sabato 11 luglio 2015

QUESTE IMMAGINI NON SONO DISTINTE (rubrica)

Queste immagini non sono distinte una dall’altra, articolate a formare una sequenza; si comprimono nello spazio di una frazione di secondo. Per effetto della compressione, o per renderla possibile, ogni immagine perde i propri contorni, si fonde con quelle che l’hanno preceduta e seguita.
 
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Devo dire che di solito sto abbastanza attento a come si spostano gli elementi fluidi di una situazione; a come si condensano poco alla volta fino a sbilanciarla e farla ribaltare, o rovesciare su un fianco, o precipitare verso il basso e aprirsi un percorso da sola. Non è che io stia seduto ad aspettare che qualcosa succeda e osservarla poi mentre succede; sto solo attento. E quando vedo che una situazione si inclina troppo cerco di saltare giù alla svelta, invece di mettermi a distribuire il peso per ribilanciare.
 
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Non so se vi è capitato di volare sopra Milano in un giorno d’inverno. C’è questa specie di enorme cupola grigia, appoggiata sulla coppa di pianura dov’è dilagata la città. È una cupola fatta dello stesso materiale che racchiude: ha uno spessore senza fine, formato da strati e strati di grigio così densi e fitti uno sopra l’altro da non lasciar trasparire niente di quello che c’è in fondo.
 

 
 
tratto da: Uccelli da gabbia e da voliera (Andrea De Carlo)
(dalla rubrica: Il giusto degli altri)

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