domenica 16 agosto 2015

AD OGNI MODO, ERA DICEMBRE E TUTTO QUANTO... (rubrica)





Ad ogni modo, era dicembre e tutto quanto, e l’aria era fredda come i capezzoli di una strega, specie sulla cima di quel cretino d’un colle. Io addosso avevo soltanto il cappotto doubleface senza guanti né altro. 
La settimana prima, qualcuno era andato fino in camera mia a rubarmi il cappotto di cammello, coi guanti foderati di pelliccia in tasca e tutto quanto.
A Pencey c’erano un sacco di farabutti. 
Una quantità di ragazzi venivano da famiglie ricche sfondate, ma c’erano un sacco di farabutti lo stesso. Una scuola, più costa e più farabutti ci sono – senza scherzi. Ad ogni modo, io continuavo a starmene vicino a quel cannone scassato, guardando la partita e gelandomi il sedere.
Solo che alla partita badavo poco. Se me ne restavo lì era perché cercavo di provare il senso di una specie di addio. Voglio dire che ho lasciato scuole e posti senza nemmeno sapere che li stavo lasciando. 
È una cosa che odio. Che l’addio sia triste o brutto non me ne importa niente, ma quando lascio un posto mi piace saperlo, che lo sto lasciando. Se no, ti senti ancora peggio.
Mi andò bene. 
Tutt’a un tratto mi venne in mente una cosa che mi aiutò a capire che stavo proprio tagliando la corda.



tratto da: Il giovane Holden (J.D. Salinger)



(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

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