mercoledì 22 luglio 2015

STORIA DI UN LUNEDÌ

Storia di un lunedì.

Stasera sembravamo usciti da un romanzo rosa.
Forse lo eravamo anche.
Ho cucinato del riso in bianco e ti ho vista versarci sopra litri di salsa di soia, e mescolare. E poi hai gustato una frittatina. 
Ero compiaciuto nel vederti gustare il cibo. 
Quando ti faccio la corte sto sempre ben attento a non sbilanciarmi, sai, questioni di difese primordiali e altre paranoie simili.
Durante il caffè guardavi fissa la tv spenta, rifletteva la nostra immagine. Sfocata.
Poi hai detto "Devo andare". 
Si vedeva che non volevi. Che quel Devo pesava come un macigno. Ma capisco, mica puoi buttare tutto all'aria perché io cucino ottime frittate, o perché il riso è cotto al punto giusto. 
Capisco.
Per cui ti ho detto "Ehi, ciao, allora... ciao".
Due baci, le guance arrossate. 
E via. Ho sentito chiudere la porta.
Ho pensato solo che: è un peccato aver comprato a caro prezzo una blindata che una volta chiusa, da fuori non si può riaprire. 

Detto tra noi: è proprio una cosa brutta. Perché magari tu avresti cambiato idea, e probabilmente avresti cambiato umore, forse addirittura avresti deciso di buttare in mare tutto il bagaglio, e avresti riaperto la mia porta, e saresti tornata in soggiorno, e ci saremmo sposati di lunedì, che è un bel giorno per stare insieme. 
Perché il lunedì è famiglia, è il ritorno nella casa dove si abita; insomma, il lunedì non è cosa per gli amanti.  
È l'inizio della settimana, è l'inizio della storia d'amore, quella ufficiale, quella che sa di primo capitolo.






Luca Lama

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