giovedì 27 giugno 2019

SE C’È QUALCOSA CHE (rubrica)

Se c'è qualcosa che rende sopportabili i ritardi negli aeroporti è la gente, questa curiosa razza spontanea affratellata dalla rabbia e dalla mancanza di difese che passate le prime ore perse si rilassa, mormora che bisogna far buon viso a cattivo gioco e si abbandona alle confidenze.
Durante uno di questi ritardi ormai abituali all'aeroporto di Madrid, vinta la voglia di fare del baccano inutile, decisi di schiacciare un sonnellino su una delle sue dure panche, disegnate da criminali della modernità.
Avevo appena chiuso gli occhi, quando una gomitata per nulla discreta me li fece riaprire.





"Un sorso?" chiese un uomo, di qualche anno più vecchio di me, offrendomi una fiaschetta rivestita di cuoio marrone.

Accettai.
Era un pezzo che non sentivo il sapore della caña, quel liquore proletario che non ha l'aroma dell'orujo né l'ardore della cachaça, ma che mi è sempre sembrato delizioso nei giorni piovosi di Montevideo.
Gli restituii la bottiglia e subito ci stringemmo la mano.


tratto da: Le rose di Atacama (di Luis Sepúlveda)
(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

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