quando ti sdraierai sul letto poco prima di addormentarti, e ripenserai ai complimenti dei soliti posizionati nelle stesse inquadrature da anni, ecco, in quel momento spero che ti verrà la voglia di alzarti e di andare a dormire sul divano. Senti come si sta scomodi, che goduria. 
Questo è quello che avrei voluto dirti. E sono desolato per il nostro ultimo dialogo. 

"Ehi, non ti rompi le palle a cercare sempre la perfezione?"
"Per niente. Sempre meglio che essere come te che non sei mai sicuro di nulla, e quelle poche volte che sei certo di una cosa, puntualmente la sbagli".
"Ecco, sai la tua perfezione dove te la puoi ficcare?"
"Immagino..."
"In culo. Nel senso più anale che letterale".
"Io vado".

Sono rimasto lì, e un certo senso sono ancora lì, appeso ad ammirarti. 
Magari a volte sbadiglio, concedimelo. 


Luca L.



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