venerdì 12 giugno 2015

MICA LE HO BUTTATE

Mica le ho buttate giù d’istinto queste parole.  
No no, ci ho proprio ragionato sopra e mi son detta che il nostro armistizio si sarebbe rilevato utile. E invece poi non è accaduto nulla. Pace piatta. 
E io volevo la guerra, volevo continuare a combattere con te, senza arrendermi; combattere anche per te, per tutte quelle volte che uscivi dalla porta senza rispondere né entrare in battaglia.
Non ti ho mai rincorso. E stasera penso solo che avrei dovuto rincorrerti tutte quelle volte che ti allontanavi. 
Errore mio.
Intendiamoci, io sono per la pace, tutta la vita Peace&Love. Ma era quella apparente tranquillità che non mi andava più a genio, perché era una quiete disarmonica. Perché da quando abbiamo smesso di incontrarci, be’, la storia ha smesso di macinare chilometri. E quando ho capito che tu eri su un’altra strada, ho perso le staffe, e mi sono sentita smarrita, abbandonata da te.
E ho consumato discorsi su discorsi, per trovare il bandolo della matassa, per comprendere il tuo silenzio.
Soltanto dopo mesi ho capito. 
Mesi composti da mirabolanti precisazioni su questo e quello -dopo aver sezionato pronomi e aggettivi.

In questi casi si dice: “Poi, all’improvviso, un lampo”.
Ecco, ho avuto un lampo.
E il retrogusto è diventato riconoscibile, un sapore già sentito altre volte. Cacchio, potevo arrivarci anche senza esaminare ogni tuo gesto. Va be’, fa nulla.
È che sei stato una merda, semplicemente questo.
E io sono stata lì al tuo fianco, a dare acqua ai fiori che mi regalavi. E mentre innaffiavo mi sono resa conto che sei pessimo. Certo, farai anche cose belle e altruiste nella vita, accompagnerai le vecchiette da un lato all’altro della strada, magari sventerai rapine e diventerai ambasciatore ONU; ma tutto questo non muterà in nessun modo quanto perfido sei stato nei miei confronti.
Mica le ho buttate giù di corsa queste parole.
Così, se ti capita di leggerle, non potrai far a meno di pensare che sono state scritte per te.


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