martedì 19 dicembre 2017

OSSERVARE GLI ALTRI (rubrica)

Osservare gli altri è una delle cose che gli riescono meglio: isolare i dettagli che contano, estrarli dal flusso del generico e dell'insignificante. 
Non ha mai davvero cercato di sezionare questa capacità, ma se dovesse farlo direbbe che è una miscela di curiosità, fastidio, partecipazione, distanza, comprensione, insofferenza, simpatia, avversione, tutti sovrapposti nello spazio di un'occhiata. 
È questo che lo trascina in un istante oltre la superficie di un'espressione o di un gesto, dritto fino alle ragioni interiori. 
È da qui che è arrivato a scrivere, e non viceversa: quello che ha dovuto fare nel corso degli anni è stato imparare a tradurre in parole le sue osservazioni e intuizioni, ricomporle e articolarle in forma di personaggi e storie. 
Eppure ogni volta che scrive ha appunto la consapevolezza acuta di operare una traduzione, con una conseguente inevitabile perdita di complessità. 
Gli sembra sempre che la parte più interessante e sottile e contraddittoria resti fuori dalle sue descrizioni e dai suoi dialoghi, persa come adesso vanno perse le ragioni dei passeggeri che a ogni fermata scendono dal vagone e corrono via. 
Sa benissimo che per non perderla dovrebbe decidere di cambiare radicalmente la destinazione della sua energia vitale, riversarla nel suo lavoro molto più che nella sua esistenza fisica, invece di cercare di dividerla a metà. 



Non si ricorda chi abbia inventato per primo la massima "O vivi o scrivi", ma è un'idea che lo ha sempre riempito di orrore, gli sembra il più vile e inaccettabile dei baratti.


tratto da: Lei e lui (di Andrea De Carlo)

(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

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